Gli hanno chiesto la salvezza: centrata con tre giornate d’anticipo. Poi gli hanno chiesto di valorizzare talenti: centrato pure questo. Perfidi più che mai, a Siena però pensano alla finale di Coppa Italia solo sfiorata e al record di punti in serie A non ancora battuto. Giuseppe Sannino, l’allenatore di Ottaviano, esibisce quel sorriso da gentleman e quell’immagine serena e rasserenante che sono i suoi tratti distintivi. «Quando tutti mi parlavano del San Paolo pensavo che mettere piede il 13 maggio a Fuorigrotta, all’ultima giornata, avrebbe significato solo una cosa: che il Siena aveva conquistato la permanenza in serie A. Altrimenti ovvio che mi avrebbero cacciato prima, il calcio è questo».
Invece domani giocherà per rovinare i piani del Napoli.
«Se gli azzurri non centreranno l’obiettivo Champions non sarà per colpa mia. Hanno avuto tante occasioni per mettere in cassaforte il terzo posto, ma non è ancora detta l’ultima parola. Nella vita ci vuole sempre ottimismo».
Cosa non ha funzionato?
«Io sono fatalista, un po’ come Mazzarri. In tante occasioni il Napoli non è stato particolarmente fortunato. Anche con il Bologna, domenica scorsa: nel primo tempo gli azzurri sono stati impressionanti per mole di gioco e qualità. Eppure non sono riusciti a segnare. Spesso basta fare la metà di quello che ho visto fare al Dall’Ara per vincere».
Era il match point per la Champions. Ora forse c’è solo l’obiettivo di evitare il preliminare di Europa League.
«Questo un campionato dove non mi sembra che ci sia mai stato un risultato scontato. Prendete la Juventus, campione d’Italia, e contate le volte che è stata costretta al pari da una formazione di seconda fascia. E comunque anche il quarto posto per il Napoli non sarebbe un dramma. In tre anni, Mazzarri è stato l’artefice di un ciclo fantastico».
Dunque, il Catania può battere l’Udinese?
«Perché no? In fondo tra siciliani e friulani i punti di differenza in classifica sono talmente pochi che danno la dimensione della forza di entrambi. Poi, se permettete, non è che noi al San Paolo vogliano recitare la parte dell’agnello sacrificale».
Sannino e Montella, due tecnici napoletani che hanno tra le mani il destino del Napoli.
«Il destino del Napoli ce l’ha in mano il suo allenatore, Mazzarri. Che sa bene che sia io che Montella giochiamo per vincere ogni volta che andiamo in campo. E lo faremo anche nell’ultima giornata di campionato».
Una volta si diceva che le motivazioni alla fine di una stagione facevano la differenza. Qualcosa è cambiato?
«Mi sorprende chi si sorprende per i risultati delle ultime giornate: in fondo non sono molto diversi da quelli di tutto il campionato. Il valore della serie A è molto livellato, per Milan e Juve non è mai stato facile neppure battere il Cesena o il Novara e le quattro-cinque squadre nel limbo hanno vinto e perso con chiunque…».
Chi è la sua favorita per il terzo posto?
«I punti di vantaggio mi fanno dire Udinese».
Come ci si sente nel ruolo di allenatore supercorteggiato
«Non mi sento un personaggio, io sono un lavoratore. Vengo dal campo. Istruttore è la parola che mi piace di più. C’è sempre qualcosa da imparare».
Andrà al Palermo?
«Non lo so. Ho un altro anno di contratto. Martedì mi vedo con Mezzaroma e decidiamo».
Consiglia Destro al Napoli?
«Destro farà una carriera importante. Ha qualità, però non basta. Ci vuole anche cattiveria, glielo ripeto ogni giorno, a ogni allenamento. Lui mi ascolta e sono soddisfatto. Andrà in una grande squadra, lo merita».
Per il dopo-Lavezzi, qual è l’uomo giusto per il Napoli?
«Spero per il Napoli che non debba preoccuparsi di sostituire l’argentino che è un calciatore importante».
Tra otto giorni c’è la finale di Coppa Italia.
«È una manifestazione che abbiamo onorato fino alla fine. La Juventus è la mia favorita. Ma in queste gare qui i pronostici non si azzeccano mai».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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