Ecco da poco iniziato il 2011, si sente il rumore assordante della voglia di riscatto da ogni parte del capoluogo campano.
Sembra ancora una volta che debba essere il Calcio Napoli la locomotiva che traina con forza l’uscita da un’emergenza quasi costitutiva.
Siamo lontani dagli anni ‘80 di Massimo e di Diego, come quelli del teatro d’oro del vecchio Eduardo. La Napoli antica come quella moderna vacilla in un moto perpetuo di gioia e dolore. Come tutti sanno ultimamente, è il nero odore del male ad essere protagonista in ogni angolo della nostra metropoli. Vorrei sforzarmi di non essere epico, immaginate per un attimo una imbarcazione che naviga in un fiume nella direzione opposta a quella della corrente dell’acqua. Bene, quella barca, figurativamente parlando, è a pieno titolo la società sportiva calcistica che rappresenta la nostra città ed è a mio avviso arrivato il momento di sottolineare il valore del suo capitano: Aurelio De Laurentiis.
Uomo da mille pregi e mille difetti: determinato, ossessivo, capace, combattivo, astuto, logorroico.
Un sessantenne giovane con la voglia di mettersi in gioco, una persona che non ha nascosto i suoi personali guadagni, che sta dimostrando giorno dopo giorno che se si agisce con rigore e senza paura il contesto napoletano può essere un bacino fertile della buona impresa.
Dal baratro all’Europa in pochi anni, dalla serie C al secondo posto in classifica a 2 giornate dalla fine del girone d’andata, seguendo una strada, tortuosa, allettante: la professionalità.
Insegnarla è un compito arduo soprattutto nel mezzogiorno. Bisogna innanzitutto acquisire fiducia, cambiare la mentalità di chi ti è vicino. De Laurentiis in 6 anni, senza timore, ha dimostrato che se al popolo napoletano doni una speranza, un cambiamento, la risposta che avrai è più che mai produttiva. Il Calcio Napoli è una delle squadre più seguite del mondo, è un team ambito da innumerevoli calciatori per il calore dei tifosi e per la fase ascendente che sta traversando, è una realtà economica floreale, dove gli utili superano le perdite, evento difficile nel calcio moderno. Con questo non voglio dire che il popolo partenopeo non ha da sempre seguito la propria squadra con calore, dal 1926 siamo una tifoseria che fa invidia al mondo, ma è indubbio che dalla gestione De Laurentiis in poi, non solo per i successi ma anche per il vento nuovo che ha portato il capitano della nostra nave, l’affetto ed il trasporto verso i nostri colori è aumentato.
Il clima d’armonia, il riscatto sono dunque targati dalla professionalità imposta dal presidente, dai valori che ha portato nella società, chiediamoci però, quali sono stati questi passi… quali sono stati gli step vincenti della marcia de laurentiana.
In primo luogo l’umiltà, appena è arrivato, non ha nascosto la sua lontananza dal sistema calcio, la sua incapacità nel capire i processi di uno sport così difficile, ha subito affidato tutto al direttore generale Pierpaolo Marino, uomo esperto, determinato, autoritario che ha saputo dare da zero il piglio giusto all’assetto societario. Durante gli anni però De Laurentiis non è fuggito in America per eseguire esclusivamente i suoi film, ma è stato vicino alla squadra cercando di capire, di infondere fiducia, di dimostrare attraverso fatti il suo attaccamento al progetto.
Quando ha iniziato ad acquisire le competenze in materia è declinato via via il rapporto con il direttore Marino ed è qui che è rientrata la seconda mossa vincente, una vera e propria lezione di professionalità: la scelta di nuovi esperti e la divisione dei compiti.
Mazzarri è stata una mossa formidabile, un allenatore straordinario, Bigon ha dimostrato tutta la sua bravura (vedi il colpo Cavani e gli affari in uscita), Fassone che arriva dalla Juventus ha delle eccellenti intuizioni in ambito Marketing e sta aprendo finalmente al mercato asiatico, il reparto scouting con Micheli e Mantovani è in costante crescita.
Ha saputo valorizzare le scelte buone dell’ ex D.G. Marino, vedi il dottor De Nicola, grandissimo responsabile dell’area medica, infatti i nostri giocatori sono i più sani e i meno infortunati di tutta la serie A.
Questo non vuol dire però, che è tutto perfetto: nel settore giovanile ci sono ancora tantissimi passi in avanti da effettuare, la gestione dell’informazione e delle interviste ai giocatori è ancora afflitta dal provincialismo della guerra contro la pressione mediatica e dal trascino della legittima battaglia contro i “soloni” o “sapientoni”.
Non ci troviamo assolutamente dinnanzi al massimo risultato che possiamo ottenere, ma almeno abbiamo una strada davanti, ancora difficile, da migliorare, ma ha delle basi chiare, dei sassi forti sui quali possiamo camminare. Se riuscissimo in altri ambiti a copiare il modello “De Laurentiis” ora non staremmo certo nell’Eden, ma è sicuro che tanto davanti ai nostri occhi sarebbe diverso.
Mario Carleo
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