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Giuseppe Giannini: “Gli azzurri spettacolari, ma a gennaio servono rinforzi”

"Zeman e Mazzarri? Entrambi i moduli sono validi"

Il rispetto non si compra con le presenze. Lo si guadagna con l’attaccamento alla maglia. «Quell’anno maledetto giocai solo quattro partite di campionato, lo feci con grande senso del dovere. Non mancai di rispetto ai tifosi e venni ripagato alla stessa maniera: è la sensazione più forte che mi è rimasta».
Quella stagione maledetta che racconta Giuseppe Giannini, il «Principe», è il ’97-’98 culminata con la vergogna del minimo di punti conquistati in A e l’inevitabile retrocessione. Non bastarono al Napoli quattro allenatori, un viavai di dirigenti e calciatori per evitare il crak: Giannini fu tra questi, lo volle Carlo Mazzone a tutti i costi ma dopo cinque partite «sor Carletto» per dignità andò via e altrettanto fece il «Principe» di Roma appena intuì che Galeone non lo riteneva adatto alle sue teorie calcistiche. «Lasciamo perdere, parliamo d’altro. Scommetto che mi cercate per Napoli-Roma, giusto?»
Giusto, entriamo subito in argomento.
«Partita spettacolare sulla carta, non so fino a che punto la Roma giocherà a viso aperto. Gli schiaffi che ha preso nel recente passato hanno lasciato il segno. Il Napoli, invece, vuol risalire in fretta. Chi andrà allo stadio difficilmente si lascerà prendere dagli sbadigli».
Da allenatore, faccia la radiografia ai suoi due colleghi e alla partita.
«Zeman è, passatemi il termine, più sbarazzino, forse anche spregiudicato. La fase offensiva è il dogma principale delle sue teorie. Mazzarri è più attento agli equilibri. Fino a quando la gara sarà sullo 0-0 immagino una Roma più guardinga e votata alle ripartenze. Se il Napoli trova per primo il gol, allora per gli azzurri la partita si metterà in discesa».
Condivide maggiormente le teorie di Zeman o quelle di Mazzarri?
«Ho cominciato a fare l’allenatore a Foggia, la patria di Zemanlandia e mi sono cimentato subito con il 4-3-3. Poi ho vinto anche adottando il 3-5-2, dunque riconosco che entrambi i moduli sono validi».
D’accordo, ma chi è più spettacolare?
«La Roma a prescindere dalla situazione di gioco, ha più fantasia. Il Napoli è spettacolare se indovina la giornata o va in vantaggio; se deve fare la gara contro avversari che si chiudono è abbastanza prevedibile».
Il Napoli ha iniziato alla grande prima di accusare colpi a vuoto, la Roma ha compiuto il percorso inverso: chi sta meglio?
«Sono sincero: non lo so. Da allenatore della Roma, avrei evitato la tournèe negli Stati Uniti. Il Napoli, invece, ha qualche problema psicologico: la penalizzazione in classifica e questo tira e molla sul futuro di Mazzarri non garantiscono serenità e spensieratezza nello spogliatoio».
Chi vincerà?
«Una delle due, escludo il pareggio perché la Roma o vince o perde».
Deluso da una delle due squadre ?
«Dalla Roma nella fase iniziale. Adesso si sta riprendendo perché Zeman comincia a farsi capire dai giocatori. Il Napoli oggi è un punto interrogativo, molto dipenderà dal mercato di gennaio. Urgono rinforzi, questo mi pare ovvio. La difesa non mi è mai piaciuta, adesso poi che ha perso anche Cannavaro…».
Quale giocatore toglierebbe alle due squadre ?
«Scontato dire Cavani nel Napoli. Allora faccio il nome di Insigne: stravedo per lui, è fortissimo, diventerà un grande. Nella Roma è sempre Totti che fa la differenza, senza le sue invenzioni il gioco diventa piatto».
Ma lei come valuta Cavani?.
«Non deve dimostrare più niente, è eccezionale. Oggi il numero uno del mondo è Messi, subito dopo l’argentino vengono il Matador e Ibrahimovic».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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