Per la rubrica “La Telefonata” la redazione di Iamnaples.it ha intervistato in esclusiva lo scrittore Maurizio De Giovanni, grande interprete della napoletanità che ha dedicato anche una parte della sua produzione letteraria alla rivalità contro la Juventus. Con Maurizio abbiamo discusso della stagione degli azzurri, della sua arte letteraria ma soprattutto della finale di Coppa Italia di domenica sera:
Com’è iniziata la tua carriera da scrittore?
“E’ iniziata per caso, nel senso che alcuni amici mi hanno iscritto ad un Laboratorio di scrittura e poi ad un concorso, l’ho fatto e alla fine è andato bene. Successivamente ho prodotto altri racconti e romanzi, trovandomi ad essere uno scrittore senza averlo voluto. Da questo punto di vista mi sento fortunato nel processo che mi ha portato ad essere quello che sono attualmente”.
Sei un grandissimo tifoso del Napoli. Ci racconti come è nata la tua passione?
“Ho ereditato da mio padre questa passione che mi trasmette emozioni fortissime, mi dà un misto di dolori e gioie al tempo stesso, che sono riuscito a trasmettere ai miei figli. Il tifoso del Napoli è così e nessuno riuscirà a cambiare questo nostro grande sentimento per i colori azzurri”.
Sento spesso a Radio Marte che quando vedi le partite ti isoli, vuoi spiegare ai lettori il motivo?
“Quando vedo i match degli azzurri, mi scateno, viene fuori il peggio di me. Mediamente sono una persona civile, educata, però quando c’è il Napoli spesso dico le parolacce, me la prendo con i mobili, insomma sono poco presentabile. La mia famiglia mi chiude nella stanza, perché potrebbero vergognarsi di me (ride n.d.r.). Ad esempio domenica scorsa, nella gara contro il Siena, sull’errore di De Sanctis, sono esploso in maniera eccessiva e i miei vicini si erano preoccupati dalle urla che stavano sentendo”.
Da pochi giorni è uscito il tuo nuovo libro “Il metodo del coccodrillo”, se dovessi scriverne un altro sulla stagione degli azzurri come lo intitoleresti?
“Direi “Il passo del Gambero”, perché rispetto alla scorsa stagione il Napoli ha compiuto un passo indietro. Certamente ha disputato una bellissima Champions e in Coppa Italia giocherà la finale contro la Juventus, però il campionato è ciò che conta di più perché nel caso in cui si fosse centrato il terzo posto il Napoli avrebbe consolidato il suo progetto crescendo nella dimensione europea. Preferire la Champions al campionato è stato un grandissimo errore”.
Domenica sicuramente non ti saranno sfuggiti i fischi che ha ricevuto il Pocho Lavezzi. Qual è la tua opinione in merito?
“Li comprendo ma non li giustifico, nel senso che da innamorato deluso come tutti i tifosi partenopei avremmo preferito vedere un maggiore attaccamento di Lavezzi ai colori sociali ed una partecipazione più sentita al progetto. Ormai sembra chiaro che il ragazzo sia il primo a voler andare via, lui è un professionista, ha 27 anni e con un contratto importante, i grossi introiti lo indurrebbero a lasciare Napoli, visto che De Laurentiis non gli può garantire un ingaggio così elevato. Capisco anche i supporter azzurri in trepidante attesa su quest’argomento, Lavezzi è amato come nessun altro, anche più di Cavani, ed è normale che il mondo del tifo sia deluso dal suo atteggiamento, però, al tempo stesso non li giustifico. Il Pocho ha dato tanto al Napoli, è stato un simbolo per il club e dobbiamo amarlo anche se dovesse andare via”.
Che voto daresti a Mazzarri e a De Laurentiis?
“Purtroppo non un voto alto ad entrambi perché dobbiamo essere grati al Presidente e al tecnico per averci portato ai vertici, è ma è anche vero che ci compete essere ai massimi livelli. Abbiamo un bacino di utenza importantissimo, è una società ambita e per il nostro passato abbiamo sempre lottato per vincere qualcosa di importante e mi duole molto dargli un giudizio basso ma rispetto allo scorso anno si è fatto un passo indietro. Certamente non può essere un voto sotto la sufficienza, visto il cammino in Champions e la finale di Coppa Italia da giocare domenica, però se ci fossimo qualificati in Champions gli avrei dato un bel 10”.
Domenica sera affronteremo la Juventus, tu come affronteresti la finale di Coppa Italia?
“Credo che affrontarli in maniera attendista sarebbe come partire già sconfitti in partenza, il Napoli deve chiudere gli spazi ma anche aggredirli per metterli in difficoltà. Vincere la Coppa Italia risolleverebbe la stagione anche perchè così si eviterebbero i play-off di Europa League ma approdando direttamente alla fase a gironi a vantaggio della preparazione atletica. Alzare la Coppa dopo 25 anni sarebbe un’ottima iniezione di fiducia per il club e mi auguro che il Napoli ci riesca”
In quali reparti secondo te gli azzurri dovrebbero essere rinforzati per restare ai vertici?
“A mio avviso non più di cinque o sei elementi della rosa sono all’altezza per giocarsi al meglio le varie competizioni. A mio modo di vedere il Napoli dovrebbe acquistare 4 o 5 giocatori di livello. Naturalmente, in caso di partenza, Lavezzi andrebbe sostituito in maniera adeguata, poi servono almeno due difensori centrali di grande qualità, un centrocampista centrale ed infine un esterno sinistro. Vedrei bene gli elementi in questione come delle alternative ai futuri titolari. Non capisco perchè non riportare a Napoli Lorenzo Insigne, ha 21 anni, si sta mettendo in grande luce nel Pescara e lo riporterei al San Paolo. Il suo talento potrebbe essere prezioso per il Napoli; se non fosse cresciuto nel vivaio partenopeo, la società di De Laurentiis sarebbe già pronta ad investire milioni di euro per accaparrarsi le sue prestazioni. Lorenzo ha dimostrato in serie B di saper giocare a buon livello e non capisco perché non debba essere preso in considerazione per una maglia da titolare; Vargas è stato pagato 11 milioni di euro ma a mio avviso Lorenzo è molto più forte”.
A cura di Alessandro Sacco
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