Per la rubrica “La Telefonata” intervistiamo un volto storico del giornalismo sportivo partenopeo: Paolo Del Genio. Il suo curriculum è importante: una vita nella redazione di Telecaprisport, uno degli esempi di successo dell’informazione, ed oggi a Canale 8, rete a copertura nazionale. Dal fair play finanziario alla stagione del Napoli, i ricordi più belli da giornalista ed una finestra sullo stato di questa professione.
Quando è nata la tua passione per questo sport e per il Napoli in particolare?
“All’età di quattro anni andai per la prima volta allo stadio, ormai sono quarant’anni che seguo le vicende azzurre”.
Quali sono stati i tuoi inizi nel mondo del giornalismo?
“Finita la scuola iniziai a collaborare con un giornale “Scudetto” che veniva distribuito all’esterno dello stadio. Era il 1983, per pubblicizzare il cartaceo partecipai come ospite a diverse trasmissioni presso Canale 21, Telelibera e Tele A. Il mio primo anno televisivo è coinciso con l’anno del primo scudetto del Napoli”.
Ieri-Oggi: le difficoltà nell’intraprendere questa professione sono aumentate o diminuite?
“E’ cambiato tutto, una volta c’erano meno possibilità a livello di carta stampata, di trasmissioni televisive e radiofoniche, ora tali opportunità sono aumentate, ma non si percepisce in maniera immediata il reale lavoro del giornalista. Adesso chi ha qualità emerge facilmente, mentre prima era più difficile distinguersi per mariti personali, perché non c’erano i giusti canali per farlo”.
Data la tua passione per la tattica, hai mai pensato di frequentare il corso di allenatore a Coverciano?
“Non ne ho mai avuto il tempo, per farlo è necessario abbandonare il lavoro per qualche anno, cosa che non ho mai preso in considerazione”.
Come è cambiato il rapporto giornalista-calciatore in questi ultimi anni?
“E’ cambiato totalmente, prima c’era più contatto diretto, le interviste venivano fatte nelle abitazioni dei calciatori stessi, nei ristoranti, nei bar…, si potevano realmente instaurare dei rapporti umani. Adesso non esiste più questo tipo di contatto, le domande vengono poste esclusivamente in conferenza stampa, questo cambiamento è dovuto presumibilmente al gran numero di giornalisti presenti sul campo”.
In oltre venti anni di carriera, qual è la trasferta che ti è rimasta più impressa?
“Sicuramente l’emozione più grande resta quel Bologna 2 Napoli 4 del 1990. Quel giorno grazie al famoso ko del Milan di Sacchi a Verona il Napoli praticamente vinse il secondo scudetto della sua storia: feci la radiocronaca del match, avevo 25 anni ed ero praticamente agli inizi, un giorno memorabile…”.
Trovi che l”embargo” attuato nei confronti delle televisioni abbia danneggiato la libera informazione?
“Per quanto riguarda le notizie non credo ci siano state ripercussioni, manca certo la possibilità di effettuare interviste, più domande ai protagonisti, non manca la possibilità di fare il proprio lavoro. Bisogna prendere atto del cambiamento di situazione e trovare formule nuove, io ad esempio ho scelto di fare trasmissioni con interventi telefonici degli spettatori; del Napoli si parlerà sempre”.
Passiamo al tecnico, un tuo giudizio sull’attuale campionato degli azzurri:
“Straordinario, la squadra sta facendo il massimo, non le si può appuntare nulla. Dalla società ai calciatori tutti promossi, anche se fossero stati acquistati calciatori più forti non si sarebbe potuto fare di più, stiamo lottando per le prime tre posizioni”.
Che voto daresti alla “prestazioni” della classe arbitrale?
“L’anno scorso ero molto critico nei confronti di Collina, quest’anno ho rivalutato il suo operato, il mio voto è quattro per lo scorso campionato e tre per il torneo attuale, sono state scelte le persone sbagliate”.
Il tanto nominato fair-play finanziario cambierà le cose?
“E’ inutile illudersi, non cambierà niente. Sarebbe bello che venisse realmente rispettato il diktat di Platinì, poiché il Napoli si troverebbe in una situazione ideale rispetto a club come Milan e Inter, i quali hanno passivi milionari in bilancio. Molte operazioni di mercato e ricapitalizzazioni non potrebbero essere eseguite, quindi si finirà nel continuare il gioco delle tre carte. La questione riguarda il calcio europeo e mondiale in toto, i club più vincenti come Barcellona e Manchester Utd non potrebbero, a causa dei loro debiti, partecipare nelle future competizioni internazionali, cosa altamente improbabile. Non vorrei che a pagare fossero solo le piccole società”.
Considerando la gestione del club partenopeo, quali sono le sue reali prospettive?
“Il Napoli dovrà cercare di stabilizzarsi nelle prime 5 posizioni nei prossimi anni, potranno capitare anche negative coincidenze con il mancato approdo nelle coppe principali, ma sarà impensabile costruire una compagine che lotti obbligatoriamente per il titolo”.
Infine, che consiglio daresti a chi ha il desiderio di intraprendere la tua professione?
“Bisogna avere molta passione per quello che si fa, indipendentemente dalla notorietà e dai successi ottenuti. Questo è l’unico segreto per affrontare al meglio questo lavoro. Non credo nelle scuole di giornalismo, certo bisogna capire i meccanismi tecnici essenziali; il motore principale resta comunque l’interesse reale per questo mondo”.
Intervista a cura di Antonio Fusco e Alessandro Sacco
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