La finale di Primavera Tim Cup è stata sicuramente una bella esperienza, ha dato un volto mediatico di grande visibilità al lavoro compiuto dal settore giovanile, ma non può essere la “stella polare” a cui aggrapparsi per definire da incorniciare la stagione del vivaio azzurro. A prescindere dai risultati, è da incorniciare un cammino in cui si dimostra la capacità di gestire gli eventi, di salvaguardare un percorso di crescita, di raggiungere risultati più importanti di quelli a cui si aspirava.
La realtà è un’altra, il Napoli ha iniziato la stagione con alcune linee-guida sul suo operato: uno svincolo massivo di circa 72 elementi che ha mandato via da Napoli anche ragazzi che potevano dare ancora un contributo alla causa azzurra (in primis Franco, Marchitelli, Mileto e Guarino che hanno dimostrato le loro qualità con Spezia e Juve Stabia) e l’ideologia dell’inserimento sotto età dei giovani calciatori in quasi tutte le categorie. Rappresenta un’ottima scelta non usufruire dei classe ’93 che in un Paese calcisticamente più attento ai giovani sarebbero già nel mondo del pallone professionistico, ma l’inserimento sotto età deve essere una scelta strategica per i migliori talenti, non un’ideologia da sposare in toto come se fosse il verbo della nuova religione calcistica. In un percorso di crescita, c’è chi merita di bruciare le tappe e che chi, invece, può dare di più se si procede gradualmente, rispettando gli step da compiere in tutte le categorie.
I risultati nel calcio giovanile non sono una priorità, ma rappresentano un fattore di sintesi sul lavoro compiuto che merita sicuramente una riflessione. Il dato dello scorso weekend è emblematico: per il secondo anno consecutivo né la Primavera né gli Allievi Nazionali si qualificano alla final eight. Ci stanno scrivendo in tanti, riconoscendo la qualità del nostro lavoro d’informazione sul settore giovanile (per questo vi ringraziamo tutti, ndr) e chiedendoci le motivazioni di questo dato.
I fattori sono molteplici e partiamo proprio dalla Primavera, che considerando la finale di Tim Cup raggiunta ed il valore acquisito da molti singoli, pronti ad essere ceduti nel mercato estivo in B o Lega Pro, ha portato a termine sicuramente una stagione positiva, ma assolutamente non da incorniciare.
Partiamo dal terreno di gioco. Ad una squadra tecnica come quella di Saurini le pessime condizioni del “Bisceglia” di Aversa in alcune partite hanno dato molto fastidio, privilegiando le formazioni in trasferta, che attendevano il Napoli e cercavano di fargli male con le ripartenze; le sfide contro la Lazio ed il Lanciano in tal senso sono state molto significative. Nella scorsa stagione la Primavera realizzò un cammino inverso, con un grande girone di ritorno che consentì di rimontare molti punti e di qualificarsi ai play-off, dove perse contro il Palermo. Oltre all’arrivo di Novothny, fu anche la splendida cornice del “Ianniello” di Frattamaggiore a dare entusiasmo ai ragazzi allora diretti da Sormani. Era proprio impossibile tenersi stretti un impianto così nuovo ed all’avanguardia? Una domanda che vorremmo trovasse delle risposte, sempre con l’obiettivo di fare chiarezza.
Dal campo ai fattori tecnici e di gestione: pur apprezzando la mentalità molto pragmatica e l’organizzazione trasmessa da Saurini al suo gruppo, quando la Primavera ha comandato la classifica del girone C per 14 turni consecutivi, abbiamo più volte fatto notare che sarebbe stato opportuno migliorare la qualità del gioco, troppo dipendente da Roberto Insigne, e aumentare il minutaggio di tutti in modo oculato facendo riposare “a turno” qualche titolarissimo. Le scelte non sono cambiate ed il gruppo ha mostrato un calo nella tenuta atletica negli ultimi mesi. C’è un evento spartiacque nella stagione degli azzurrini: la prima grande delusione rappresentata dall’eliminazione contro il Genoa ai rigori alla Viareggio Cup. Nessun dramma, una sconfitta che ci può stare visto che sono state eliminate agli ottavi anche Inter e Juventus, formazioni che esprimono un livello d’investimenti molto più alto. Da quel maledetto 19 Febbraio, la squadra ha cominciato a non girare più come prima: in due mesi e mezzo sono arrivati solo due successi contro Vicenza e Juve Stabia. Marzo ed Aprile i mesi più disastrosi, dove la formazione di Saurini ha perso le prime due posizioni per l’accesso alla final eight ed ha mostrato una profonda involuzione nel gioco e nell’approccio alle gare. Due le motivazioni principali: il turn-over esasperato di Saurini a cavallo delle due sfide contro la Juventus, giocate abbastanza bene dagli azzurrini, e un calo di attenzione sul presente da parte del gruppo. Sono prevalsi i ragionamenti sul futuro, sui contratti da professionista, sulla prossima stagione, alcune tensioni interne non subito bloccate; nel calcio, quando una squadra non è pienamente dentro il suo impegno in campo, si rischia d’incorrere in alcune brutte figure, come i pareggi contro Lanciano e Ternana o la debacle contro il Chievo fino al 4-0.
Radosevic, investimento di 3 milioni di euro compiuto nel mercato di Gennaio e dirottato per volontà di Mazzarri alla Primavera, ha condiviso il calo della sua squadra per un errore di collocazione tattica; al mediano croato, posto davanti alla difesa, è stato chiesto un lavoro in fase d’impostazione che non è riuscito a reggere in molte partite.
Il nazionale croato spicca per dinamismo, intensità e personalità ma certamente non ha né il passo né le caratteristiche per sostituire il classe ’96 Palmiero al centro della mediana. L’auspicio è che sia una lezione per tutto l’ambiente, per i ragazzi che hanno bisogno di maturare proprio in virtù della carriera da professionisti e per coloro i quali non sono riusciti a gestire il crollo della Primavera che sognava il triplete ed, infatti, non ha mandato a Gennaio in prestito i suoi pezzi migliori, a cominciare da Roberto Insigne richiesto quotidianamente dal Lanciano.
Sugli Allievi Nazionali il discorso è diverso ma si può intrecciare a quello della Primavera. Da due stagioni il campionato Allievi è stato diviso tra le formazioni di Serie A e B e quelle di Lega Pro per accrescere la competitività del torneo che, infatti, risulta molto più interessante e con un livello qualitativo molto alto.
Il Napoli l’ha affrontato senza i suoi migliori ragazzi classe ’96, aggregati alla Primavera. Tutino e Palmiero sono stati molto impiegati ed hanno retto il passo del salto di categoria, ma gli altri non hanno superato la quota di cinquecento minuti disputati in tutto il campionato. Non sarebbe stato più opportuno che i vari Romano, Guardiglio e Gaetano avrebbero aiutato di più gli Allievi di Ciro Muro, giunti ad un passo dall’accesso ai play-off. Restano in corsa solo i Giovanissimi Nazionali, che il 12 Maggio disputeranno la gara d’andata dei sedicesimi di finale contro il Monza. Il cammino non è agevole, in caso di passaggio del turno ai quarti s’incontrerebbe la vincente di Palermo-Inter. Sui Giovanissimi di Nicola Liguori sono concentrate tutte le speranze per dare continuità al lavoro fatto in questa categoria, dove il Napoli è reduce da due finali consecutive perse contro Fiorentina ed Inter. Sono in programma anche tornei prestigiosi per gli Allievi Nazionali e per i Giovanissimi Fascia B, poi una volta terminati tutti gli impegni il Napoli ha bisogno di una seria programmazione. Le domande vanno fatte a De Laurentiis: il vivaio è importante per il Napoli di giovani che sogna? Se sì, sono necessarie strutture all’altezza, sul modello di quanto fatto a Catania con Torre del Grifo.
Ciro Troise
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