Correva il campionato 2000/01, il Napoli, che aveva appena inaugurato l’era Corbelli, si apprestava al ritorno in A dopo due stagioni di purgatorio. Grandi erano le aspettative. Una rosa che sulla carta avrebbe potuto puntare a stupire, con giocatori di livello come Amoruso, Matuzalem, Pecchia, e sulla panchina un certo Zeman che già faceva sognare i tifosi. Pronti via e si gioca “La Partita”, quella che tutti i napoletani aspettano, quella per cui si fa un bel cerchio sul calendario e guai ad essere disturbati proprio quel giorno. La Partita, l’unica che conti più di uno Scudetto o di una coppa. Stiamo parlando della sfida contro la Juve. Rivalità forte, fortissima, che affonda le sue radici nella storia. Una sorta di derby mascherato, visto anche il grande successo di tifo che il club torinese riesce ad avere soprattutto nella provincia campana.
Come detto pronti via, ritorno in A, e subito big match, il 30 settembre 2000. Le premesse sono buone, il Napoli regge bene il campo, e disputa un primo tempo tutt’altro che remissivo di fronte ad un avversario superquotato. Gli azzurri chiudono la prima frazione addirittura in vantaggio: al 41’ segna Roberto Stellone. Nella ripresa però gli azzurri crollano, sotto i colpi di Kovacevic e Del Piero. 2-1 per la Juve e prima sconfitta di una stagione sfortunata, che sancirà l’immediato ritorno in B per gli azzurri.
Tempi lontani, quelli prima del fallimento. Adesso, con gli azzurri che da anni stazionano stabilmente nelle prime posizioni sembra quasi che quella sia un’altra storia, un altro club, lontano nel tempo e nei ricordi. Sono passati 14 anni, non molti, ma nemmeno pochi. 14 anni in cui il Napoli ha visto il fallimento, l’inferno della C, e la vertiginosa risalita. 14 anni in cui la Juve non è mai più riuscita a violare il San Paolo. Già, perché quel 1-2 del 30 settembre 2000 resta tutt’ora l’ultimo successo dei bianconeri a Napoli. Nell’era De Laurentiis infatti gli azzurri sono sempre usciti indenni dal proprio stadio.
È vero, almeno fino al 2006 non ci furono più scontri tra le due squadre. La Juve viveva un periodo di eccezionali successi, mentre il Napoli si avviava verso il fallimento. A cambiare le cose ci pensò Calciopoli. Il più grande scandalo della storia calcistica italiana distrusse le basi del sistema che Luciano Moggi aveva messo in piedi per favorire il club bianconero. La proprietà bianconera si affrettò a salvare il salvabile, riuscendo ad evitare la Serie C, e finendo solamente in cadetteria con diversi punti di penalizzazione (che un successivo sconto dimezzerà). Il periodo è lo stesso in cui il Napoli è appena salito dalla C. Risultato? Una delle più belle Serie B della storia. La corazzata Juve, seguita da Napoli, Genoa, Brescia e Piacenza. Tutte per tre posti, una sorta di Serie A2. Ma per i napoletani è subito l’occasione per provare a battere il nemico storico. Un piccolo assaggio si ha già in Coppa Italia. È ancora agosto, ma il Napoli riesce nell’impresa di battere la Juve in un match che sarà ricordato. 2-2 ai tempi regolamentari, 3-3 ai supplementari (con tanto di gol in rovesciata di Cannavaro). Ai rigori vince il Napoli, ed è subito gran festa. Pochi mesi dopo tutto pronto per il replay di campionato. Del Piero porta in vantaggio i suoi, ma a far esplodere il San Paolo è Mariano Bogliacino: 1-1 il finale.
Entrambe ottengono la promozione. L’anno successivo si gioca in Serie A. Ed è subito vittoria del Napoli: 3-1 condito da mille polemiche, a causa di due calci di rigore assegnati agli azzurri per falli su Lavezzi e Zalayeta. Anno nuovo e identico epilogo. Stavolta è 2-1, e il San Paolo si dimostra sempre più fortino inespugnabile. Cambiano gli allenatori, ma il risultato è sempre lo stesso: al San Paolo non si passa. I bianconeri, nonostante campagne acquisti faraoniche vivono un momento di flessione, ed ecco che il Napoli, appena passato sotto la giuda di Mazzarri, compie anche il sorpasso in classifica. Due anni in cui gli azzurri finiscono davanti ai bianconeri. E c’è il tempo, oltre ad un 3-1 e un 3-0 nel segno di Cavani, anche di andare a fare il colpaccio a Torino. Un blitz nel vecchio Olimpico, 3-2 in rimonta per la gioia dei napoletani.
Dopo l’ennesima stagione disastrosa, la Juve decide di giocarsi la carta Conte, oltre alla solita campagna acquisti di altissimo profilo. I risultati questa volta però si vedono. Al San Paolo il Napoli passa in vantaggio per 3-1, salvo poi farsi rimontare (in modo anche un po’ rocambolesco) fino al 3-3. Siamo agli albori della Juve dei record. Ma se la corazzata bianconera riesce a fare terra bruciata un po’ dappertutto, non accade lo stesso al San Paolo. Anche l’anno successivo infatti la Juve non va oltre il pari: 1-1, stavolta però facendosi rimontare l’iniziale vantaggio.
Il San Paolo dunque resiste. L’armata di Conte, costruita a suon di milioni, è stata capace di vincere praticamente ovunque, ma non nel fortino di Fuorigrotta. Certo, anche il Napoli, nell’ultimo biennio, ha dovuto accontentarsi di due pareggi, ma quantomeno ha mantenuto l’imbattibilità del suo stadio. Adesso la squadra di Rafa Benitez cerca una vittoria per l’onore, ma anche per la classifica, mentre la Juve vuole a tutti i costi il record del 100 punti. La gara d’andata, indirizzata fin da subito dal gol in fuorigioco di Llorente, ha visto la Juve trionfare. Napoli-Juve però, al di là di classifica e obiettivi, al di là di milioni e di record, è semplicemente Napoli-Juve. Non una partita, ma La Partita. Il San Paolo lo urla, le statistiche lo dimostrano. Juve, a Fuorigrotta non si passa!
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