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ESCLUSIVA – Tascone: “Il Napoli ha una rosa completa e competitiva”

“Io che lanciai Ferrara, Bruscolotti e Ruotolo. Giovani? Risorsa fondamentale del calcio.

 

Il curriculum del personaggio di questa settimana è senz’altro considerevole: un passato a ottimi livelli da calciatore arrivando sino in serie B e una carriera da talent scout in giro per l’Italia sono un biglietto da visita importante. Se condito anche con una discreta carriera da allenatore e attualmente da presidente, le credenziali parlano da sole. Carmine Tascone è stato, dagli anni 70 in poi, il più rilevante operatore di calcio mercato sia a Napoli che in Campania ed uno dei più importanti in Italia. Lo abbiamo raggiunto e intervistato per svelare il personaggio in tutte le sue sfaccettature.

Innanzitutto ci spieghi come nasce la Damiano Promotion, società di cui è presidente.

La Società Sportiva Calcio Promotion (fu la sua prima denominazione federale, ndr) nasce, nel 1990, sull’onda di un significativo ed innovativo progetto sportivo. All’epoca, avevo un ufficio di consulenza calcistica nei pressi dell’aeroporto di Capodichino, dove si raccoglievano tanti operatori di calcio. Poi fui spinto da alcuni amici a fondare una società sportiva. Grazie al mio amico Pasquale Lisetto e con il mister Soraniello realizzammo il nostro progetto. Un progetto che da anni raccoglie innumerevoli risultati e soddisfazioni.

Quali sono state le soddisfazioni più grandi che ha ottenuto con la sua società?

L’aver vinto tantissimi campionati giovanili è una cosa che mi riempie d’orgoglio. Sono veramente tanti i titoli conquistati dalla Damiano Promotion. Elencarli sarebbe quasi impossibile, ma la vittoria dei Giovanissimi per due anni consecutivi, ‘99/’00 e ‘00/’01, è stato un record mai battuto fino ad ora. La cosa che ci contraddistingue più di tutti, però, è l’impegno per lo scouting giovanile. La nostra società ha il merito di annoverare tanti talenti, alcuni dei quali diventati grandi professionisti: Ciro Polito, Enzo Marruocco, Erminio Rullo, Caccavallo, Aureli, Volpe, i fratelli D’Ambrosio.

Quanto è importante, per lei, lavorare con i giovani?

Per me è importantissimo. Noi, operando in una parte d’Italia per niente facile, cerchiamo di togliere dalle strade i ragazzini che possono facilmente essere plagiati. Secondo il mio parere, i giovani possono insegnarti tanto, anche calcisticamente parlando. Da sempre ho cercato di trasmettere ai ragazzini le mie conoscenze calcistiche e non solo. Dall’alto della nostra esperienza di vita cerchiamo di far capire loro che la cosa più importante è la scuola, poi tutto il resto. Questo perché il calcio è una fabbrica di illusioni

Tralasciando questo contesto societario e passando ad un contesto personale, come mai circa 20 anni fa ha smesso di fare l’allenatore?

Per un brutto episodio di cui fui protagonista. Eravamo a fine stagione. Allenavo l’Afragolese ed il calendario prevedeva l’incontro con il Siracusa. Noi dovevamo salvarci, ma l’arbitro, in stretti rapporti con la società siciliana, favorì palesemente gli avversari. A fine gara scoppiò la mia ira. Così ebbi ben 3 anni di squalifica. Dopo quei 3 anni, cambiarono tante cose. Non mi riconoscevo più in quel ruolo.

Lei è stato anche alla guida dei viola del Casoria, squadra scomparsa da oltre 25 anni.

Certo! Conservo un bellissimo ricordo dell’esperienza casoriana. Purtroppo dopo alcune stagioni a buoni livelli, la società fallì senza lasciare traccia. Eppure a mio avviso c’erano tutti i presupposti per fare calcio a Casoria. A quel tempo, però, il sostegno del pubblico era relativo e forse fu questa la goccia che fece traboccare il vaso, insieme a tanti episodi che appartengono a questo sport, spesso caratterizzato dall’improponibile e dall’imponderabile.

Di tutti i talenti da lei scovati, ci può svelare di quali ne va particolarmente fiero?

Beh, sicuramente Ciro Ferrara che, insieme a Fabio Cannavaro, è l’orgoglio del calcio napoletano. Inoltre, anche Beppe Bruscolotti, bandiera del Napoli che fu, è stato lanciato dal sottoscritto, così come Nicola Grisani, Gennaro Ruotolo, i fratelli D’Ambrosio e, più recentemente, Franzese, Salese, Schiano, Piscopo, D’Alto; tutti giovani dalle ottime prospettive.

Il brutto e il bello del calcio

Quello attuale, è un calcio che non mi appartiene. Continuo a svolgere la mia attività, solo per sostenere la passione che mio figlio nutre per questo sport. Ma in Campania, purtroppo, c’è gente che si è avvicinata al calcio solo per un tornaconto personale, non per passione. Ci sono personaggi che si spacciano per direttori sportivi, pur non avendo mai seguito nessun tipo di corso a Coverciano. C’è un’incompetenza generale nella quale fanno da padrone dei “pallonari”. Il calcio è malato da tempo.

Un suo pensiero sul Napoli

Il Napoli è stato protagonista di un girone d’andata singolare. Ha il merito di avere in rosa uno dei migliori attaccanti di Serie A, Edinson Cavani. Ed ha, inoltre, un presidente che dedica anima e corpo alla città e alla squadra. La cosa che mi rende perplesso è l’incoerenza del pubblico partenopeo: qualche giorno fa, passeggiando per le strade di Napoli, ho notato un volantino di contestazione nei confronti del presidente per presunti non-acquisti. Vorrei rispondere a questi pseudo tifosi dicendo di guardare la classifica: se il Napoli si trova al secondo posto un motivo ci sarà!

Per lei, dunque, bisogna intervenire o meno nella finestra di gennaio?

Comprare tanto per comprare, non giova a nulla. Se ho qualche suggerimento da dare? Prenderei Inler e Criscito, due elementi di cui il Napoli ha bisogno se vuole sognare. Fermo restando che la rosa è competitiva così com’è.

Per concludere, quali sono i suoi progetti?

Per quanto riguarda la Damiano Promotion, continuare lungo questa strada, cercando di migliorarci sempre e comunque, a prescindere dai risultati. Dal punto di vista personale cercherò di continuare a scovare talenti e lanciarli nel calcio che conta.

Intervista a cura di Stefano D’Angelo

 

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