“Non è nelle stelle che è conservato il nostro destino, ma in noi stessi” affermava William Shakespeare. Chissà se in questa massima del drammaturgo e poeta inglese si potrebbe riverberare la storia calcistica di un giovane connazionale che in queste prime due giornate di Premier League sta rivestendo i panni del protagonista nel Tottenham: il suo nome è Eric Dier, difensore ventunenne prelevato durante quest’estate dallo Sporting Lisbona. Si, perché se il destino non lo si può controllare, lo si può di certo indirizzare dalla propria parte con caparbietà, sacrificio e voglia di emergere. Grazie a queste caratteristiche Dier sta ritagliandosi fama e successo nell’ambiente, oltre ad aver siglato due reti in altrettante gare con la formazione allenata da Mauricio Pochettino che ne hanno accresciuto di certo la reputazione. Di certo il 16 agosto 2014 rimarrà una data da non dimenticare per questo biondo difensore centrale nato a Cheltenham il 15 gennaio 1994, ossia quello del suo debutto in Premier League nella trasferta giocata dal Tottenham al “Boleyn Ground” contro il West Ham; Dier in questa circostanza dimostra tutte la sua duttilità e le sue doti difensive in un ruolo non propriamente suo (terzino destro), impreziosendo la sua prestazione con il gol che deciderà l’incontro (prodigiosa la sua incursione a tagliare la difesa avversaria per poi infilare il pallone in rete dopo aver dribblato il portiere in velocità). Sette giorni dopo il destino si ripete in occasione della sonora vittoria casalinga degli Spurs per 4-0 contro il Qpr, questa volta con un guizzo sugli sviluppi di un calcio d’angolo a favore. Colpi di un predestinato dalla storia già scritta.
TENNIS? NO GRAZIE – Mica male per un debuttante che fino a qualche tempo fa solcava esclusivamente i terreni di gioco del campionato portoghese. Si, perché la storia di questo giovane centrale difensivo è tanto particolare quanto curiosa: suo padre Jeremy (ex giocatore professionista di tennis che ha gareggiato, tra l’altro, al prestigioso torneo di Wimbledon) decide di trasferirsi con la sua famiglia in Portogallo in virtù di un’opportunità di lavoro presentatasi per sua moglie nell’ambito del settore della ristorazione in occasione degli Europei del 2004 svoltosi in terra lusitana. A dispetto degli svariati tentativi di papà Jeremy, Eric Dier dimostra fin da bambino che racchette e palline da tennis non fanno parte del suo dna, preferendogli senza alcuna esitazione un pallone e delle scarpette da calcio. All’età di otto anni entra a far parte del settore giovanile dello Sporting Lisbona, passando in rassegna tutte le categorie del club bianco-verde. Quello dei Leões è un settore giovanile di qualità dal quale sono emersi fior fior di campioni come Cristiano Ronaldo e Figo, tutti osservati scrupolosamente dal “maestro di calcio” Miguel Silva, il vero grande addestratore dei talenti dei bianco-verdi.
CARATTERE ED OSTINAZIONE – Nel 2010 i genitori decidono di ritornare in Inghilterra, mentre l’adolescente Dier è sicuro nel voler proseguire la sua carriera nell’accademia dello Sporting. La sua grande forza d’animo gli fa superare egregiamente l’ostacolo più incombente di questa sua prima esperienza all’estero: la lingua portoghese. Nell’aprile di quell’anno, arriva la firma sul suo primo contratto con il club lusitano: per accaparrarsene le prestazioni la società portoghese cede il 50% dei diritti del difensore alla “Quality Football Ireland Limited” (per poi riappropriarsene successivamente nell’aprile del 2012). Ma all’orizzonte si profila per il difensore un’opportunità da cogliere al volo: nel gennaio 2011, all’età di diciassette anni, ha la possibilità di poter tornare nella tua terra di origine grazie alla proposta di prestito avanzata dall’Everton. Il ragazzo accetta, disputando diciotto mesi (tra 2011 e 2012) con la maglia dell’Under 19 dei Toffees, senza però mai debuttare in prima squadra.
ESPLOSIONE TARGATA LEONES – Tornato allo Sporting entra tra le fila della squadra riserve per la stagione 2012/13. Bastano solo quattro mesi trascorsi in quel gruppo allenato dal portoghese Oceano (corrisposte da 7 presenze e due reti siglate) per convincere il mister della prima squadra Franky Vercauteren a convocarlo l’11 novembre 2012 in occasione della sfida di vertice contro lo Sporting Braga. Schierato come centrale difensivo della difesa a quattro completata da Insua, Xandão e Rojo, Eric Dier tiene testa ai pericolosi affondi dell’attaccante promessa degli Arsenalistas Éder, riscuotendo molti complimenti da compagni e addetti ai lavori. Di lì in avanti sarà una vera e propria ascesa professionale per lui: nella successiva gara si toglie subito la soddisfazione di siglare il suo primo gol con la maglia dei Leões nel pareggio in trasferta contro il Moreirense. Al termine di quella stagione (2012/13) saranno complessivamente 14 le presenze in prima squadra, gettando le basi per la riconferma in pianta stabile in vista dell’annata successiva. Ma le cose non si evolvono esattamente come presupposto dal ragazzo, poiché nel 2013/14 Dier si divide nuovamente tra riserve (9 presenze) e prima squadra (13 presenze), con 3 presenze in Coppa di Portogallo.
PROFETA IN PATRIA – Al termine della stagione fioccano numerose proposte d’acquisto per il giovane centrale difensivo, principalmente da parte di club inglesi, i quali fanno leva sulla voglia del giocatore di ritornare in patria da protagonista. I tempi per il suo ritorno sono maturi, ed a sbaragliare la concorrenza di Manchester United, West Ham e Newcastle è il Tottenham del nuovo corso targato Mauricio Pochettino. Con il suo acquisto (irrisori i 4 milioni di euro sborsati per il suo cartellino) e con quello del difensore argentino Fazio proveniente dal Siviglia gli Spurs hanno l’intento di migliorare la pessima media reti incassate della scorsa stagione (51 gol). Il biondo difensore alto 188 centimetri non ha alcuna esitazione nell’accettare la sua nuova destinazione, forte anche dei legami d’amicizia che riserva con alcuni giocatori degli Spurs come Towsend, Kane, Tom Carroll e Fryers, compagni in Under 21 inglese. Nazionale inglese che poteva esser rifiutata per la Seleção Portuguesa a fronte della convocazione della Federcalcio rosso-verde quando era ancora minorenne, sebbene il giocatore abbia sempre rifiutato tale opportunità per giocare nella selezione dei tre leoni. Difatti il suo debutto in Under 18 arriva nel 2011, mentre due anni più tardi viene convocato in Under 21 debuttando nell’agosto del 2013 contro la Scozia.
DOTI DA LEADER – Eric Dier è un difensore centrale che occupa preferibilmente la posizione di centro-destra in una retroguardia composta da quattro uomini. Nonostante la giovane età il ragazzo possiede già una discreta personalità: non dimostra esitazioni, infatti, nell’inizializzare l’azione di gioco dalle retrovie appena si trova nelle circostanze più idonee. E’ dotato di un’ottima intelligenza tattica, capace anche nei frangenti più delicati di renderlo lucido per contrastare gli avversari. Tenace, aggressivo e rapido al punto giusto. Si dimostra molto spesso abile e attento nella copertura difensiva. E’ versatile, e può rivestire all’occorrenza anche il ruolo di difensore destro e, talvolta, di centrocampista centrale davanti alla difesa. Al suo debutto contro il West Ham, dopo esser stato schierato inizialmente come centrale difensivo, è stato dirottato sulla corsia destra difensiva per soccombere all’inferiorità numerica conseguita dai suoi, risultando straordinariamente decisivo nell’equilibrio degli Spurs oltre che a realizzare la rete decisiva del match. La sua ottima flessibilità nel saper interpretare il ruolo potrà esser d’ora in avanti un’arma in più da sfruttare per mister Pochettino, il quale lo ha voluto fortemente nel suo nuovo corso con il club londinese. A volte il suo eccessivo senso della posizione gli fa perdere la marcatura dal suo diretto avversario, ed in tal senso la presenza al suo fianco di un centrale d’esperienza potrebbe certamente alimentare le sue già ottime qualità difensive. Se continuasse a mantenersi su questi livelli, gli si aprirebbero senza ombra di dubbio le porte della Nazionale inglese di Roy Hodgson. Il futuro sta dalla parte di Eric Dier ed è lui l’unico a dover esser l’artefice della sua consacrazione: essere o non essere, questo è il dilemma.
(minuto 0:37 del video sottostante)
A cura di Gilberto D’Alessio
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