Il Napoli va in finale di Coppa Italia e lo Stato va in crisi. Secondo indiscrezioni, gli organi deputati dell’ordine pubblico, se proprio il Napoli doveva esserci, speravano in una finale contro il Milan. La tifoseria rossonera è maggiormente controllata dalla società di Via Turati e può essere più facilmente monitorata da chi si occupa di ordine pubblico rispetto a quella juventina. Juventus-Napoli, finale di Coppa Italia in programma il 20 Maggio, è già una polveriera sotto tutti gli aspetti.
Il ritorno degli ultras nella Capitale, la fortissima rivalità con la Juventus ed i suoi supporters, il numero limitato di posti (73261 ne prevede l’Olimpico) rispetto all’altissima richiesta di biglietti (solamente i possessori di tessera del tifoso, tra napoletani e juventini, ammontano a circa 150000); tutto ciò ha messo in crisi l’organizzazione della finale di Coppa Italia, che dalla scorsa stagione si disputa in una gara unica a Roma di domenica sera. Ha introdotto la nuova formula Inter-Palermo 3-1 il 29 Maggio 2011.
De Laurentiis ha colto il caos esistente ed ha lanciato la sua provocazione: perché proprio a Roma? Si può giocare anche a Milano, Parigi o Londra. I rappresentanti istituzionali sono rimasti sconcertati da tale proposta ed il presidente del Coni Petrucci ha commentato così a margine della riunione di Lega: ‘Non si capisce perche’ bisogna discutere su tutto, anche su dove debba disputarsi la finale di Coppa Italia. Mi auguro che ci sia un passo indietro da parte di chi ha cervello, tutte le Leghe rispettano le regole, mentre alcuni presidenti della Lega di A non lo fanno. Tutto lo sport vuole e rispetta le regole, mentre una piccola parte, singole unita’, ritengono che con i soldi si possa ottenere tutto’. Una risposta chiara, che non lascia mezze misure, prevedibile vedendo anche l’atteggiamento della Juventus, molto fredda nell’accogliere le idee del presidente del Napoli. L’intervento di Petrucci coglie l’asse della questione, chiarisce che le provocazioni di De Laurentiis non sono rivolte specificatamente alla finale di Coppa Italia, ma al suo pensiero sul calcio, alle sue concezioni ideologiche sul fare impresa. “Decidiamo io ed Agnelli dove giocare” è la parte più esplicita del suo intervento, rimanda ad un calcio dove a comandare siano i presidenti, le imprese, non le istituzioni. Il “libero mercato” è il suo totem, non va d’accordo con nessun “politico” del calcio, che sia Platini, Blatter, Beretta o Petrucci. Alcune sue stoccate all’immobilismo ed al vecchiume del mondo del pallone sono sacrosante, ma bisogna inquadrare i propri interventi nell’ottica dei limiti della realtà, essere consapevoli che il proprio business funziona in un circuito di regole che si possono cambiare ma finchè esistono bisogna rispettarle.
Tornando al problema della Coppa Italia, le soluzioni che sembrano emergere sono: limitazione della vendita dei biglietti ai possessori della Tessera del Tifoso (è questo l’orientamento del Casms) e procedure on-line attraverso il circuito Lottomatica per l’acquisto, poi tutto sarà affidato all’organizzazione di un piano per la sicurezza e l’ordine pubblico. Questi provvedimenti rappresentano una strada che le istituzioni decidono di intraprendere ma non sono la panacea dei problemi. Resta la difficoltà di far accettare al tifo organizzato, soprattutto a quello partenopeo radicalmente contrario alla Tessera del Tifoso, di rinunciare ad assistere dal vivo alla finale di un trofeo, appuntamento che al Napoli manca da 15 anni: 15 Maggio 1997, finale di Coppa Italia disputata con gare di andata e ritorno e persa contro il Vicenza.
Domenica la Curva B ha espresso il suo pensiero tramite uno striscione: “Contro ogni limitazione dura contestazione. Tutti a Roma”. Intanto apprendiamo che in Lega si sentono discutere animatamente Lotito, De Laurentiis e Cellino e che tutto viene rinviato al 2 Aprile. Petrucci passa al contrattacco: “Stiamo valutando la possibilità di non concedere lo stadio Olimpico per la finale di Coppa Italia – ha detto all’agenzia Ansa il numero uno dello sport italiano -. Non abbiamo ancora avuto nessuna conferma dalla Lega. E in questa situazione non avendo ricevuto comunicazioni ufficiali, stiamo pensando noi di non dare l’Olimpico per la sfida tra Juventus e Napoli del 20 maggio. Tutto questo scaturisce dalle troppe polemiche di questi giorni”.
Il patron del Napoli non molla, sostiene l’ipotesi San Siro, che ha circa 9000 posti in più. A Milano non ci sarebbe il problema dell’ostilità con le tifoserie organizzate locali, molto meno agguerrite rispetto a quelle romane e anche dal punto di vista dell’ordine pubblico una città più agevole da controllare rispetto alla Capitale. Le parole di Petrucci bocciano ogni soluzione diversa da Roma e quindi è probabile che a De Laurentiis sarà lasciato solo di inveire contro il Palazzo. Il patron del Napoli comunque da qualche settimana è diventato vicepresidente di Lega e potrà continuare la sua battaglia per cambiare il sistema calcio con qualche possibilità in più di portare dei risultati a casa. Intanto De Laurentiis sogna già Pechino; se il Napoli entrasse nel cuore dei cinesi allo stesso livello in cui il porto della città è diventato un affare sull’asse Italia-Cina con la fortuna delle mafie, allora il club del patron della Filmauro potrebbe candidarsi al ruolo di top team mondiale.
Giustissime le speranze del presidente, ma al discorso della “moneta”, seppur fondamentale, va aggiunto quello del rispetto verso tifosi che sognano un trofeo che manca in bacheca dal 1990: Supercoppa Italiana, 5-1 proprio alla Juventus. Il calcio è un’impresa, ma è fatto anche d’amore, basta ricordarsi Napoli-Cittadella al San Paolo. Presidente, questi concetti non li dimentichi mai!
Fonte: Ciro Troise per il “Corriere del Pallone”
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