Due stagioni al Cagliari e sei al Napoli. Ma al cuor non si comanda ed è per questo che il tifo di Gennaro Iezzo pende tutto dalla parte azzurra. Portierone e protagonista in campo sino all’altro giorno, ora Iezzo i match del Napoli se li gode lontano dai clamori, nella tranquillità dalla sua casa.
E allora, Iezzo, non farà uno strappo neppure questa volta?
«No. La partita la guarderò in tv assieme ai miei ragazzi. Lo so, così non si vivono quelle emozioni che solo lo stadio sa trasmettere, ma ormai mi ci sono abituato. E poi c’è un’altra verità: è assai più comodo. Qui da noi andare allo stadio è impegnativo, una fatica enorme. Smesso di giocare, ho capito ed apprezzato ancora di più i tifosi per i loro sacrifici. Perché a Napoli andare allo stadio è un sacrificio».
Sta denunciando le condizioni pietose dello stadio?
«E’ così. Da calciatore del Napoli del San Paolo ho conosciuto solo le cose buone: il comodo arrivo in pullman, lo spogliatoio, il prato. Ai tifosi, invece, l’ho capito dopo, è riservato il peggio. Eppure il pubblico, finanziariamente e anche con la passione che ci mette, contribuisce in modo sostanziale alla crescita del club. Insomma, i tifosi, ma anche il Napoli, meriterebbero un palcoscenico migliore. Invece, siamo dietro anni luce rispetto ad altri stadi e altri Paesi».
Torniamo al match di venerdì. Del suo vecchio Cagliari chi c’è che gioca ancora?
«Daniele Conti, Pisano ed Agostini. Di tanto in tanto li sento. Loro, ormai, sono cagliaritani».
Più stretti, invece, i rapporti con gli azzurri?
«Non v’è dubbio. Con Grava soprattutto. A Gargano invio spesso sms, anche di sfottò. Poi c’è Lucarelli: ci siamo diplomati assieme al corso per allenatori sino alla serie D».
Numeri alla mano, il Napoli non dovrebbe aver problemi. Ma poiché nel calcio non è mai così, qual è il rischio dal quale il Napoli dovrà guardarsi venerdì?
«Il rischio maggiore sarà giocare contro il Cagliari e avere già la testa al Chelsea. Guai se fosse così. Mazzarri dovrà essere bravo a far capire a tutti che agli inglesi si dovrà pensare solo da sabato mattina».
Già. Ma che vuol dire: avere già la testa al Chelsea?
«Vuol dire pensare che è quella la partita alla quale non si deve mancare a tutti i costi. Cosicché contro il Cagliari, forse, chissà, qualcuno potrebbe decidere di rischiare poco. Perché allungare una gamba, un piede rischiando un infortunio se pochi giorni dopo c’è l’appuntamento con una partita assai importante?»
Potrebbe davvero capitare questo?
«Potrebbe. Ma non ai miei ex compagni. Li conosco bene. Loro, ne sono certo, sceglieranno la seconda opzione: fare due gol nella prima mezz’ora, chiudere subito il conto con il Cagliari».
Bisognerà parlarne con il duo Pocho-Matador.
«Sì. Quei due sono una garanzia. Lavezzi probabilmente sta vivendo il momento migliore da quando è in maglia azzurra. Lo trovo più maturo come uomo. Sono davvero felice per lui. E ovviamente anche per il Napoli che ha nel Pocho, in questo Pocho, un’arma in più in campionato e in Champions».
Campionato, Champions e c’è pure la coppa Italia. In percentuale, caro Iezzo, come divide le sue preferenze?
«Non ho dubbi: il 50 per cento va al campionato, ovvero al terzo posto. L’altro 50 lo divido in parti uguali tra coppa Italia e Champions».
Alla vigilia del viaggio a Londra sta dicendo ai suoi ex compagni di pensare soprattutto al campionato?
«Mettiamola così: dico loro di passare il turno in Champions, ma di avere poi come obiettivo principale il terzo posto. Perché lo vedo ancora possibile e, soprattutto, perché solo quel terzo posto può assicurare la partecipazione anche alla prossima Champions».
Che per lei è fondamentale.
«Per il Napoli dev’essere così. Partecipare per il secondo anno di seguito alla Champions, infatti, significherebbe continuare questo straordinario percorso di crescita della squadra e del club. Mancare quel terzo posto, invece, sarebbe uno un brutto stop. Sarebbe un passo indietro».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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