Il punto di partenza è positivo. Il Napoli a Luglio ha salutato due uomini-cardine dei risultati compiuti negli ultimi quattro anni: l’allenatore Walter Mazzarri e il centravanti Edinson Cavani, autore di ben 104 gol, il 40% dei gol realizzati, citando una statistica esposta da Rafa Benitez nella conferenza stampa dopo Bologna-Napoli. Il rischio di scivolare e di non riuscire a rilanciare il proprio progetto tecnico dopo due addii così importanti era concreto. A distanza di circa cinque mesi, si può affermare che il Napoli è più solido di prima. Può contare su un grande allenatore, di spessore ed esperienza internazionale, un equilibrio più virtuoso sul mercato vista la maggiore sintonia con il presidente, il ds Bigon e l’area scouting e soprattutto una salute finanziaria sempre più rilevante.
I progetti, però, hanno bisogno di crescere velocemente, considerando che c’è anche la concorrenza che non si ferma più. Il rischio di non saper affrontare la svolta estiva è stato superato ma c’è un elemento in comune tra le gestioni precedenti e quella attuale: la rosa incompleta, la sensazione di costruire un palazzo dimenticandosi sempre di qualche pilastro per difenderlo dai primi scivoloni di varia natura. “Mancano sempre cinque centesimi per fare un euro”, è la metafora di Diego Armando Maradona, la descrizione più appropriata del club di De Laurentiis.
Mentre da più parti volavano parole di elogio al mercato del Napoli e gli addetti ai lavori si entusiasmavano legittimamente per i rinforzi provenienti dal Real Madrid, questo portale ha sottolineato che ancora una volta il 2 Settembre ci si presentava ai nastri di partenza con una rosa non adeguata a tutte le competizioni che dovevano affrontare gli azzurri. Considerando gli infortuni di Hamsik, Behrami, Mesto e Zuniga, oltre a quelli di Reina e Higuain, Benitez può vantare un ottimo bilancio: 43 punti in campionato, 12 in Champions e il turno superato in Coppa Italia.
C’è l’amaro in bocca per la sfortunata eliminazione dalla Champions e per il divario da Juventus e Roma. Bianconeri e giallorossi stanno facendo un campionato straordinario ma gli attenti osservatori dovevano prevederlo considerando la crescita dell’organico di Conte che ha il vantaggio (è l’unico tra le big della Serie A) di lavorare con un gruppo che conosce da tre anni e la campagna acquisti di un grande direttore sportivo come Walter Sabatini.
Il presidente e la dirigenza dovevano pensarci quando leggevano degli acquisti di Strootman, Tevez, Benatia, Llorente e notavano la differenza tra il livello delle panchine di queste squadre e quella del Napoli, argomento affrontato da Benitez qualche settimana fa in conferenza stampa.
Al Napoli mancava un giocatore per reparto: un difensore considerando la situazione precaria di Paolo Cannavaro e i dubbi su Fernandez, il quarto centrocampista visto che Radosevic non faceva la differenza neanche in Primavera ed un attaccante di manovra che potesse far rifiatare ad Higuain, mandando Zapata a trovare continuità altrove.
Il ragionamento è complesso e non si può semplificare, le questioni sono tante ed intrecciate. Convincere i giocatori a venire a Napoli non è facile, purtroppo la nostra meravigliosa terra sconta luoghi comuni e arretratezze reali e il calcio non è un mondo esente da certe situazioni. Sono poi tanti i paletti e le difficoltà della struttura societaria di De Laurentiis: diritti d’immagine, ristrettezze sul monte ingaggi e il compromesso da trovare tra le varie anime che lavorano al mercato degli azzurri.
Juventus e Roma volano e non ci si può difendere dietro al fatturato e all’assenza delle coppe per la formazione di Garcia. Il presidente innanzitutto acceleri sui suoi progetti per la riqualificazione dello stadio, l’anima più misera del suo bilancio sul fronte ricavi.
C’è poi un tweet di luglio che parlava di 124,5 milioni di euro da investire, non solo per il mercato ma anche per stadio e centro sportivo. I cronisti ricordano tutto e devono sottolineare che quella promessa finora non è stata mantenuta. C’è stata poi anche quella di novembre quando in occasione di un incontro sullo stadio dichiarò di voler spendere 50 milioni di euro sul mercato di riparazione.
Piuttosto che “difendere l’infendibile”, sarebbe più giusto dire che la Juventus e la Roma hanno organici più completi e che meritano di stare davanti agli azzurri.
Il ragionamento sul fatturato è debole e potrebbe essere anche un boomerang guardando al progetto Fiorentina. I viola sono l’unica realtà oltre al Napoli a non fare ricorso alle banche e hanno presentato nell’esercizio del bilancio dei ricavi nettamente inferiori agli azzurri: 73 milioni contro i 120 della società di De Laurentiis. Un divario che dovrebbe prevedere un distacco in classifica superiore ai soli tre punti su una squadra vittima di gravi infortuni e che ha anche l’impegno dell’Europa League disputata con grande impegno. Nel calcio vincono competenza e tempestività nelle scelte, si tratta di uno dei pochi mondi dove la forza economica può essere soppiantata dalla capacità di applicare idee vincenti, i dogmi degli economisti su fatturato e monte ingaggi nel mondo del pallone sono certezze scalfite dalla sana imprevedibilità dello sport.
Gli azzurri esprimono il calcio più bello della Serie A ma hanno palesato anche dei vistosi cali in alcune partite. Il crollo di Bologna nel primo tempo e nel finale non è diverso da quelli visti contro Sassuolo, Parma ed Udinese. Sono cali di concentrazione di una squadra non ancora pronta a trovare le contromisure giuste in ogni situazione. Jorginho è un buon acquisto ma certamente non basta a dare al Napoli la tranquillità per reggere la competizione sui tre fronti, la più bella vittoria dell’era Benitez, un livello mai raggiunto durante l’era Mazzarri.
Serve ancora un giocatore per reparto considerando anche la situazione dell’infermeria ancora molto piena in casa Napoli. Hamsik è stato recuperato e deve essere rimesso al centro del progetto tattico, il valore del suo lavoro di raccordo tra centrocampo ed attacco è fondamentale considerando anche le difficoltà atletiche di Pandev soprattutto nei mesi invernali. Per Behrami, Zuniga e Mesto serve ancora tempo. Lo svizzero, di cui si è sentita la mancanza a Bologna, vista la libertà concessa da Dzemaili a Diamanti, sta svolgendo le terapie per il recupero dalla distrazione all’alluce, in settimana tornerà a Barcellona per un consulto. Se sarà confermato che non dovrà operarsi, basterà un po’ di riposo prima del ritorno in campo che potrebbe essere ipotizzato per metà febbraio. Zuniga si allena a parte ed è ancora alle prese con le terapie, quando le avrà terminate potrà essere gradualmente portato al ritorno in campo, anche per il colombiano bisognerà aspettare febbraio. Mesto sta accelerando i tempi, sta facendo tutto tranne il lavoro di campo e il suo rientro potrebbe arrivare tra marzo ed aprile.
Gli infortuni rendono ancora più necessari i rinforzi. A centrocampo il Napoli ha avviato molte trattative, incassando molti rifiuti: da quello di Aulas per Gonalons a quello di Banega che non ha voluto trattare la cessione dei diritti d’immagine. Jorginho è arrivato ma non basta, la trattativa Capoue è complicata mentre M’Vila potrebbe andare in porto con Ralf del Corinthians tenuto in stand-by. Benitez aspetta con la consapevolezza che Jorginho non basta, Rafa ha visto nella mediana la crepa più ampia di un organico che lo sta costringendo a non poter eseguire completamente la sua filosofia nelle rotazioni.
Il countdown è iniziato, mancano undici giorni per capire la forza del progetto Napoli. Sarà capace di completare l’opera e di continuare la stagione senza rimpianti per qualche pedina in più che poteva essere utile?
Ciro Troise
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