La recente querelle tra l’ex co-proprietario del Napoli Giorgio Corbelli e l’ex dg juventino Luciano Moggi ha ridestato nella mente dei tifosi napoletani ricordi ormai relegati nell’oblio in cui si accantona ciò che si vuol dimenticare.
L’imprenditore riminese, nell’ambito del processo per i fatti di Calciopoli, ha accusato l’allora dirigente della Juventus di aver favorito, con forti ingerenze nel mercato azzurro e con l’ausilio fattivo del difensore del Napoli Salvatore Fresi, (reo -secondo Corbelli- di aver volontariamente commessi grossolani errori), la retrocessione della squadra partenopea. Storie torbide nelle quali scegliamo scientemente di non entrare in questa sede, rimanendo con il dubbio ed il timore che il calcio non si sia saputo liberare di pratiche che con lo sport nulla hanno a che fare. Bari-Napoli ci offre la possibilità di ricordare proprio il campionato oggetto del contendere dei due personaggi sopra citati. Una stagione fallimentare che si concluse con l’ultima retrocessione sul campo della storia del Napoli. Quel Napoli fu probabilmente l’esempio peggiore di gestione societaria e guida tecnica che si possa immaginare. Una squadra costruita male e gestita peggio, con un mercato incoerente frutto di una mancanza progettualità e di idea di squadra. Le possibili irregolarità di quella stagione non sollevano la società ed i giocatori dalle responsabilità per un tale affollamento. A dieci anni esatti da quel campionato il Napoli che contende alla pari a squadre ben più quotate un posto in Champions è quanto di più distante si possa immaginare da quella realtà. Il sodalizio tra il piccolo imprenditore in cerca di visibilità per i propri affari (Corbelli) ed un altro che orse avrebbe fatto meglio a chiudere la sua gloriosa storia da presidente in ben altro modo (Ferlaino) non aveva alcun futuro. L’arte d’arrangiarsi non si addice al mondo del calcio moderno.Nemmeno a Napoli.Per corroborare tale tesi -se non bastasse il disastroso esito di quel campionato- basta analizzare la gestione della rosa di quel Napoli. Tra l’elargizione di esorbitanti ingaggi a calciatori di caratura mediocre od in declino ( esemplare l’acquisto del “salvatore della patria” Edmundo) e la svendita di giovani talenti come Amauri, Matuzalem o Jankulovski si sanciva l’imminente fallimento di una società che solo vent’anni prima aveva vinto il suo secondo scudetto. Potere dell’incapacità e dell’approssimazione. Oggi il Napoli scopre, valorizza e trattiene il più promettente centrocampista europeo (Hamsik), vince la scommessa di “addomesticare” il talento di Lavezzi, investe sul potenziale di Cavani e tratta, con ottime possibilità di chiudere l’acquisto, uno dei più contesi difensori della Liga (Ruiz). Il tutto con una gestione societaria oculata e chiudendo il bilancio ripetutamente in attivo. Il Napoli raccoglie oggi i frutti di un progetto ideato più di sei anni fa e che sta gettando le basi per futuri successi.La nuova dimensione assunta sul mercato internazionale è un prezioso indizio in tal senso. Nel ricordare la sofferta vittoria di quel quattordici aprile 2001 ( a siglare il goal vittoria proprio un giovane Jankulovski), l’augurio che facciamo al Napoli, ancor più che aggiudicarsi i tre punti, è che i tifosi azzurri non debbano mai più rivivere quei momenti. Pompilio Salerno
Vi proponiamo la video cronaca di quella partita:
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro