Nel mondo del calcio ci sono dei personaggi che, per l’esperienza che hanno maturato, rappresentano la storia. Non ti stancheresti mai di ascoltarli, quando ti raccontano aneddoti, storie, vicissitudini del mondo del pallone. Uno di questi è sicuramente Gianni Di Marzio, ex allenatore del Napoli dal 1977 al 1979, che ha portato prima in Coppa Uefa e poi in finale di Coppa Italia, persa a Roma contro l’Inter. Di Marzio è stato anche uno dei primi allenatori napoletani e meridionali a lavorare al Nord, negli anni in cui l’ostilità ed i pregiudizi erano più espliciti e duri di oggi. Nel 1979-80 si occupa della guida tecnica del Genoa e nell’84-85 di quella del Padova. Dopo le esperienze come allenatore, ha vissuto anche il calcio da dirigente come direttore sportivo prima del Cosenza e poi del Venezia di Zamparini dal 1996 al 1998. Dal 2001 al 2006 ha lavorato alla Juventus come responsabile dell’area estera della Juventus, segnalando anche Messi ai bianconeri. Attualmente segue il mercato internazionale per il Queen’s Park Rangers, club inglese di seconda divisione di proprietà di Flavio Briatore, oltre ad essere un noto opinionista. La redazione di Iamnaples.it l’ha intervistato in esclusiva sullo straordinario momento del Napoli, ma soprattutto sul Sub-20 tenutosi recentemente in Perù e che Di Marzio ha seguito da vicino.
Lei è stato in Perù a seguire il Sub-20. Ha trionfato il Brasile. Si sono messi in mostra talenti come Neymar, Fabricio, Lucas. Che valutazione ci dà della squadra brasiliana e soprattutto quali di questi giocatori potranno a breve approdare in Europa o addirittura nel campionato italiano?
“Il Brasile era nettamente la compagine più forte. Il talento più importante è Neymar (clicca qui per leggere la scheda prodotta dalla redazione di Iamnaples per la rubrica “talent scout” e pubblicata lo scorso 1 Ottobre), che gioca nel Santos e che è anche il giocatore che più mi ha impressionato nel corso della manifestazione. Adesso ha un costo esorbitante, per questi giocatori bisogna muoversi in tempo. Io lo seguo già da qualche anno, quando era nell’Under 17. All’epoca non costava così tanto come oggi. Ci sono, però, anche altri giocatori molto validi e che possono essere più alla portata: Casimiro, un centrocampista classe ‘92 che gioca già titolare nel San Paolo o l’esterno basso Danilo, sempre del Santos. Questi ragazzi sono già pronti per l’Europa”
Nella prossima estate si gioca il mondiale Under 20 in Colombia, che ha ben figurato nel sub-20. Come potrebbero cambiare gli equilibri in vista del Mondiale?
“La Colombia è un’ottima squadra, inoltre giocherà in casa e quindi credo che andrà avanti. Il Brasile, però, certamente non si spaventa, neanche dell’Uruguay che è arrivato in finale e che è cresciuto molto. Il Mondiale Under 20 è, però, una manifestazione molto più importante delle eliminatorie che si sono tenute in Perù. Io ho seguito questa competizione nel 2005, quando vinse l’Argentina. In quella squadra c’erano Messi, Lavezzi (è la prima volta che li vedevo), Barrientos, che non è andato bene al Catania, Paletta, attualmente al Parma. Anche l’Argentina under-20 è una compagine molto valida, al Sub-20 non c’erano il trequartista Erik Lamela ed il centrocampista Manuel Lanzini del River Plate. Comunque in Perù ho osservato il talento di Funes Mori (clicca qui per leggere la scheda della rubrica “talent scout” di Iamnaples pubblicata lo scorso 11 Agosto) e di Ceppellini, mezzala acquistata dal Cagliari(. Il club sardo può stare tranquillo sul dopo-Lazzari.”
Vedremo qualche giovane talento anche nella Coppa America in Argentina?
“Sicuramente, perché le nazionali sudamericane non hanno paura di lanciare i giovani.”
C’erano anche osservatori italiani in Perù. Ci può dire come si sono mossi, soprattutto Mantovani del Napoli?
“Si, ho visto quelli dell’Udinese, del Chievo e dell’Atalanta che non mancano mai. Poi c’erano quelli del Genoa e qualcuno che lavorava per la Roma. Mi hanno detto che era presente anche Mantovani del Napoli, ma io non lo conosco e quindi non l’ho visto. Se c’era mi fa piacere perché è importante che una grande società come quella partenopea segua un evento del genere. Come si siano mossi gli osservatori italiani e quali giocatori abbiano seguito di più non lo so.”
Adesso passiamo allo straordinario momento del Napoli. Quali possono essere secondo lei gli obiettivi reali della compagine partenopea?
“Il Napoli può e deve vincere lo scudetto. Io non condivido le manfrine sul volare basso, credo che gli azzurri abbiano una grande opportunità. Il Napoli è più squadra del Milan e, dopo il big-match contro i rossoneri, ha un ciclo di partite agevole. Contro il Milan è la partita più attesa, la sfida dell’anno, l’incontro tra la prima e la seconda in classifica, può essere determinante. Il Milan è una squadra che spesso si spezza in due perché non ha un centrocampo capace di produrre gioco, con Gattuso, Merkel e Van Bommel. Hanno dei grandi talenti in attacco, ma il Napoli può batterli. Bisogna saper gestire però le energie a causa dell’incontro con il Villarreal, valutando anche gli obiettivi. Il Napoli, se supera il Villarreal, va agli ottavi di finale, ma ci sono ancora tante altre squadre forti e non so quante possibilità gli azzurri abbiano di vincere l’Europa League. In campionato, invece, il Napoli è lì, a tre punti dalla prima a dodici partite dalla fine e con uno scontro diretto alle porte. La Juventus è in ristrutturazione, l’Inter è sazia, la Roma ha problemi societari, nell’anno dopo il Mondiale ci sono sempre grandi sorprese, e, quindi, il Napoli può vincere lo scudetto”
Intervista a cura di Ciro Troise
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