“Napoletani si, Napoletani no”; questo è il dibattito che si trascina la gestione di De Laurentiis. Ci sono le esperienze di successo rappresentate da Paolo Cannavaro e Grava, ma il dibattito sulla napoletanità ha assunto il “fuoco” della polemica con il caso Quagliarella e recentemente con lo scontro mediatico tra il presidente De Laurentiis e Mimmo Criscito.
Su quest’argomento che appassiona i tifosi partenopei, la redazione di Iamnaples.it ha contattato in esclusiva per la rubrica “La Telefonata” un napoletano esploso calcisticamente lontano dalla propria terra, ma che non ha mai nascosto il suo forte desiderio di dimostrare il suo valore anche in maglia azzurra: Antonio Floro Flores.
Il Napoli cerca un vice-Cavani, un giocatore con caratteristiche simili a quelle dell’uruguagio: una punta mobile, che occupi gli ultimi venti metri, facendo movimento e creando spazi per i compagni. Il bomber del Rione Traiano risponde a queste caratteristiche e piace alla società partenopea. Il suo sogno di tornare a Napoli, la sua esperienza nel settore giovanile partenopeo, il rapporto con i tifosi e i motivi sul suo addio avvenuto sette anni fa; questi gli argomenti affrontati nell’intervista che vi proponiamo:
Antonio, il presidente De Laurentiis ha recentemente comunicato la sensazione per cui i napoletani non vorrebbero tornare nella propria città. Cosa ne pensi a riguardo?
“Ognuno la pensa in un modo, il presidente avrà avuto i suoi motivi per esprimersi in questo modo. Criscito ha preferito la Russia, sono scelte di vita. I napoletani, però, non sono tutti uguali. Sono “malato” e tifoso del Napoli e tornerei subito nella mia città”.
Accetteresti anche la panchina, occupando il ruolo di vice-Cavani?
“Adesso non esageriamo (ride, ndr), me la voglio giocare alla pari con tutti. Sono andato via da Udine per giocare, a Napoli sicuramente avrei degli stimoli in più perché sono napoletano”
Antonio, tu sei cresciuto nel settore giovanile del Napoli. Se dovessi dare un consiglio ai tanti ragazzi che oggi stanno vivendo quest’esperienza, cosa diresti?
“Io purtroppo ho vissuto il periodo più infelice della storia del Napoli, non c’era la cura del vivaio. Oggi invece li curano, trasmettendo loro la cultura calcistica. Ai miei tempi ciò non avveniva, ad Udine e Genova ho visto veramente quanto il vivaio sia uno strumento fondamentale per un club che vuole crescere. Il mio consiglio ai ragazzi è di vivere con consapevolezza la loro crescita, io a volte mi sono lasciato andare, non capendo effettivamente il percorso che stavo compiendo”
Antonio, è il momento di chiarire definitivamente la storica polemica sul tuo addio al Napoli di sette anni fa.
“Sono state dette tante cose non vere, posso solo affermare che la verità sta finalmente emergendo. Il mio procuratore ed io abbiamo aspettato fino al 7 Settembre 2004, ma non abbiamo ricevuto nessuna telefonata. Purtroppo i tifosi napoletani spesso si fanno trascinare dal tam-tam, dal potere persuasivo delle voci che si rincorrono, ma la verità è ben altra. I primi periodi dopo la mia partenza sono stati difficili, anche per il mio amico Paolo Palermo, napoletano innamorato della nostra città e grande tifoso del Napoli come me. Abbiamo dovuto sopportare anche insulti di ogni tipo; oggi, però, sono contento quando mi fermano e mi chiedono la foto o l’autografo. Sono felice per il rapporto creatosi con i miei concittadini”
Lo straordinario rendimento al Genoa ha suscitato l’interesse di molte squadre di Serie A (l’ultima in ordine cronologico è il Bologna, ndr). Nonostante ciò, il club di Preziosi ha deciso di non riscattarti. Che messaggio vorresti lanciare al presidente della tua ex squadra?
“Ho un solo messaggio da lanciare al presidente: vorrei che mi chiamasse e dicesse: “Ho fatto di tutto per riscattarti, ma non ci sono riuscito”, dimostrando veramente di credere nelle mie potenzialità”
A cura di Ciro Troise
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