In vista della gara d’andata dei sedicesimi di finale del campionato Giovanissimi Nazionali che vedrà i ragazzi del Napoli impegnati al “Matarrese” contro il Bari, abbiamo contattato in esclusiva il responsabile del settore giovanile dei pugliesi Pino Geria. Un intervista interessante, utile anche per confrontarsi con altri metodi di lavoro, ed altre squadre che stanno dando sempre più importanza ai propri vivai.
Salve, la prossima sfida vedrà contrapposte Napoli e Bari. Ci presenti la sfida?
“Del Napoli non saprei dirti molto. Posso parlare della mia squadra, il Bari. Siamo un gruppo nuovo, con diversi ’98 in organico. E’ un progetto basato sulla crescita dei ragazzi, per cui non badiamo troppo al risultato. A noi interessa la metodologia, il farli crescere.”
Lei ha detto che avete allestito una squadra in gran parte nuova, quindi questo è un assist per la prossima domanda. Riguarda lo scouting. Voi preferite cercare i giovani interessanti nelle scuole calcio della provincia di Bari o organizzare raduni fuori regione?
“Preferiamo cercare i talenti nelle nostre zone. Ci appoggiamo a molte scuole calcio nella provincia di Bari e con loro organizziamo riunioni, incontri. Abbiamo una discreta rete a Bari e provincia. Anche se non disdegniamo di ingaggiare alcuni giovani interessanti da fuori.”
Come Carpenito (’97) e Calamaio (’98) arrivati a settembre?
“Infatti. Due attaccanti giovani che vengono da fuori. Stanno crescendo piano piano con noi. E’ un processo formativo lento che richiede molto lavoro e dedizione.”
Una domanda sulle vicende extracalcistiche è però d’obbligo. Il settore giovanile è riuscito ad isolarsi o è stato anch’esso travolto dall’ondata mediatica del Calcioscommesse?
“Non è facile per i ragazzi leggere certe cose sui giornali. E’ una sconfitta dello sport. Chi fino a pochi giorni fa rappresentava la tua maglia all’improvviso scopri che aveva deciso esiti delle partite. Per i ragazzi non è semplice confrontarsi col fatto che tutto era già deciso. Però siamo riusciti ad isolarci al meglio. Posso dire che paradossalmente tutto questo ci fortifica.”
Un’ultima domanda che riguarda i moltissimi allenatori che ultimamente passano direttamente dal settore giovanile alla prima squadra, Stramaccioni e Montella su tutti. Secondo lei è un’esigenza legata ai budget o una crescente attenzione verso tecnici che sono in grado di formare i calciatori?
“Ognuno ha le sue idee. Potrebbero essere entrambi validi i suddetti motivi. Io però sono convinto che il settore giovanile sia quasi una missione. Chi ne fa parte deve dedicarsi esclusivamente ad esso. Ci deve essere condivisione del progetto, riunioni settimanali, formazione dei ragazzi. Da noi tutti i tecnici del settore giovanile operano su misura per un unico fine”
A cura di Giancarlo Di Stadio
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