Napoli, sei lettere intrise di passione, ardore e forti emozioni. Quest’oggi alla sala Loggia del Maschio Angioino se ne è avuta una chiara dimostrazione, in occasione della presentazione del libro sulla scorsa trionfante stagione azzurra: “Oj vita mia”, scritto a quattro mani da Mimmo Carratelli ed Ilaria Puglia, con introduzione ad opera di Maurizio De Giovanni. Vi presentiamo le interessanti dichiarazioni di Carratelli, ricche di aneddoti e considerazioni storiche:
“Noi abbiamo un grande difetto a Napoli, siamo troppo ipercritici, i giornalisti non vi dico, il tifoso quando critica lo fa con il cuore, noi invece lo facciamo con il cervello. In nessuna altra città d’Italia ho visto i media così critici nei confronti della società. E’ vero che Milano ha i migliori quotidiani sia sportivi che di cronaca, per loro la prima volta che ha toccato il pallone Kakà lo hanno considerato un Dio, dimenticandosi che prima di lui c’è stato un certo Maradona, cosa scrissero quando arrivò Ronaldo, lo paragonarono al Pibe, una cosa allucinante, evidentemente hanno più passione di noi che siamo più critici e obiettivi. Nella partita contro il Bayern Monaco l’arbitro ne ha fatte tante, ma noi non ci abbiamo fatto caso perché ne abbiamo subite tante. Oggi si conclude Calciopoli e c’erano degli anni che non si poteva vincere a Milano, sapevamo già prima come finiva la partita e così contro la Juventus. La prima partita che si disputò a girone unico la vinsero loro per 3-2, gli azzurri la terminarono in nove perché allora non c’erano le sostituzioni, loro picchiarono duro contro i nostri calciatori che finirono in infermeria e da allora nasce la mia antipatia verso i bianconeri, perché si dimostrarono subito una squadra del potere. Mi dispiace che la Juventus abbia dei tifosi nel meridione d’Italia e quelli del Sud che stanno a Torino. Alcuni salgono sul carro dei vincitori, si tifa per la Juventus perché all’epoca giocavano campioni come Sivori. E’ facile vincere 27 scudetti, io dopo il decimo avrei cambiato squadra, è facile vincere il tricolore se hai Agnelli alle spalle o Berlusconi come presidente. Il Napoli rappresenta la tipica squadra che vince soffrendo, a Napoli per il secondo scudetto già non c’è stata la festa del primo . La squadra di oggi comunque non è paragonabile a quella di Maradona e neanche a quella di Vinicio. Noi a Napoli abbiamo questo difetto, critichiamo tutti. giocatori, presidenti, allenatori. Uno degli allenatori che ha dato il cuore alla squadra è stato Bruno Pesaola, passando l’inferno della sua vita nella città che ha amato di più che scelse come città per il viaggio di nozze, qui è stato massacrato di critiche, eppure ci ha fatto vincere i primi tornei internazionali. La Coppa delle Alpi all’epoca era un trofeo ambito, ora vi racconto un aneddoto. Nell’ultima giornata il Napoli doveva vincere la partita per conquistare il trofeo e nell’intervallo gli azzurri stavano sullo 0-0, Pesaola disse a Sivori che la Juve stava vincendo per 2-0 per caricarlo ed infatti nel secondo tempo lui segnò tre gol e il Napoli vinse la Coppa delle Alpi. Da Mazzarri vorrei un poco più di napoletanità, proprio da lui che si è fatto paladino del sud come affermò in una recente intervista; noi siamo buoni con tutti e il mister lo dovrebbe diventare di più con se stesso”.
Dai nostri inviati alla Sala Loggia del Maschio Angioino Alessandro Sacco, Antonio Fusco e Maria Villani
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