Uno stadio come quello visto domenica scorsa a Fuorigrotta, in occasione di Napoli-Juventus, non lo si vedeva da tempo. Un record da quando il produttore della Filmauro ha prelevato una società sull’orlo del fallimento definitivo. Per le ultime generazioni ammirare un San Paolo del genere potrebbe sembrare quasi un evento singolare. Ma la “tradizione” del Napoli non comincia certo oggi. Bisognerebbe fare un “rewind”, di quelli che riavvolgono il nastro della storia della società partenopea e giungere al 10 maggio 1987. Una data che un vero tifoso del Napoli non potrebbe mai dimenticare: il giorno del primo scudetto. E, non a caso, Napoli-Fiorentina vuol dire proprio questo. Napoli-Fiorentina vuol dire riscatto, gioia, vuol dire poter guardare dall’alto coloro che da sempre ti hanno infangato, ti hanno deriso. Significa poter gridare “Ho vinto! Sono campione d’Italia!”. Significa poter rialzare la testa dopo una vita di sottomissioni. Significa poter mostrare all’Italia intera la faccia bella di Napoli.
Siamo nella stagione 86/87, il Napoli si presenta al campionato vantando una squadra di sicuro non perfetta. Si trattava di una compagine che, seppur competitiva, non poteva nascondere qualche piccolo limite, rappresentato anche da un palmarès ristretto (solo due Coppe Italia conquistate nel ’62 e nel ’76). Eppure, sotto la guida di Ottavio Bianchi, allenatore in panchina, e di Maradona, allenatore in campo, il Napoli riuscì nella impresa insperata ad inizio campionato. Infatti, mentre il Napoli dominava la Serie A davanti alle corazzate, nonché, superpotenze nordiche, Inter, Juve e Milan, a stagione in corso lo staff societario, sotto la guida di Ferlaino, Allodi e di un giovanissimo Pierpaolo Marino, fa il vero e proprio capolavoro, portando Ciccio Romano all’ombra del Vesuvio. Un acquisto che non fa impazzire tifosi e addetti ai lavori, ma che si rivelerà fondamentale per la conquista del tricolore. Dopo una stagione estenuante si arriva alla fine, alla penultima giornata, e al San Paolo arriva la Fiorentina. Le cifre ufficiali parlavano di 85mila spettatori, ma chi era presente può sostenere che si trattava di oltre 100mila persone ad assistere al trionfo. Al Napoli basta solo un pareggio per entrare nella storia. Al 29’ minuto, a seguito di un azione magistrale che parte dai piedi di Maradona, passa per quelli di Giordano e si conclude con un tocco di Carnevale, gli azzurri passano in vantaggio. E’ il delirio! Napoli e il Napoli vedono da vicino il traguardo, quasi lo toccano. Ma dieci minuti dopo, un giovane talento di nome Roby Baggio mette paura ai napoletani con una punizione che si insacca alle spalle di Garella. Si va al riposo. Dalle radioline si apprendono i risultati parziali delle dirette concorrenti: l’Inter è in svantaggio a Bergamo, mentreil Verona bloccato sull’1-1 con la Juventus. Il Napoli, dunque, cerca di gestire il march senza sbilanciarsi più di tanto nella trequarti viola. Furono i 45 minuti più lunghi dell’esistenza di un napoletano. Ma poi arrivò il 90’. Triplice fischio! “17.47, 10 maggio. Napoli campione d’Italia” urlava uno strepitoso Galeazzi ad un Bianchi quasi impassibile, ma emozionato.
“Questo Napoli somiglia al nostro Napoli” ha affermato Ciro Muro ai nostri microfoni qualche giorno fa. In effetti è proprio vero. In questo gruppo c’è la grinta, c’è la voglia di conquistare qualcosa di importante, c’è la determinazione da parte della squadra e del mister. Domani ci aspetterà la Fiorentina che senza dubbio ricorderà quella partita memorabile. L’accostamento è da vertigini, ma con il Napoli di Mazzarri niente sembra impossibile.
Ecco il video del trionfo azzurro:
Servizio a cura di Stefano D’Angelo
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