Oggi per la rubrica “La Telefonata” vi proponiamo un’interessante conversazione con un volto storico del giornalismo partenopeo, con una lunga esperienza nell’emittente campana Canale 9 e attualmente telecronista-tifoso di Sky. Dal ricordo del maestro Guido Palliggiano alle prospettive del Napoli in Champions League, fino alla questione Mazzarri; ecco gli argomenti trattati nell’intervista in esclusiva a Carlo Alvino:
Come e quando ti sei affacciato nel mondo del giornalismo?
“La mia passione è iniziata quando avevo 12-13 anni ascoltando “tutto il calcio minuto per minuto” e dal quel momento è iniziato un percorso che mi ha aperto le porte a questo mondo; possiamo dire che il trasporto emotivo verso questa professione nasce all’epoca delle scuole medie”
Quanto è importante fare la cosiddetta gavetta?
“E’ fondamentale perché la gavetta ti porta a fare l’esperienza giusta per la professione. Chi ne ha fatta tanta ha più possibilità di emergere; la gavetta ti fortifica, ti crea le spalle larghe, ti fa superare le difficoltà nei momenti difficili. Essa è importante non solo nel giornalismo, ma in qualsiasi altro settore. Quando l’hai fatta non devi ringraziare nessuno perché mattone dopo mattone ti sei costruito il tuo spazio, il tuo modo di fare giornalismo”
Delle tante trasferte affrontate durante la carriera quale è quella che non dimenticherai mai?
“Bella domanda, (ride n.d.r.) ci sono trasferte che non si possono dimenticare, come quella di Torino nell’anno del primo scudetto nel campionato ’86-’87. Nei tempi più recenti quella di Gela, lontanissimo paese della Sicilia; la partita terminò 0 a 0 su un campo che non si poteva definire un terreno di gioco, con l’erba di quaranta centimetri che ti arrivava all’altezza delle ginocchia. Sono due trasferte che hanno aspetti diversi ma che io ricordo con piacere, perché la prima ha sancito una tappa per lo scudetto, la seconda ha spianato la strada alla rinascita, diciamo “la gavetta” per la risalita”
Quanto condiziona in questo lavoro l’essere così attaccato a una squadra?
“Io credo che sia una componente fondamentale, non ti puoi inventare un telecronista tifoso se non sei attaccato a certi colori, se non sei prima un tifoso e poi un giornalista. Comunque chi ha il cuore azzurro e i globuli azzurrini ha una marcia in più rispetto agli altri. Io mi reputo un tifosissimo del Napoli e spesso non riesco a controllarmi”
Ricordo a Carlo Alvino una frase detta da lui a inizio anno “di Carlo Alvino ce ne è uno, tutti gli altri so pezzotti”
[Ride n.d.r.]
Da cosa prendi ispirazione quando dai un soprannome ai calciatori?
“Viaggio molto all’impronta, non preparo nulla mi viene istintivo durante la cronaca. Ad esempio “Pepp o’ sicilian” mi è venuto di getto dopo il suo gol fatto al Bologna ispirandomi ai suoi natali e alla sua vicinanza da meridionale a noi napoletani. La rima di Cavani l’ho costruita per la sua prolificità sotto porta”
Che differenza hai provato nel raccontare le gare del Napoli tra Canale 9 e Sky?
“All’inizio ero un po’ condizionata dall’importanza dell’emittente, poi mi sono sciolto ed è diventato tutto più naturale; non ho sentito più la differenza grazie anche alla libertà che Sky mi ha concesso”
I “gufi, le civette” queste terminologie erano programmate con Guido Palliggiano, e che ricordo hai di lui?
“Il ricordo di Guido è straordinario, era una bella persona in assoluto, un meridionalista, una persona di cultura, di spirito, un vero amico e con orgoglio posso dire di averlo conosciuto. Il ricordo rimarrà sempre nella mia mente, ci sono poche persone limpide, perbene e trasparenti come era Palliggiano. Tutte quelle scaramanzie e frasi sono nate spontaneamente con Guido, un giorno venne allo stadio con una pianta di peperoncini e ci abbiamo ricamato sopra”
Sei ancora convinto che De Laurentiis e Mazzarri facciano pace?
“Si, ne sono convinto, entrambi vogliono il bene del Napoli e credo che troveranno un punto d’incontro perché sarebbe un delitto dopo un campionato così miracoloso che le strade si dovessero dividere”
Che prospettive ha questa squadra e dove credi che deve essere rinforzata?
“La squadra deve essere perfezionata a centrocampo, c’è bisogno di giocatori di spessore e con grande esperienza e poi prenderei un attaccante con più maturità di Matavz che è molto giovane, il tutto per fare una Champions League al meglio”
Come convinceresti le persone alla serata in onore della conquista della Champions in programma il prossimo 28 Maggio?
“Dico loro che questo Napoli va festeggiato, a questa serata non si può mancare. Dico a chi ha il Napoli nel cuore e ha goduto per questo grande obiettivo che i traguardi storici vanno festeggiati. Io poi sono convinto del futuro roseo del Napoli; l’applicazione del fair play finanziario ci metterà in condizione di privilegio anche in considerazione del grande bacino d’utenza, il Presidente De Laurentiis si è potuto unire con le altre big del campionato in contrapposizione alla Lega”
Che differenza c’è tra fare il giornalista di cronaca e quello sportivo?
“Il giornalista è giornalista, c’è poi la passione che ti può far scegliere un settore come la politica, lo spettacolo, lo sport, la cultura ma comunque il giornalista deve avere una preparazione a 360 gradi, bravo in tutti i settori, poi la passione fa la differenza. Sono convinto che la polivalenza è l’elemento essenziale per operare nel nostro ambiente”
Intervista a cura di Alessandro Sacco
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