La festa del secondo scudetto iniziò a Bologna alla penultima giornata, una domenica d’aprile del 1990. «Lo stadio era tutto azzurro, forse erano in ventimila. I tifosi di casa sembrava che non ci fossero. E io feci un gol bellissimo, proprio sotto la curva dove c’erano tutti napoletani. Uno spettacolo indimenticabile. Vincemmo 4-2 e il Milan perse a Verona». Antonio Careca ricorda tutto alla perfezione. Anche se da quel giorno sono trascorsi 22 anni.
Che ricordo ha di quella trasferta?
«Al Bologna, contro il Milan, la settimana prima avevano negato un gol valido e i tifosi rossoblù erano ancora arrabbiati con gli arbitri. Non trovammo un bel clima. Ma noi dominammo dal primo all’ultimo secondo: Maradona era in forma smagliante, credo che avesse perso almeno 10 chili negli ultimi tre mesi».
E il Milan crollava a Verona.
«Quel giorno ci cucimmo lo scudetto sulle maglie. Dalla radio ci arrivavano notizie incredibili e dagli spalti ci gridavano ”campioni, campioni”. Un momento che attendevo da tre anni, da quando avevo detto sì a Diego e al Napoli».
Invece con Giordano e Carnevale come andò l’anno dopo?
«Compagni eccezionali. Con Andrea era un continuo scherzare. Ma tutto il gruppo era favoloso».
Cavani tra un po’ la raggiungerà nella classifica dei bomber del Napoli, lo sa?
«Mi auguro per lui e per il Napoli che faccia alla svelta. L’ho visto in azione lo scorso anno contro la Lazio, mi ha fatto una grande impressione. Ha l’entusiasmo e la forza tipica degli attaccanti sudamericani. È il degno erede dei grandi bomber dell’Uruguay».
Lavezzi vuole andar via, lo sa?
«Sì. È un giocatore importante. Come Hamsik e come Cavani. Nel progetto azzurro è una delle pedine fondamentali. Spero che cambi idea e resti lì. Anche io qualche volta, soprattutto a fine stagione, pensavo di lasciare Napoli, poi mi lasciavo travolgere dall’entusiasmo e dalla passione dei tifosi e cambiavo idea».
Vargas, come aveva previsto lei, non è ancora esploso in serie A.
«Ci vuole tempo e pazienza. Il campionato cileno è molto differente dai tornei argentini o brasiliani. Ha un livello tecnico inferiore. Ma se è bravo, prima o poi dimostrerà tutto il suo valore».
L’ultimo trionfo una Supercoppa italiana. E in campo c’era lei.
«Sempre contro la Juve, ricordo. Auguro al Napoli di tornare a vincere il prima possibile qualcosa di importante. Non lo dico per la società, perché non conosco nessuno, ma per i suoi tifosi. Che sono una meraviglia: grazie ai napoletani mi sembrava di vivere ancora in Brasile».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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