Oggi per la rubrica “La Telefonata” abbiamo costruito un appuntamento veramente speciale. Cavani, il Matador, il simbolo della squadra che ha fatto sognare i napoletani e che ha portato gli azzurri dopo vent’anni nell’Europa che conta, in Champions League. Per capire il valore storico del risultato degli azzurri, basta pensare che l’ultima apparizione del club partenopeo in questa competizione risale al 1991, quando si chiamava ancora Coppa dei Campioni.Il grande affetto che, però, lega Napoli a Cavani è soprattutto dovuto alle qualità che l’uruguagio comunica fuori dal terreno di gioco: la professionalità, dimostrata soprattutto stando lontano da tutte le sirene che attraggono altri calciatori. Noi abbiamo voluto fare un viaggio nella fede di Edinson Cavani, un atleta di Cristo, attraverso il padre spirituale Gaetano Sottile, intervistandolo in esclusiva per raccogliere i suoi sentimenti, le idee e qualche curiosità sulla sfera individuale del Matador.
La figura di Edinson Cavani è accostata al movimento “Atleti di Cristo”. Ci racconti cosa significa essere un “Atleta di Cristo”?
“Cavani non fa parte del gruppo dell’associazione Atleti di Cristo ma , come Kaka’, e’ un atleta di Cristo. Egli vuole dimostrare con le sue prestazioni la professionalita’ che deriva da essere un vero seguace di Gesu’. Il rapporto personale con Dio si rivela nella vita pubblica e privata dell’atleta Cavani che come ministero non ha quello di predicare o pasturare gli altri ma solo essere un serio professionista la cui testimonianza invoglia chi lo segue a ricercare un rapporto personale con Dio”.
Cavani non è mai al centro di rumors sulla vita privata. In che misura la fede lo aiuta ad evitare le tentazioni?
“Il modello che segue e’ mettere Dio al primo posto, la famiglia al secondo e la sua professione al terzo. Questo ci insegna la Bibbia”.
Nel calcio c’è spesso un forte contrasto tra le ambizioni economiche ed i valori come l’attaccamento alla maglia, la relazione con i tifosi. Come vive Edinson questa contraddizione, soprattutto in virtù dei continui rumors di mercato?
“Basta leggere il suo libro scritto da mia moglie Sondra e vedere come è venuto al Napoli. In quel capitolo Edinson descrive come Dio abbia guidato sia lui che la moglie Sole a scegliere Napoli. A guidare Cavani non e’ l’interesse economico o calcistico ma la volonta’ di Dio!”
Nell’immaginario collettivo i calciatori sono considerati dei privilegiati, soprattutto sotto l’aspetto economico. Come vive Edinson, da “Atleta di Cristo”, questa condizione?
“Cavani sa di avere una carriera che per i calciatori ha una durata relativamente breve. Pertanto ha un piano per la sua vita che va oltre questi anni temporanei di successo. Se il calcio e’ il fulcro della sua vita cosa succedera’ quando il calcio non ci sara’ piu’? Ecco allora che Cavani ha scoperto il piano che Dio ha stabilito per la sua intera vita il cui percorso per un tempo breve include anche il calcio”.
Napoli, una città meravigliosa ma con mille problemi. Ci racconti brevemente le sensazioni del “Matador” da cittadino partenopeo?
“Cavani ama di cuore il popolo napoletano e la passione che lo contraddistingue”
Chiudiamo con una curiosità: la vita di un calciatore ha ritmi molto serrati e spesso anticipa le tappe. Edinson ha celebrato il rito del matrimonio a vent’anni ed è diventato padre a ventiquattro anni. Come ha vissuto tutti questi passaggi così in fretta il “Matador” e in che misura la fede lo accompagna nelle sue scelte?
“Cavani e’ sempre stato un ragazzo maturo ed equilibrato. Sia il matrimonio che diventare padre sono due momenti fondamentali non solo per lui ma per ogni credente osservante. Cosa posso rispondere a come la fede ha guidato le sue scelte? In Ebrei c’e’ un versetto che dice; Senza la fede e’ impossibile piacere a Dio!”
A cura di Ciro Troise
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