Una lunga ed inaspettata pausa ha preceduto l’ (ennesimo) anticipo di sabato sera. Ebbene sì, ancora di sera, ed ancora una capolista, la Lazio, così com’è stato nell’ultimo match al S. Paolo contro l’Udinese e come sarebbe stato se si fosse disputata la gara contro la Juventus due settimane orsono.
E quasi un anticipo della sfida tra Napoli e Lazio, “a carte mischiate” è stato il confronto amichevole, ma poi neanche troppo per come si è svolto, tra Italia e Uruguay martedì scorso. Cavani contro Maggio, ma al fianco del laziale Alvaro Gonzalez, con Gargano e Britos in tribuna a fare il tifo per la “Celeste” che in porta ha visto un (ex) veterano laziale: Fernando Muslera, oggi in forza al Galatasaray, che nel rivedere la “sua” Roma ha speso parole d’affetto per tutti, eccetto che per il vulcanico Lotito…
I biancocelesti si presentano a Fuorigrotta con un morale davvero alle stelle, con una squadra che arriva lanciatissima, forte del suo primato in classifica, seppur in condominio con l’Udinese a 21 punti. Dichiarano esplicitamente le “Aquile” di voler ottenere il risultato pieno a Napoli: “Verremo per i tre punti… ce la giocheremo fino alla fine…”, Diakité, Brocchi e lo stesso Mister Reja – è tutto un coro quasi all’unisono con un Cissé che si è lasciato alle spalle un bruttissimo infortunio, superandolo pienamente grazie al suo carattere di ferro e che vuol tornare a segnare proprio al S. Paolo.
Dunque propositi bellicosi a gogò, perché una cosa è certa: i laziali hanno ancora il dente avvelenato da quel 3 aprile e non ne fanno mistero: “L’anno scorso avete rubato la partita, il gol di Brocchi era regolare, stavolta vinciamo noi” – parole esplicite e tutt’altro che tenere, dette quasi a muso duro da Gonzalez al suo compagno nella “Celeste”, Edinson Cavani, a caldo dopo la sfida contro l’undici di Prandelli. A rincarare la dose, poi, ci pensa Brocchi che parla addirittura di “vendetta”. L’inossidabile 36enne proprio non riesce a mandar giù quella rocambolesca vittoria dei partenopei che infranse i sogni Champions dei romani. In dubbio, però, la sua presenza al S. Paolo, come non è non del tutto certo che ci sarà Biava, il quale dovrebbe essere affiancato a Diakitè nella linea di difesa. In panchina siederà Francelino Matuzalem, che, giovanissimo, indossò la maglia azzurra dal 1999 al 2001, mentre in rosa, ma neppure in panchina, un altro napoletano: Guglielmo Stendardo che ha militato invece nelle fila azzurre ancor prima, nello sfortunato 1997-98. Diserteranno, invece, sicuramente la sfida di sabato: Rocchi, vittima di un attacco febbrile, il brasiliano Dias, per lui ancora noie al muscolo gemello laterale della gamba destra, gli accertamenti diagnostici della giornata di ieri ne hanno quindi escluso la disponibilità, ed anche Miroslav Klose che non ce l’ha fatta a recuperare dalla contusione alla tibia destra. L’attaccante tedesco ha disputato un’ottima gara con la nazionale di Löw martedì sera, segnando anche una rete di testa e facendo così un nuovo “dispetto” al romanista Stekelenburg, portiere dell’Olanda.
Insomma ancora qualche problema da risolvere con l’undici da mandare in campo per Mister Reja, l’ex per eccellenza, il traghettatore del Napoli dalla C all’Intertoto. Nella partita dell’Olimpico un anno fa il trainer goriziano riuscì ad imbrigliare la manovra gli azzurri, castigandoli grazie ad uno Zarate sapientemente schierato. Già la scorsa primavera l’accoglienza per lui fu calorosissima e si prevede un bis. Nel bene e nel male il nome del tecnico friulano resta indelebilmente associato al Napoli e De Laurentiis continua a non escludere una sua presenza nella società partenopea in futuro. Con le sue scelte talvolta messe in discussione da tifosi e non, quello che non si può assolutamente discutere è la sua signorilità e bonarietà, accompagnate da riservatezza, ma anche da grande entusiasmo, una qualità che lo ha spinto a rimandare scelte dirigenziali e a preferire, a sessanta e più anni, ancora la panchina, le emozioni, il batticuore. Un entusiasmo che oggi gli fa dire da laziale: “Ce la giochiamo con tutti, senza timori reverenziali”, così come ieri diceva da “freschissimo” tecnico napoletano: “Guagliù, amma vencere!”.
A cura di Maria Villani
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