Come contro il Solna, il Napoli in versione sarda sonnecchia a lungo e aspetta il momento giusto per accendersi. Mazzarri fa di necessità virtù, propone una squadra brutta e cinica e sfrutta l’occasione per tre punti d’oro in una giornata in cui tutte le rivali più vicine stentano.
Una partita non facile quella contro il Cagliari, si era detto, sia per il valore dei rossoblù che per le assenze del Napoli. Gara molto tattica nel primo quarto d’ora, con i padroni di casa messi bene in campo, ordinati e aggressivi. Il Napoli ha aspettato e difeso, con grinta e qualche volta con affanno, contenendo le avanzate avversarie. Baricentro basso ma si sapeva: la scelta di Vargas in panchina significava inevitabilmente partita di attesa. Zuniga si è sacrificato nei raddoppi per dare una mano a Britos che, pur impeccabile, non ha la velocità come caratteristica. Il colombiano è riuscito qualche volta, poi, anche a ripartire ed ha saputo produrre, in realtà, le uniche folate offensive iniziali degli azzurri, laddove dall’altra parte Maggio latitava. Spettacolo però un po’ scadente, e di occasioni poche. La vera fiammata invece l’ha data Insigne, facendo tutto da solo e alla grande: il palo gli ha negato la gioia. Da quel momento il Napoli ha preso fiducia e iniziativa, ma si è scontrato con la sua stessa conformazione del giorno: senza una vera punta e con uno Dzemaili estremamente impreciso, non c’è stato verso di trovare la via del gol.
Non solo per la scarsa vena dello svizzero, Dzemaili avrebbe meritato una sostituzione più veloce, già ad inizio ripresa: i problemi del Napoli erano legati all’eccessiva folla nelle zone centrali e alla carenza di sbocchi davanti. Senza punti di riferimento per avanzare, risultava inevitabile rintanarsi nella propria metà campo. Tanto più che il Cagliari, trascinato da uno straordinario Nainggolan, ha cominciato il secondo tempo con maggiore convinzione, facendosi anche pericoloso. A questo punto è suonata la sveglia per Mazzarri: prima fuori, giustamente, Maggio per Mesto; poi finalmente Dzemaili, sostituito da Vargas. Appena entrato il cileno, si è spostato automaticamente l’asse trasferendo vistosamente il blocco azzurro di una ventina di metri più avanti e aprendo nuove soluzioni. Hamsik ha giovato del proprio stesso arretramento e goduto di maggiori corridoi per inserirsi, e in uno di questi, seppur fortuito, ha insaccato la rete decisiva. Infine, l’ingresso di Dossena ha definitivamente spedito Zuniga sulla linea difensiva, per garantire copertura da opporre ai veloci attaccanti sardi. E l’1-0 è andato in cassaforte.
Insomma, Mazzarri ha saputo operare bene in corsa sulla gara, attuando le manovre tattiche necessarie con il giusto tempismo. Ha scelto la strada della pazienza, finché non è diventata troppo rischiosa. E quando è arrivato il momento di dare una spinta per cambiare l’inerzia, è entrato Edu Vargas ed ha prodotto il risultato sperato quasi immediatamente, in una fase adatta anche a gestire il vantaggio fino alla fine. La rete di Hamsik, c’è da dire, ha sbloccato un momento di evidente impasse, in cui il Napoli faceva la solita fatica a costruire palla a terra e in verticale, sbagliando un numero impressionante di appoggi e lanci lunghi. Mazzarri non può certo correggere i piedi dei suoi, ma prima o poi dovrà escogitare qualcosa per recuperare sia la qualità che la velocità di gioco che la sua squadra sapeva produrre fino a qualche tempo fa. Se la forma attuale è questa, c’è da avere pazienza; e con squalificati e infortunati, c’era da adattarsi. Così, senza bel gioco e senza strafare, dopo la qualificazione europea in Svezia il Napoli ha ottenuto un’altra vittoria preziosa, guadagnando tre punti su Inter e Juve in attesa di tempi migliori.
A cura di Lorenzo Licciardi
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