L’umore di Napoli, così sensibile allo scirocco, s’intorbida; dopo la notevole impresa del girone di andata che ha inorgoglito Benitez fino alla stizza; e adesso, altre sberle. Il gol di Parolo, oscar della follia per Inler e Fernandez, poi le tensioni nel post gara, fuori al Tardini, tra il Presidente del Napoli e un anonimo e sconosciuto pseudo tifoso.
Le sberle, devo dirlo, sono esplose sul volto, e sulle gambe ghiacciate del Napoli in maniera imprevista. La squadra, aveva dato, sia pure stravolta dai pochi mutamenti imposti e non da Benitez, ancora una volta, dimostrazione di validità, dando lezione di calcio alla Juventus: a Parma è crollata di schianto. Le abbuffate con il Catania ed in Coppa Italia con la Roma sono ormai un lontano ricordo. Non voglio entrare nel merito della gara, anche perché non ero da quelle bande. Mi permetto solo dire che, a mio avviso, la partita andava preparata meglio sul piano psicologico. Benitez, invece, probabilmente, sulle euforiche ali dello spettacoloso girone di andata e dalle meravigliose vittorie con Roma e Juventus e anche perché costretto ad utilizzare il soprannumero di giocatori affidatogli aveva dato a tutti (e soprattutto ai protagonisti del brillante girone di andata con prestigiose vittorie nazionali ed internazionali) perlomeno una sensazione di disinvoltura. O almeno aveva questa impressione.
I calciatori hanno una mentalità sui generis. Una mentalità che pretende rispetto, specie quando il dovere risulta lo facciano per intero. La mia enorme stima per Benitez prende l’avvio, proprio dalle notevoli dimostrazioni offerte da questo tecnico nel campo di questa necessaria psicologia spicciola. Benitez si lega e lega a se la famiglia calcistica che gli viene affidata, con un senso di fedeltà e di riconoscenza che lo mette sempre al sicuro da qualsiasi manrovescio e crisi. Benitez può perdere partite su partite di seguito ma mai accade che venga messa in discussione la sua posizione. Ne deriva, da questo modo di procedere, un accrescimento del suo prestigio personale sensibilissimo. E così succede che il Napoli si ritrovi, dopo tanti trionfi, con il deretano per terra, con il secondo posto sfuggito e l’eliminazione dall’Europa League ma Benitez non viene nemmeno sfiorato dalle critiche, della società intendo. Dalla pubblica opinione invece no, il trend si sta invertendo, sono molti ormai a non condividerlo più.
Benitez, comunque, tornando al fatto calcistico, si mantiene fedele al gruppo – base e immancabilmente il gruppo base, si riporta e lo riporta a galla. Benitez ha questi requisiti ma viene messo in difficoltà dal soprannumero di giocatori che lui si ostina ad utilizzare.
In quanto all’impegno profuso da Hamsik e co. a Parma credo comunque non sia il caso di parlarne; e poi non esageriamo con la venalità di giocatori, già abbastanza ricchi! Con la Lazio, domenica, riprende il campionato, che è splendidamente in piedi e sul quale la concentrazione potrà essere massima, da oggi in avanti.
Il calendario ci riserva due insidiosi turni, le trasferte con Udinese e Inter, quindi la finale di Coppa Italia con la Fiorentina. Il Napoli torna in campionato. E’ a dodici punti dalla Roma e a venti dalla Juventus, a nove punti ha la Fiorentina. La Fiorentina va a Verona. La Roma se la vedrà con l’Atalanta all’Olimpico.
A mio modesto avviso il campionato è ancora aperto. E il Napoli, senza per questo dover favoleggiare di Champions, può condurre in porto un finale di girone di ritorno spettacoloso.
Deve trovare un certo equilibrio, nel quale dovrà rientrare, senza turbarlo, Behrami; ha le carte in regola per produrre un gioco migliore. Chiarisco che per migliore non intendo più bello ma più scarno. La settimana scorsa rilevai, non senza qualche preoccupazione, le insidie di una manovra che mi sembrava frutto di spontaneità e basta. Non la sconfitta di Parma, che poteva anche essere prevista,vista l’abbuffata con la Juventus, ma i sonnacchiosi primi sessanta minuti, confermano in me quelle perplessità.
La compagine di Rafa non poteva, né doveva perdere a Parma. Un corto circuito di tal genere può solo esplodere in un complesso che giochi appunto spontaneo. E si regga sulla disinvoltura e sulla freschezza atletica. Chi ha uno schema rimedia con quello alla stanchezza, che non escludo stia serpeggiando nel Napoli.
In parole povere esorterei Benitez a rendere meno fluida, pur non alterandone la semplicità, la manovra che sta producendo oggi la squadra. Cioè sorniona a centrocampo e rapida ed agile in attacco. Dove andremmo più cauti, ad esempio, è nell’arrembante gioco casalingo che sviluppano i pur bravi Henrique e Ghoulam.
Benitez può riuscirvi se riceverà la collaborazione affettuosa dei giocatori, con Inler in testa. Tutti, in questi ultimi tempi si stanno affannando a scoprire il perché di questa sconfitta a Parma, che può, facciamo gli scongiuri, se continua in questo trend nei prossimi difficilissimi impegni (Lazio, Udinese, Inter, finale Coppa Italia, Cagliari, Sampdoria e Verona) mettere in difficoltà il progetto di De Laurentiis. Illustri critici hanno sentenziato, con questi titoli letti sia su carta stampata che su siti web: “cambiare Higuain: decisione sciagurata”; “processo solo per De Laurentiis”; “calano le tenebre”; “azzurri da horror, tutti sotto esame”; oltre agli tsunami delle trasmissioni radiofoniche e televisive.
Appostato a Castelvolturno il Napoli ripensa al suo campionato che, va adesso onorato con ancor più impegno. Lazio, Udinese e Inter sembrano proprio fatte apposta per proseguire la corsa.
Nando Troise
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