Sognare. Questo è quanto – da più parti – giornali, tv e tifosi chiedono al Napoli. Catapultati anzitempo nella lotta scudetto, gli azzurri accarezzano concretamente l’idea di contendere il tricolore al Milan di Berlusconi, tornato in auge dopo anni di oblio, oscurato dall’ingombrante ombra dello strapotere interista. Gli anticipi di ieri hanno dimostrato che i rossoneri stanno acquisendo sempre più la fisionomia di squadra vera, capace di sopperire all’assenza del proprio campione di riferimento. Certo la Sampdoria in questo momento è un test poco probante e l’ennesimo infortunio di Pato e le ulteriori due giornate di Ibrahimovic potrebbero frenare la corsa dei milanisti verso il loro diciottesimo scudetto. Nell’altra metà della Milano calcistica l’umore è nero. L’inattesa sconfitta degli uomini di Leonardo a Parma e le lodevoli parole di Moratti, che ha ringraziato la squadra per quanto fatto e vinto in questi anni, sembrano sancire la chiusura di un lungo ciclo di vittorie. Proprio le vicende della squadra interista dovrebbero servire da monito al Napoli. Pur imbottita di campioni, l’Inter non ha potuto sopperire alla pochezza di idee della guida tecnica di Leonardo (imbarazzante il confronto con l’organizzazione e la compattezza della squadra guidata da Mourinho nelle precedenti due stagioni). Organizzazione tattica e forti motivazioni sono elementi imprescindibili per raggiungere qualsiasi traguardo, lo sa bene Mazzarri che se da una parte non tarpa le ali dell’entusiasmo che ha contagiato tutto l’ambiente, dall’altra predica calma e invita a riflettere tutti sulle reali prospettive della sua squadra e sui limiti tecnici ancora da superare nella costruzione di una rosa che punta a diventare stabilmente una protagonista del calcio italiano ed europeo. Ambizione e progettualità sono le note distintive del Napoli di De Laurentis. Nel progetto del patron azzurro e del suo staff nessun aspetto è lasciato al caso. La gestione dei bilanci e del mercato hanno dimostrato l’intenzione della società di adottare la politica di una crescita graduale; nessun colpo sensazionale per strappare gli elogi della piazza ma investimenti mirati ad uno sviluppo razionale della rosa e all’esponenziale aumento di valore economico di tutta la società con una cura finalmente moderna di aspetti come il merchandising, i diritti televisivi e d’immagine e la crescita del settore giovanile. L’unico aspetto su cui il Napoli pare ancora in ritardo, non solo per responsabilità proprie, è quello della realizzazione di un nuovo stadio di proprietà che potrebbe incidere in maniera fondamentale sulla futura possibilità d’investimento economico della società in regime di fair play finanziario. Vincere aiuta a vincere, si sa. In quest’ottica è di vitale importanza aggiudicarsi la partita di domani sera con l’Udinese. L’allenatore del Napoli fa bene a ricordare a giornalisti e tifosi che, pur privi di Sanchez e Di Natale, i friulani sono una squadra più che temibile, con un impianto di gioco solidissimo e calciatori in grado di svilupparlo in maniera efficace. L’ultima vibrante vittoria casalinga con la Lazio ha mostrato tutti i limiti e la forza di questo Napoli, una squadra che ancora subisce la pressione della grande occasione, con difficoltà a scardinare le difese di formazioni che arrivano al san Paolo con il preciso intento di limitarsi a difendere e ripartire e con gravi amnesie difensive (eloquenti a riguardo il goal di Mauri e le occasioni sprecate dai laziali nel primo tempo). Ma anche una squadra che sotto due volte in casa non ha smesso di credere di poter recuperare la partita e di lottare ben oltre i canonici novanta minuti. La “fame” dei calciatori e del suo allenatore è il vero segreto di questo gruppo. Una voglia di vincere che la squadra sembra vivere in uno stato d’osmosi con l’intera città, ansiosa di scrollarsi di dosso il grigio che l’avvolge da tanti, troppi, anni. Per vincere il Napoli deve imparare a sognare come fanno i bambini e ragionare come fanno i “grandi”. Sognare di giorno, ad occhi aperti. Saper ridisegnare la realtà con la sfrontatezza e la sincerità che è solo dei più piccoli ma non abbandonarsi a delusioni e facili entusiasmi, perseverando anche nelle difficoltà, come fanno gli adulti a cui la vita non regala mai niente. Napoli non ha voglia di sognare per una notte ma di diventare grande e ciascuno di noi, nel suo piccolo, può contribuire a far sì che accada. La maturità d’una tifoseria la si testa nella sconfitta e non nel trionfo. Quando la sconfitta verrà, mi auguro il più tardi possibile, spero che la gente del Napoli dimostri d’essere cresciuta come la sua impagabile squadra. Per ricordare con voi la storia di un Napoli che imparava ad essere grande ho scelto di raccontarvi un Napoli-Udinese di qualche anno fa. Il 6 gennaio del 1985, davanti ad un san Paolo tutto esaurito, le due squadre diedero vita ad un’emozionante partita nella quale gli azzurri vinsero in rimonta per 4 a 3 una gara segnata da goal e spettacolo garantiti dai diversi campioni in campo. In quell’Udinese guidata in panchina dall’ex mai dimenticato Vinicio, militavano calciatori del calibro di Zico ed Edinho, il Napoli aveva affidato tutte le sue speranze di vittoria ai piedi fatati dei due sudamericani Bertoni e Maradona. Eppure quella stagione fu magra di soddisfazioni per entrambe le formazioni, con il Napoli che giunse solo ottavo, pur dopo un brillante inizio di campionato, e l’Udinese addirittura dodicesima e salva per soli tre punti. Per vincere i campioni non bastano ma aiutano molto, a De Laurentis l’augurio di regalarne molti altri al suo Napoli, ai tifosi quello di meritarseli sempre.
Di seguito il video racconto di quella partita:
Pompilio Salerno
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