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Lo sciopero dei calciatori? Più lotta di potere che per i diritti

Povero mondo del pallone, si salvi chi può!

Non è andato in porto il confronto odierno tra la Lega Calcio e l’Aic. Infatti, il sindacato di categoria dei calciatori ha lasciato il tavolo ed ha proclamato lo sciopero per il prossimo 11 e 12 Dicembre, facendo saltare la sedicesima giornata di serie A, che per il Napoli prevede la trasferta di Marassi contro il Genoa. Il diverbio di oggi nasce da una storia lunga alcuni mesi, che aveva segnato come prima svolta lo sciopero annunciato per lo scorso 25 e 26 Settembre e poi ritirato.

Fece scalpore il discorso di Massimo Oddo, che dichiarava che i calciatori “non sono merce”, suscitando le giuste reazioni di chi gli ha ricordato che i top player della serie A rappresentano aziende che fatturano più del Prodotto Interno Lordo di alcuni Paesi sottosviluppati a livello economico. Il “barricadero” terzino del Milan, dopo il grido iniziale di protesta, si era mostrato disponibile al dialogo con la controparte, linea sconfessata dal suo sindacato. Infatti, dopo la riunione con Lotito e Beretta a cui Oddo aveva partecipato, erano state forti le parole di Campana: “Massimo rappresenta se stesso”. Il presidente dell’Aic, sindacalista dal 1968, esempio navigato di conservazione del potere, ha intuito la frattura creatasi tra “falchi” e “colombe” ed ha estromesso dal dibattito il calciatore rossonero. Da quel momento Campana, che in questi anni ha minacciato più volte l’astensione dal lavoro, è rientrato in pieno possesso della vicenda. E’ così evidente che dietro la protesta dei calciatori ci sia anche la volontà di Campana di conservare il potere, costruendo il consenso tra i suoi rappresentanti, che vedono nel suo agire la via per la difesa dei diritti. Dopo questo necessario preambolo, è giusto fare chiarezza sui punti che hanno determinato questo scontro tra i due soggetti:

 

1.  Contratto: Per la Lega deve essre flessibile, con i soldi in gran parte legati ai risultati, l’Aic accetta la parte variabile solo per il 50%

2.   Esclusiva: Per la Lega il calciatore deve fare soltanto il calciatore, per l’Aic deve restare libero di decidere cosa fare fuori l’orario di lavoro

3.   Comportamento: La Lega chiede codici ferrei di condotta ed etica anche fuori dal campo, l’Aic è per mantenere libertà assoluta nel tempo libero

4.   Cure: Le società chiedono che dipendano esclusivamente da specialisti di fiducia del club, i giocatori vogliono restare liberi di scelta facendo pagare ai club

5.   Sanzioni: Automatiche per i club in caso di mancanze classiche, l’Aic vuole restino di volta in volta decise dal collegio arbitrale

6.   Arbitri: La Lega vuole riformare il collegio arbitrale con un presidente esterno al calcio, l’Aic insiste per non toccarlo, con presidente sorteggiato tra quelli designati da Lega ed Aic

7.   Preparazione: Per la Lega il tecnico deve avere la possibilità di decidere di far allenare anche in più gruppi, l’Aic è per mantenere il gruppo unico

8.    Cessioni: La Lega chiede che un giocatore non possa rifiutare il trasferimento ad un club di stessa qualità e con soldi garantiti. Se rifiuta, risoluzione del contratto ma pagamento del 50% dell’emolumento e libertà di firmare con chi vuole. Per l’Aic ciò comporterebbe una reintroduzione del vincolo.

 

Il presidente dell’Aic nelle ultime settimane era chiaro: “Sui primi sei punti siamo disposti a trattare, ma sui fuorirosa e sui trasferimenti siamo intransigenti”. Infatti, oggi Campana non ha voluto sapere ragioni e sulla richiesta della Lega di dare ai tecnici la libertà di far allenare a parte i calciatori che non rientrano nei loro piani ha lasciato l’incontro, proclamando lo sciopero per l’11 ed il 12 Dicembre. E’ già partita la comunicazione per i capitani, sembra che questa volta si voglia fare sul serio, dopo le innumerevoli situazioni in cui sono state annullate le proteste. I calciatori sotto la guida di Campana, infatti, si sono astenuti dal lavoro una sola volta: il 16 e il 17 marzo 1996, quando si rifiutarono di scendere in campo per protestare contro la mancata soluzione di una serie di questioni: il Fondo di Garanzia, la modifica della Legge 91, il rinnovo dell’Accordo Collettivo, la previdenza, i parametri dopo l’entrata in vigore della Legge Bosman, la ristrutturazione dei campionati, le situazioni di morosità, le aggressioni ai calciatori e la richiesta del diritto di elettorato attivo e passivo. Le proposte della Lega su trasferimenti e allenamenti effettivamente sono inapplicabili e soprattutto in Lega Pro potrebbero produrre gravi danni. Infatti, basterebbe un conflitto di un calciatore con la società e con l’allenatore per subire lo smacco a livello tecnico e psicologico dell’allenamento a parte, lontano dal gruppo.

La richiesta sulle cessioni va in contraddizione con la legge Bosman e l’introduzione dello svincolo, quindi tutto l’impianto normativo degli ultimi vent’anni. Le società anche sono a conoscenza che quest’idea può essere solo una provocazione lontana dalla realtà. Infatti, anche nella Lega Calcio c’è un conflitto tra “falchi”, come Lotito e Zamparini, e “colombe”, come Galliani, Agnelli ed altri. L’unica via per evitare lo stop di metà Dicembre sarebbe un dietrofront della Lega, che dovrebbe rinunciare ai due punti discussi. In tutte queste lotte di potere, che hanno determinato la decisione dell’Aic, ci rimette il calcio italiano, che perde un’altra occasione per discutere dei suoi effettivi problemi, come il futuro di serie B, Lega Pro e campionati dilettantistici, vittima della sperequazione tra i grandi club ed il resto del movimento, di cui hanno giovato soprattutto i calciatori della massima serie. Bisogna innanzitutto rivedere la legge 91, che ha reso i calciatori dei lavoratori salariati, degli “operai milionari”. Bisogna renderli dei liberi professionisti, spostando la tassazione dalle società a loro, con ferrei controlli contro l’evasione fiscale. I club di Lega Pro non possono sostenere la pressione fiscale senza i ricavi della serie A per diritti tv e sponsor, perciò assistiamo ogni anno alla “morte” di tante gloriose realtà. 

La Lega faccia un passo indietro e si interroghi sullo stato del movimento calcistico, l’Aic, però, esca fuori dagli aspetti contrattuali e si assuma la responsabilità di una visione generale, che purtroppo manca a tutti i soggetti in campo. Povero mondo del pallone, si salvi chi può!

 

Ciro Troise

 

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