Raccontare il ritiro del Napoli è veramente un’esperienza entusiasmante. Abbiamo voluto condividerla con un “veterano” della carta stampata, un maestro di giornalismo come Rino Cesarano del Corriere dello Sport. Vi proponiamo una lunga intervista in cui si è discusso del ritiro di Dimaro, delle idee di De Laurentiis e del settore giovanile.
Tu hai vissuto tanti ritiri. Ci puoi spiegare la differenza tra questo in corso a Dimaro e quello degli anni scorsi?
“Sicuramente c’è stato un salto di qualità e di professionalità anche a livello di organizzazione, con l’arrivo della Champions che è stata conquistata anche prima del previsto rispetto al progetto; la società non si è fatta cogliere impreparata si è data molto da fare e in tempi brevissimi è riuscita ad organizzare un ritiro altamente professionale, degno di un “top team”.
Un ritiro con otto nuovi acquisti. Quale ti ha impressionato di più?
“Devo dire che mi hanno colpito tutti per quanto riguarda l’atteggiamento all’interno dello spogliatoio; sono otto ragazzi, tutti dalle qualità morali altissime per cui è stato anche più facile del previsto l’inserimento nel gruppo. Per quello che, invece, concerne le caratteristiche tecniche degli elementi, di Inler si sapeva già tutto; quello che mi ha particolarmente colpito è stato l’atteggiamento propositivo di Dzemaili che, se recupera appieno la condizione fisica, può diventare la vera sorpresa in mezzo al campo, insieme all’ex centrocampista dell’Udinese di cui ripeto, già conoscevamo le qualità”.
Della compostezza dei tifosi azzurri arrivati a Dimaro, cosa ne pensi?
“Sì è vero, ho notato una crescita anche a livello comportamentale dei tifosi del Napoli; evidentemente si stanno calando anche loro nel nuovo ruolo, però ci vuole ancora del tempo, perché c’è una parte che non riesce a comprendere che il salto in avanti della squadra comporta qualche rinuncia. Rispetto ad altri ritiri è meno facile avvicinare i calciatori ma è giusto che sia così, altrimenti si genera una confusione tale da non far riuscire a lavorare in maniera tranquilla, così com’è giusto che i tifosi riescano ad avere quel minimo contatto coi loro beniamini. È il problema di conciliare i tempi e trovare lo spazio giusto per dare soddisfazione anche a quegli appassionati che arrivano fino a Dimaro”.
De Laurentiis, in una delle tante conferenze stampa tenute in questi giorni, ha parlato di un “Giuda”. Secondo te, a chi si riferiva?
“Essendoci la Tavola dei Dodici Apostoli e considerando che ormai è certa la permanenza di Hamsik, credo che il patron alludesse a Lavezzi perchè ha la sensazione che l’argentino gli possa creare qualche problema, con una richiesta di ulteriore aumento. Alla luce della presenza della clausola rescissoria il Pocho potrebbe arrivare anche allo scontro ed alla separazione, ipotesi che De Laurentiis non vorrebbe assolutamente. Se il giocatore imbastisce un conflitto con la società e trova un club disposto ad investire 32 milioni di euro, potrebbe anche andare via. Un indiziato poteva essere anche Gargano, ma avendo l’uruguagio un ruolo minore, credo che Giuda fosse Lavezzi. Comunque era una battuta, figlia della strategia dialettica del presidente, infatti, ora sta dichiarando di aspettarlo al San Paolo. A mio avviso tutte queste voci sono turbative della serenità del gruppo: prima Hamsik, poi Lavezzi e vedrete che uscirà fuori anche quella di Cavani. Io non vorrei che poi considerassero il Napoli, come una squadra e una società vulnerabile e tutti quanti venissero a mettere qualche ostacolo o qualche insinuazione che crei dissidi, come poi sta succedendo nel rapporto con i giornalisti. C’è chi ha piacere che si creino queste spaccature perché la compattezza tra la squadra e il pubblico comincia a far paura”.
Sul tuo giornale in questi giorni ha trovato molto spazio il calcio femminile. E’ possibile che questo mondo possa trovare un’eco più rilevante?
“E’ possibile perché De Laurentiis si è veramente divertito con le partite del Mondiale femminile ed ha scoperto che si tratta di un mondo che, in altri Paesi, come gli Stati Uniti d’America o i paesi del Nord Europa, può produrre molti utili, presentandosi come un fenomeno che fa spettacolo, proprio come quello maschile. Può essere un fenomeno positivo e lui sta pensando di rilevare una società satellite dove piazzare i giovani. Voleva prendere l’Ischia, ma poi l’affare non è andato in porto; ci ha provato con la Nocerina, ma sapete bene che in Campania ci sono esasperate rivalità di campanile. Credo che non passerà molto tempo che De Laurentiis si occuperà anche di calcio femminile o delegherà qualcuno o destinerà delle risorse per far sì che Napoli abbia una squadra collegata a quella maschile e magari così riempire tutta la domenica pomeriggio; il passo successivo può essere poi eventualmente rilevare un club di Lega Pro dove parcheggiare alcuni giovani e farli giocare. Il problema è tutto lì: far giocare i giovani perché ecco, investire su di essi da risultati. Hamsik e Lavezzi non sarebbero diventati dei campioni se non avessero avuto l’opportunità di giocare e mettersi in mostra. L’intenzione è realizzare un holding; è questione di tempo, ci vuole anche di un briciolo di fortuna. Quello che io contesto al Presidente è una cosa sola: probabilmente alle volte si lascia prendere dall’istinto e sfocia in una apparente arroganza, perché poi dopo diventa la persona più docile del mondo, però chi non lo conosce e non lo segue giorno dopo giorno, rimane col concetto che è una persona arrogante, ma in effetti non lo è. Il rischio è solo che queste situazioni possano avvenire nello spogliatoio con qualche calciatore, o con qualche addetto ai lavori o con qualche procuratore e così non va bene perché dopo bisogna chiarire. Il braccio, il pugno di ferro nella vita non sempre va bene, l’uso della forza non è sempre consigliabile, deve essere conciliata con la diplomazia, ci dovrebbe essere un giusto mix. Talvolta il patron esagera, ma credo che abbia dimostrato di essere un presidente che vuole investire, fare qualche cosa di concreto, altrimenti avrebbe ceduto alle richieste per giocatori importanti”.
Prima parlavi di giovani e di settore giovanile, il nostro giornale dà molto spazio a queste realtà. Ci dai qualche tua considerazione in merito?
“Io credo che il settore giovanile del Napoli non sia ancora decollato, è ancora in una fase di studio perché mancano le strutture e quindi se non si parte prima dalle fondamenta poi è impossibile costruire dopo i piani alti. Lui si sta impegnando a crearla questa struttura e soprattutto sta cercando di quantificare il budget da destinare al settore, ora è troppo poco quello che si investe. Io mi auguro che trovi le professionalità giuste, le persone preparate, forse Sormani lo è, in modo da completare uno staff ed affidarsi per 4/5 anni. Il settore giovanile non è tanto vincere un titolo, vincere un campionato primavera, ma è importante formare un giovane e poi eventualmente destinarlo alla prima squadra. Noi sappiamo pure che nella lista Champions ci sono alcuni calciatori cresciuti nel settore giovanile. Cannavaro non fa numero, lo stesso Vitale non avrebbe fatto numero, sono pochi. Io Vitale lo avrei trattenuto. Il settore giovanile è fondamentale ed il Napoli con questo vivaio ancora non c’è, è alle fasi embrionali”
Martedì siamo stati i primi a sostenere che l’irruzione di De Giorgis a Dimaro fosse dovuta al prestito di Izzo e De Vena. L’indiscrezione è stata riportata all’indomani dal Corriere dello Sport. Ci dai anche su questo una tua considerazione?
“Io vi faccio i complimenti perché sono in pochi ad occuparsi dei giovani e chi lo fa sicuramente merita di essere incoraggiato, perché i ragazzi hanno bisogno anche di questo per credere in quello che loro stanno facendo. Noi diamo risalto alla prima squadra ai “nomi”, invece secondo me i giovani sono fondamentali e l’esempio più alto è quello del Barcellona che è riuscito ad arrivare nel giro di alcuni anni a formare un gruppo di prima squadra proveniente tutto dal settore giovanile. Io credo che il Napoli avendo tanta “materia prima”, ha la possibilità di pescare dei talenti in loco, può veramente avere un futuro importante”
Dai nostri inviati a Dimaro Alessandro Sacco e Maria Villani
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