Storia di ex, per alcuni, di miti eterni per la maggior parte degli amanti di quella sfera che rotola vorticosamente sull’erba. In tanti hanno marchiato a fuoco il cuoio di quest’ “attrezzo”, cercando di infodergli anima e creatività. Il primo della lista, che può definirsi altissimo artefice, è certo Diego Armando Maradona, portatore dei vessilli blaugrana prima ed eroe di una Napoli finalmente vincente poi. È il 1982 quando il ragazzo della periferia di Lanùs dall’immenso talento, approda in Europa alla corte del Barcellona dell’allora presidente Nunez. In Spagna Diego non si sente a suo agio, i sudamericani vengono visti con diffidenza dai locali, “sudaca” è il termine dispregiativo con cui sono appellati; in campo “El pelusa” mostra a sprazzi la sua arte, condizionato da molteplici infortuni, tra i quali famoso è l’intevento assassino in un match al Camp Nou di Goikoetxea , difensore dell’Athletic Bilbao, e da un’epatite virale, che lo costringe a restare fermo per più di tre mesi. Nei due anni a Barcellona (1982-1983), il “Pibe de oro” conquista Coppa di Spagna, Coppa della Liga e Supercoppa di Spagna, realizzando complessivamente 38 reti in 58 partite. Quell’estate del 1984 è decisiva per il suo destino e per quello di Napoli; una trattativa estenuante da parte dei dirigenti partenopei, Ferlaino e Juliano in primis, porterà il campione argentino in maglia azzurra. Sette anni magici all’ombra del Vesuvio: successi, rivalse sociali, affermazione internazionale; è stata scritta la storia, non su almanacchi, giornali o periodici ma nel cuore degli appassionati azzurri, che tramandano ancora oggi di generazione in generazione “La favola più bella”, dove il principe non ha occhi azzurri e capelli biondi, ma folti riccioli neri, carnagione scura ed un piede sinistro magico, dove sono stati riposti tutti i sogni e le speranze di un popolo, che non dimentica…
Maradona in quel di Barcellona:
Maradona all’ombra del Vesuvio:
A cura di Antonio Fusco
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