L’umore di Napoli, così sensibile allo scirocco, s’intorbida; le tre sberle di Bergamo non sono piaciute. Le sberle, devo dirlo, sono esplose sul volto e sulle gambe ghiacciate del Napoli in maniera imprevista. La squadra aveva dato, sia pure stravolta dai molti mutamenti imposti e non da Benitez, ancora una volta, dopo serie del campionato, dimostrazione di validità fino a quando il tecnico utilizza la formazione composta da Hamsik e Higuain. Appena, invece, Benitez mette mano al turno over crolla di schianto. Considerazioni e domande fatte nell’ascensore dell’Ata a Riccardo Bigon. Gli ho chiesto nel pomeriggio del 31 (le 23 erano ancora lontane) se oltre Ghoulam sarebbe arrivato qualche altro rinforzo; “mai dire mai” mi risponde e gli ricordo che non si possono affrontare tre competizioni senza un vice Higuain, senza un mediano incontrista e altro. Non voglio entrare nel merito della gara, pur essendo presente all’”Atleti Azzurri d’Italia”, accreditato dal Corriere del Pallone. Mi permetto solo di dire che, a mio avviso, la partita andava preparata meglio sul piano psicologico. Benitez invece, probabilmente sulle euforiche ali della vittoria in Coppa Italia contro l’ottima Lazio di Edy Reja aveva dato a tutti perlomeno una sensazione di disinvoltura.
Aveva infatti, con una prontezza eccessiva, richiamato in squadra Reina, Dzemaili e Pandev e si era preparato al prestigioso e difficile duello con l’Atalanta, con un disegno di squadra diversa. O almeno aveva questa impressione.
I calciatori hanno una mentalità sui generis. Una mentalità che pretende rispetto, specie quando il dovere risulta lo facciano per intero. La mia enorme stima per Benitez prende l’avvio, proprio dalle notevoli dimostrazioni offerte da questo tecnico nel campo di questa necessaria psicologia spicciola. Benitez si lega e lega a se la famiglia calcistica che gli viene affidata, con un senso di fedeltà e di riconoscenza che lo mette sempre al sicuro da qualsiasi malrovescio o crisi.
Benitez può perdere partite su partite di seguito ma mai accade che venga messa in discussione la sua posizione. Ne deriva, da questo modo di procedere, un accrescimento del suo prestigio personale sensibilissimo. E così succede che il Napoli si ritrovi, dopo tanti trionfi, con il deretano per terra, ma Benitez non viene nemmeno sfiorato dalle critiche. Benitez si mantiene fedele al gruppo base, si riporta e lo riporta a galla.
In quanto all’impegno profuso da Maggio e co. in Lombardia credo comunque non sia il caso di parlarne. Adesso l’impegno con la Roma obbliga al gruppo il superamento del turno, anche per il vantaggio economico che ciò comporta.
Si riapre a Roma, il problema del turno infrasettimanale: Coppa Italia e Europa League accompagneranno gli uomini di Benitez che sono al terzo posto e hanno l’obbligo di gestire bene le energie fisiche e mentali proprio per l’importanza che ha il campionato per qualunque società.
Il calendario ci riserva un insidioso turno casalingo, il Milan sabato sera alle 20,45, quindi la trasferta di Reggio Emilia contro il Sassuolo, dopo aver ricevuto la Roma per il ritorno di Coppa Italia. Il Napoli torna in campionato con una sequenza di risultati non proprio strepitosi. E’ lontano da Juve e Roma e deve anche guardarsi le spalle dalla Fiorentina.
A mio modesto avviso il campionato è, nonostante la netta supremazia di Juve e Roma, ancora aperto. E il Napoli, senza per questo dover favoleggiare di terzo posto, può condurre in porto un girone di ritorno spettacoloso.
Ha il suo equilibrio nella formazione base, nel quale dovrà rientrare, senza turbarlo, Insigne; ha le carte in regola per produrre un gioco migliore. Chiarisco che per migliore non intendo più bello ma più scarno. Prima di Bergamo rilevai, non senza qualche preoccupazione, le insidie di una manovra che mi sembrava frutto di spontaneità e basta. La robustezza del passivo di Bergamo conferma in me quella perplessità.
La compagine di Benitez non poteva né doveva prendere tre gol in pochi minuti a Bergamo. Un corto circuito di tal genere può solo esplodere in un complesso che giochi appunto spontaneo. E si regga sulla disinvoltura e sulla freschezza atletica.
Chi ha uno schema rimedia con quello alla stanchezza, che non escludo sia serpeggiata lassù. In parole più povere esorterei Benitez a rendere meno fluida, pur non alterandone la semplicità, la manovra che sta producendo oggi la squadra. Cioè più sorniona a centrocampo, con un Inler simile al periodo dell’Udinese, e rapida e agile in attacco. Dove andremmo più cauti, ad esempio, è nell’arrembante gioco casalingo che sviluppano i pur bravi Callejon e Mertens. Sulla formazione, al momento in cui scrivo, non ho notizia precisa. L’unica certezza è la presenza di Ghoulam. La speranza, invece, è che si affidi all’organico base: Reina (o Rafael); Maggio (o Reveillere), Albiol, Fernandez, Ghoulam; Callejon, Jorginho, Inler, Insigne; Hamsik; Higuain. Con la Roma si gioca tutto. La Coppa Italia ha assunto un’importanza straordinaria.
Il problema, comunque, insisto nel dirlo, è rendere più scarno e meno brillante il movimento del complesso. Benitez può riuscirci con la collaborazione ormai affettuosa che sta riscuotendo dai giocatori.
Appostato a Castelvolturno il Napoli ripensa adesso a superare il turno di Coppa Italia ed approdare al magnifico scenario della finale all’Olimpico con Udinese o Fiorentina ma anche al campionato che va onorato con ancor più impegno. Milan e Sassuolo sembrano proprio fatte apposta per proseguire la corsa.
NANDO TROISE
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