40 anni nella principale testata partenopea, il glorioso “Mattino” di Napoli. Oggi per la rubrica “La Telefonata” approdiamo nella storia del giornalismo napoletano: Vittorio Raio, attualmente responsabile editoriale di Marte Sport Live, la fascia sportiva di Radio Marte, radio ufficiale del Calcio Napoli.
Come nasce Vittorio Raio giornalista?
“Nasce nel 1969, volevo fare questo mestiere, grazie a mio padre riuscii ad entrare nel “Mattino” e feci la prima partita, 9 marzo 1969: Alba San Giorgio-Juniores Pompei 1-5. Al giornale ho trascorso una vita, una storia lunghissima, tra l’altro descritta anche in un libro. Nonostante tutto mi sento ancora con la maglia del “Mattino” addosso”.
Lei ci può dire qualcosa sull’internazionalizzazione che Fassone vuol fare con il marchio Napoli?
“Non solo Fassone, fu De Laurentiis che parlò prima di tutti di internazionalizzazione del calcio allorquando arrivò a Napoli nel settembre 2004. Molti erano scettici alle sue parole, ma lui era già avanti: è un suo cavallo di battaglia. D’altronde ci sono milioni di tifosi napoletani sparsi in ogni angolo del pianeta”.
Ci sono possibilità che il Napoli possa colmare il deficit economico all’interno del settore giovanile, sia con le big e sia con altre società?
“Il Napoli sta tentando di colmare tutti i deficit, sembrerà ripetitivo ricordarlo, ma nel 2004 il calcio nella nostra città non esisteva più. La Juve andò in serie B, il Milan ed il Genoa hanno avuto qualche problema, però, avevano la struttura, la società e le basi, il Napoli è ripartito da zero, senza palloni né divise. Questo sicuramente non è colpa né di De Laurentiis né soprattutto dei tifosi azzurri che sono stati umiliati e mortificati e solo grazie al loro orgoglio, tipico spirito partenopeo, il Napoli è riuscito a risorgere. Il presidente riuscirà a colmare il gap anche con il settore giovanile, in quanto può essere una risorsa importante, non a caso De Laurentiis parla sempre di giovani, giovani, giovani…”.
Secondo lei è giusto costruire uno stadio nuovo o ristrutturare quello vecchio?
“Considerando che lo stadio non appartiene alla società, ma è del Comune, per me il Napoli è il San Paolo ed il San Paolo è il Napoli. Certamente va migliorato tantissimo, ma i tifosi sono legati al loro “tempio”, lì hanno trascorso i momenti più belli ammirando le gesta di colui che per me è il migliore di tutti i tempi, parlo ovviamente di Diego Armando Maradona”.
La vendita dei biglietti deve continuare ai botteghini o meglio on line e altri sistemi?
“Questo è un problema che deve decidere la società, il suo scopo è di vendere quanti più biglietti è possibile e riempire lo stadio. Quello che verrà fatto sarà la soluzione migliore”.
Lei pensa che il fair-play finanziario possa risolvere i problemi del calcio attuale?
“Me lo auguro, spero che si riuscirà a rendere il calcio più pulito in un contesto sociale sempre più sporco”.
Nella classe arbitrale c’è un problema di sudditanza o una preparazione insufficiente?
“Se fosse un problema di preparazione insufficiente si vedrebbe a tutti i livelli, invece faccio fatica a pensarla così. La logica ci dice che in ogni categoria c’è il più preparato e chi lo è di meno, al momento stento a crederci. Siamo, infatti, alla vigilia di Napoli-Lazio e sappiamo che ci sono stati quattro arbitraggi favorevoli al Napoli ma notiamo anche che in dodici occasioni gli azzurri sono stati penalizzati, soprattutto nel doppio confronto con il Milan . A San Siro infatti nonostante gli uomini di Mazzarri non stessero giocando bene, improvvisamente ci fu un rigore inventato che penalizzò doppiamente i calciatori azzurri, psicologicamente e tatticamente; onestamente penso che Calciopoli non sia mai finita. A fine anno tutto si compensa? A chi dice questo risponderei alla Eduardo De Filippo nel noto film “L’oro di Napoli”.
Esclusa la società attuale, qual è il miglior presidente ed allenatore di sempre?
“Mi viene da dire Corrado Ferlaino come presidente per i risultati ottenuti, contemporaneamente l’ingegnere ha anche sbagliato, perché in una storia così lunga ha capito in ritardo certe cose ad esempio il dare una struttura fissa alla società e alla squadra. Oltre Maradona nell’epoca dei successi vi erano personaggi come Moggi e Allodi, il Napoli contava nel “palazzo” a dimostrazione che il potere vale nel mondo del calcio. Per me vale sempre la massima “uno scudetto al Napoli uguale a dieci scudetti a Milano”. Come allenatori oltre gli “scudettati” Bianchi e Bigon, vanno ricordati persone come Vinicio e il grande Pesaola, diventato ormai napoletano nell’animo; tanti personaggi sono passati in questi ottantacinque anni di storia calcistica”.
Il calciatore che la ha più colpita nel periodo della sua infanzia?
“Io amavo Omar Sivori, fui felice del suo arrivo a Napoli e amavo Gastone Nencini come ciclista. Sivori era l’idolo della tifoseria, faceva con il pallone quello che voleva. Quando nel 1965 formò il trio con Altafini e Canè creò un bel Napoli grazie al presidente Fiore”.
Un pensiero sul Napoli di ieri, di oggi e di domani:
“Sul Napoli del passato dico che si è vinto poco per quello che meritavano i tifosi che hanno dato tantissimo e ricevuto pochissimo. Loro impersonificavano a pieno il famoso dodicesimo uomo in campo, sempre presenti nel bene e nel male. Il Napoli attuale è in costante crescita, bisogna dargli fiducia, ogni anno vengono fatti piccoli passi verso l’alto. Spero che il Napoli del futuro possa essere sempre più inserito tra i club più prestigiosi senza alti e bassi, cercando di stabilizzarsi tra le prime tre o quattro della serie A”.
Intervista a cura di Alessandro Sacco e Antonio Fusco
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