Sommersa dal tifo ufficiale, la critica rischia di naufragare. E’ una valanga. Passi per il tifoso che cerca di darsi un atteggiamento, opponendosi o obiettando, ma un critico non può seguire il tifo.
Da quello che mi sono potuto rendere conto in certi confronti quasi all’americana ai quali ho presenziato in questi giorni i giocatori del Napoli, il loro allenatore con il suo personalissimo staff tecnico (team manager compreso) gradiscono il dirigente tifoso. Che incita. Che garantisce che comunque è andata bene. Di diversa natura è però il compito della critica che non va confusa con il cosiddetto “murmero”.
La critica, ad esempio, non può registrare la insistenza, dialetticamente comoda da parte di quelli di Libero, Il Giornale in particolare, nel sottolineare le magagne della cosiddetta scuola napoletana, eredi, oggi, di Gino Palumbo, Antonio Ghirelli e Guido Prestisimone. Se la stampa calcistica napoletana inizierà ad opporre argomenti su argomenti. E la polemica, così, non potrà mai volgere a favore dell’antagonista padano, nonostante i cori del Dall’Ara, durante Bologna – Napoli o quelli di Verona in Verona – Napoli.
Gli argomenti sono i tantissimi campioni del calcio nati nel Sud ma anche i tanti campioni meridionali (primari, avvocati, manager, imprenditori, tecnici specializzati, semplice manovalanza, intellettuali, comunicatori) che affollano il Nord, quello dell’Est e quello dell’Ovest.
Nel frattempo però bisognerebbe informare i nostri amici nordisti e Salvini in particolare che è sorta ed è ben viva e attenta, una scuola calcistica più avanzata, una scuola che potremmo chiamare sudista, dove per sudista è inteso appunto un respiro napoletano più ampio e decisamente comprendente tutte le regioni meridionali.
Questa scuola, a cui appartengono Gianluca Di Marzio, Michele Criscitiello, Massimo Corcione e Massimo De Luca, piuttosto che negare validità alle apprezzate e acquisite teorie nate negli anni 70 con Gianni Brera, il vero e storico precursore delle Idee Padane, si aggiunge ad essa, sostenendo un concetto che ci sembra opportuno e necessario e che la cosiddetta scuola napoletana ha colpevolmente trascurato: fino ad oggi abbiamo discusso di tattica e altro avendo consapevolezza di solo mezzo vivaio, quello settentrionale. Ai lumbard, ai padani, la scuola napoletana deve dire di no sapendo perché dice no. Le nostre compagini, zeppe di giocatori settentrionali e stranieri. Esprimono tutto fuorché le propensioni psicologiche e fisiche dei meridionali.
Il Meridione è stato capace, addirittura, di consentire che si dicesse che Napoli, il Sud, non avrebbe mai potuto produrre calciatori. La scuola napoletana o sudista ha superato largamente la precedente polemica, fine a se stessa.
In realtà essa deve portare argomenti nuovi, soprattutto uno: l’inserimento del vivaio meridionale nel più ampio discorso nazionale. Occorre collaborare e alimentare questo nuovo discorso: l’esplosione autentica di giocatori di calcio (e non solo quelli) irpini, napoletani, calabresi, siciliani in particolare e infine pugliesi. Il calcio del 2014 va costruito su questa nuova dimensione. Nel grande filone di difendere i propri interessi da parte del Settentrione va inserito il filone meridionale: non a caso ma per evidenti propensioni psicologiche, storiche ed economiche, certo prevedibili, il sud sembra volersi inserire nel discorso lì dove il discorso sembra smozzicato ed incerto. L’afflusso di nuove classi sociali verso il calcio agevola ed incoraggia questo naturale innervamento del vivaio.
Dalla Sicilia, dalla Calabria, dall’Irpinia, dalla provincia di Napoli vengono fuori attaccanti di piglio ben diverso, rispetto ai settentrionali. Valga per tutti Di Natale, nato calcisticamente tra Tavernanova e Castelcisterna ma maturato ad Empoli e poi sistematosi definitivamente ad Udine. Borriello, altro napoletano, ne è la riprova, e poi Berardi, campioncino cosentino del ’94 e Ciro Immobile.
Nel Sud, nel profondo sud in particolare nascono attaccanti veri dotati di maggiore coraggio ed estro e con questo volgiamo a Lorenzo Insigne ed a Ciro Immobile tutti i nostri affettuosi e meridionali Auguri. Il difensore, si guardino Criscito e D’Ambrosio. Sono segni chiarissimi di un rigoglio importantissimo, che chiama in ballo le responsabilità delle nostre maggiori società, vale a dire il Palermo, il Napoli, il Catania, la Reggina, il Bari, il Lecce. Queste società hanno il dovere sacrosanto di aumentare le presenze meridionali nelle proprie squadre anche per una incentivazione del programma sociale da tutti considerato.
A questo rilancio del meridione del calcio collaborino pure Bossi, Calderoli, Maroni e Salvini. A loro il meridione non toglie alcun merito. Ai giornalisti napoletani, specie quelli che affollano i talk show televisivi, propongo di battersi per l’inserimento nel filone sudista. Il calcio avanza e progredisce. Il Napoli “scetato” da Albiol agguanta il pari con il Chievo, andato in vantaggio con uno dei calciatori più napoletani che ci sia in circolazione, Gennaro Sardo. Il tifoso esteta lo osanna. Il sospetto del critico è però ovvio. Ecco il motivo che mi induce a ricordare a Benitez il Napoli dell’anno scorso. Capace di grandi risultati ma anche d’improvvisi afflosciamenti. Questa è necessaria meditazione, non astio o opposizione preconcetta. Il piacere di un modesto cronista meridionale, quale io sono, è collaborare per portare il Napoli allo scudetto.
Se, dunque, si dice questo è per prevenire e per porre gli accenti più giusti su determinate lacune. La corrente che non vuole infastidire Benitez sosteneva che tutto era andato bene con il Chievo. Quella critica sottolineava la necessità di ancorare il Napoli ad un gioco più pratico. Più pratico significa marcamenti più stretti: significa Dzemaili più contenuto e misurato, lo spirito di Inler, incoraggiato con gli inserimenti oltre che di Hamsik, di Callejon e Mertens. Non significa niente ma il campanello d’allarme bisogna suonarlo lo stesso. La bussola è nelle mani di Benitez.
Napoli crede nella sua squadra, questo mi sembra giusto dire. La squadra sappia rispondere. Le storie sul Napoli si assommano e si annullano tante ce ne sono e ne vengono raccontate. Auguriamo a Napoli il filotto che le manca: Lazio, Atalanta, Milan. E via così!!!!!!!!
Nando Troise
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