Tanto talento, troppa sfortuna. E’ la strana storia di uno scugnizzo napoletano, cresciuto per i vicoli di Napoli con il pallone sotto al braccio. La stoffa del campione la si notava già da giovanissimo, quando, insieme ad un certo Fabio Cannavaro, militava nella Bagnolese. Allora fu il Napoli ad accaparrarsi i due giovani difensori per farli crescere nel proprio vivaio. Un piccolo passo verso un grande sogno, il sogno di Ciro Caruso che nella stagione ’94-’95 entra nel giro della prima squadra. Ma la dea bendata non è mai stata favorevole al ragazzo classe ’73 che, ad ogni punto decisivo per la sua carrierra, è stato bloccato da più infortuni che hanno condizionato di gran lunga la sua strada calcistica. Lo abbiamo portato ai nostri microfoni per scoprirlo da vicino:
Ciro Caruso: un ottimo difensore, ma troppo sfortunato.
Direi di sì. Ho avuto più di un’occasione per affermarmi nella squadra della mia città, il Napoli, ma proprio nei momenti migliori sono arrivati alcuni infortuni gravi che hanno stroncato il mio sogno.
Molti ti accostavano a Ciro Ferrara. Come hai vissuto questo paragone?
Questo accostamento ad un grande difensore e ad un grande amico come Ciro Ferrara, è stato motivo di orgoglio per me. L’ho vissuto sempre serenamente, non ho mai avuto pressioni particolari perché ero a conoscenza del mio valore e di quello che potevo garantire.
Un tuo grande rimpianto?
Non aver giocato un campionato intero con il Napoli. Per me la maglia azzurra è un qualcosa che non può essere spiegata con semplici parole. E’ qualcosa di indescrivibile. Inoltre, essere lì, far parte della tua squadra del cuore e non poter giocare per un infortunio fa male da morire. Io credo che giocare nel Napoli per un napoletano rappresenti l’apice massimo del successo. Io il Napoli lo sento dentro!
Cambiamo discorso: attualmente di cosa si occupa?
Attualmente gestisco, insieme ad amici, una società di calcio, nata da una semplice chiacchierata con l’amico Biagio Izzo. Il nostro obiettivo è quello di togliere i bambini dalle strade e farli crescere con dei valori sani. Inoltre, giro spesso per l’Italia e per l’Europa per visionare giovani calciatori ed eventualmente assisterli nella loro crescita. In questa mia attività ho avuto modo di stringere rapporti anche con alcuni agenti Fifa, tra i quali Beppe Galli.
Tra i tanti ragazzi che hai modo di osservare o assistere, c’è qualcuno che ci vuoi menzionare?
Certamente. Come ti dicevo, la mia attività attuale mi permette di girovagare per l’Italia e per il mondo alla ricerca di giovani talenti. Tra questi c’è Signorelli del Napoli, classe ’93, un ragazzo d’oro che ha velocità, tecnica e un gran tiro. La stazza fisica, però, non proprio eccezionale, rappresenta un limite per il ragazzo. Un altro ragazzo da tenere in forte considerazione è Camillo Ciano, attualmente alla Cavese, ma di proprietà del Napoli. Il giovane bomber sta facendo cose eccezionali in una squadra che non offre grosse palle da gol al terminale offensivo principale. Poi ce ne sono anche altri: Maiello, Simonetti, Pesce, Schettino, lo stesso Izzo.
Alcuni di questi calciatori appartengono al Napoli. A tuo avviso il Settore Giovanile azzurro ha fatto progressi ultimamente?
Con l’arrivo di Mazzarri e Bigon qualcosa è cambiato. E’ stato fatto un grosso passo avanti spostando gli allenamenti della Primavera a Castel Volturno. Però il Napoli, per la reputazione e per la storia che possiede, dovrebbe puntare molto di più su questo settore. Sicuramente va un plauso a Santoro e Caffarelli che si prodigano continuamente per curare il settore giovanile.
Da vecchio difensore, un consiglio che daresti ad un ragazzo che si appresta a calcare i grandi palcoscenici del calcio?
Dal punto di vista tecnico è un po’ difficile dare consigli ai giovani, poiché la generazione è cambiata. Dal punto di vita morale invito loro a non mollare mai e a mettercela tutta, la caparbietà prima di tutto.
Passiamo al Napoli di Mazzarri, cosa ne pensi di questa stagione? Dove possono arrivare gli azzurri?
Io penso che il Napoli stia facendo un grandissimo campionato, grazie ai vari Mazzarri, Cavani, Hamsik, ma soprattutto, Lavezzi. Sin da quando l’argentino è arrivato a Napoli, e ancor di più con l’arrivo del tecnico toscano, la compagine partenopea non può fare a meno di un elemento come il Pocho, fondamentale per la modalità di gioco del Napoli. Sono proprio i numeri a confermarlo: senza Lavezzi si segna poco perché è l’unico capace di creare la superiorità numerica e di servire assist decisivi. Per quanto riguarda i traguardi di questa stagione, credo che il Napoli si guadagnerà tranquillamente un posto in Champions. I presupposti ci sono tutti.
Una domanda sul calciomercato: hai detto che sei legato a Beppe Galli, agente di Kharja. Il calciatore marocchino è sembrato ad un passo dal Napoli a Gennaio. C’è mai stata una trattativa concreta?
Posso dire che le parti hanno avuto qualche contatto, ma non c’è mai stato nulla di concreto.
Per concludere, il tuo sogno nel cassetto?
Spero che un giorno i miei ragazzi possano indossare la maglia azzurra con risultati migliori dei miei.
Intervista a cura di Stefano D’Angelo
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