Oggi sono iniziate le fasi finali del campionato Primavera con Roma-Spezia. Anche questa volta non ci sarà il Napoli che nell’era De Laurentiis non è mai entrato tra le prime otto squadre di questa categoria. In quattro occasioni si è riusciti ad andare oltre la regular season, nel 2005/06, quando la Primavera di Caffarelli cadde contro la Sampdoria agli ottavi di finale, nel 2008/09 quando Insigne e compagni furono sconfitti dal Genoa di El Shaarawy e nel 2011/12 e nel 2012/13, quando prima il Palermo e poi il Chievo Verona eliminarono il Napoli al primo turno dei play-off, obiettivo fallito per la seconda volta consecutiva dalla Primavera azzurra. Un anno fa ci sono stati gli ottavi di finale di Youth League persi all’ultimo istante contro il Real Madrid ad alleviare la delusione per l’eliminazione contro la Lazio in Coppa Italia e soprattutto la mancata qualificazione ai play-off. In questa stagione la Primavera azzurra, con un’età media in linea con gli standard del campionato (18,7) ha chiuso addirittura al settimo posto del girone C composto da tredici squadre ed è stata eliminata ai rigori dalla Lazio agli ottavi di finale della Tim Cup Primavera. Non bastano certamente i quarti di finale della Viareggio Cup e la vittoria del torneo di Ostuni per poter definire esaltante questa stagione.
43 PUNTI IN VENTISEI PARTITE, QUANTI PERSI CONTRO LE PICCOLE –
Il Napoli ha chiuso il girone C con 43 punti conquistati in ventisei partite che non sarebbero bastati in nessuno dei tre gironi per acciuffare i play-off. Andando a fondo nel rendimento degli azzurrini, si può comprendere in maniera chiara da dove provengono le difficoltà di questa squadra. 43 punti: venti conquistati contro le prime sei della classificata, ventitrè contro le ultime sei. Questo confronto dimostra che il Napoli ha sprecato diciotto punti potenziali contro le “piccole”, cioè contro le realtà che hanno portato a casa meno punti degli azzurrini nella classifica finale. E’ emerso un deficit di personalità, nella capacità di tenere alto il livello della concentrazione, di avere in tutte le gare il giusto approccio nervoso, di affrontarle con intensità e applicazione. Lo dimostrano le quattro rimonte subite di due gol nella doppia sconfitta contro il Livorno e nei pareggi interni contro Latina e Vicenza, quando, invece, solo in due occasioni il Napoli è riuscito a ribaltare le partite: contro la Lazio a Formello dall’1-0 all’1-3 portando a casa un successo che mancava dal 2004 e contro la Roma a Sant’Antimo dallo 0-1 al 2-1 alla penultima giornata di campionato. Una squadra che colleziona venti punti su trentasei contro le prime sei è dotata di buoni valori, avrebbe bisogno di una guida tecnica più efficace per avere più continuità e formare una mentalità vincente. I 10 pareggi su ventisei partite rivelano un evidente gap nell’incapacità di formare una mentalità vincente. Gli stop continui contro le “piccole” non sono da attribuire solo ad un gap relativo alla mentalità e alla personalità (fattori molto preoccupanti visto che si tratta di ragazzi del ’96 pronti al tuffo nel professionismo) ma anche ad un discorso tattico. Il Napoli di Saurini esprime poche variabili di gioco, al di là dei moduli si ricerca in maniera ossessiva l’utilizzo della fisicità da parte del centravanti e la capacità dell’esterno offensivo di aprire i varchi, di spaccare le difese avversarie. Saurini è al terzo anno alla guida della Primavera e ha riproposto sempre lo stesso spartito: al primo anno la manovra era dirottata sull’asse Novothny-Roberto Insigne, poi sono arrivate le coppie Rubino-Tutino e Persano-Bifulco.
IL PEGGIOR ATTACCO TRA LE PRIME SETTE DEL GIRONE C-
Trenta gol subiti, gli stessi del Palermo quarto in classifica, uno in meno rispetto al Catania sesto e ben tre in meno del Bari secondo alle spalle della Roma. Il Napoli non ha avuto nella difesa il suo gap rispetto alle altre ma nell’attacco, il peggiore tra le prime sette del girone C con soli quarantatre gol segnati. Persano e Bifulco sono arrivati in doppia cifra con dieci gol in campionato (undici a livello stagionale) ma avrebbero potuto fare di più in un collettivo che avrebbe dimostrato maggiore armonia nei movimenti offensivi. L’esplosione di Bifulco e l’esordio di Luperto in prima squadra durante Napoli-Milan sono le notizie più belle dell’annata ma il potenziale dell’esterno destro d’attacco della Primavera azzurra poteva essere sfruttato meglio. Gli avversari nella seconda parte della stagione hanno cominciato a conoscere Bifulco, si sono organizzati strutturando delle gabbie per annullare il suo talento, basta vedere le marcature predisposte da Pulvirenti durante Napoli-Catania saltate dopo il vantaggio azzurro e da Cecchi nell’ultima sconfitta subita dall’Empoli. Saurini ha risposto a tali mosse con la solita inversione degli esterni d’attacco che non può bastare, in quel caso bisogna lavorare per produrre un giro palla più veloce e movimenti offensivi diversi cercando di giocare più tra linee o con le sovrapposizioni degli esterni bassi, facendo saltare le coperture preventive.
LA GESTIONE DELLA ROSA E’ IL TASTO PIU’ DOLENTE –
La gestione delle rose è il tasto più dolente dell’era Saurini. Nella scorsa stagione più volte Palumbo, De Iorio ed altri erano lanciati in Primavera sotto età senza trovare spazio. Questi ragazzi in un punto cruciale della crescita calcistica non giocavano nè negli Allievi nè in Primavera, nell’annata in corso Saurini ha continuato con il suo metodo di gestione dell’organico in cui ci sono i titolarissimi e quelli che giocano pochissimo. Saurini aveva un organico composto da ’96 e ’97, questi ultimi dovrebbero essere la base dell’organico che affronterà la prossima stagione e in quanto tale dovevano essere valorizzati. Solo Bifulco e Gennaro De Simone hanno trovato continuità, Granata fino al 14 Marzo (Napoli-Catania) aveva totalizzato solo settanta minuti, poi si è rivelato così prezioso da essere impiegato per 438 minuti nelle ultime sei giornate, Fabrizio De Simone ha trovato spazio solo per 245 minuti tra campionato, Coppa Italia e Viareggio Cup, Lombardi e Selva stazionano sui 500 minuti circa, mentre De Iorio, Palumbo e De Masi sono addirittura finiti in prestito rispettivamente alla Pro Vercelli, alla Juve Stabia e al Real Monterosi. Anche Cicerello doveva essere impiegato meglio per poter produrre una valutazione seria a fine stagione sul suo riscatto dal Lecce, invece, è stato tenuto in campo per gli interi novanta minuti soltanto in due occasioni, contro il Pakhtakor alla Viareggio Cup e il Catania in Coppa Italia.
CONTRATTO SI, CONTRATTO NO, C’E’ QUALCOSA CHE NON VA –
Un allenatore di settore giovanile dovrebbe avere come priorità la valorizzazione dell’organico a sua disposizione, cercando di seguire le linee guida della società in tal senso. I giocatori che firmano il contratto da professionista di solito sono quelli in cui la società crede di più. In casa Napoli, se ci fermassimo alle scelte di Saurini soprattutto nel finale di stagione, sembrerebbe non essere così. Basta vedere la pessima gestione di Romano e Anastasio, due ragazzi messi sotto contratto più di un anno fa: il primo non è mai riuscito ad esprimersi al meglio con Saurini, le contraddizioni sono esplose nel finale di stagione con le tre giornate di squalifica rimediata a Vicenza e l’esclusione all’ultima giornata contro l’Empoli, il secondo è addirittura uscito dalle preferenze del tecnico dopo la Viareggio Cup. Dalla sfida contro la Ternana all’ultima giornata contro l’Empoli, Anastasio ha giocato solo trecentoquindici minuti in nove gare, alternandosi continuamente tra i ruoli di esterno basso ed alto. Un allenatore di settore giovanile avrebbe dovuto affrontare i suoi limiti in fase difensiva cercando di farlo migliorare, non proporre continui cambi di posizione che non l’hanno sicuramente valorizzato. Sono emerse delle contraddizioni tra le scelte della società e quelle di Saurini, un dato su cui bisognerebbe riflettere in vista della prossima stagione.
TERZA NELLA CLASSIFICA DELLE ESPULSIONI, UNA SQUADRA MOLTO NERVOSA –
L’armonia nello spogliatoio è l’unico elemento imprescindibile per portare a casa dei risultati in qualsiasi sport di squadra. Durante tutta la stagione, in molte occasioni non abbiamo visto un gruppo coeso ma anzi troppo spesso in alcune situazioni di gioco sono prevalse le invidie, le gelosie e gli individualismi sul collettivo. Più volte il gruppo è apparso nervoso, eccessivamente teso, ansioso, rispecchiando in campo il carattere dell’allenatore. Lo dimostra un dato inequivocabile: con cinque espulsioni, il Napoli è terzo nella classifica dei cartellini rossi del girone C insieme all’Avellino fanalino di coda. Gli azzurrini chiudono dietro solo il Crotone e il Bari che hanno subito rispettivamente otto e sei espulsioni. Il dato cresce ancora di più se si contano le due espulsioni contro il Cagliari in Tim Cup Primavera e quelle contro L’Aquila al torneo di Ostuni, da cinque si arriva a ben nove espulsioni.
VIAREGGIO E OSTUNI, DUE BUON AVVENTURE CHE NON BASTANO –
La qualificazione ai quarti di finale della Viareggio Cup dopo dodici anni rappresenta sicuramente il miglior risultato dell’annata ma non basta per considerare positiva questa stagione. Il Napoli ha battuto Pakhtakor, L.I.A.C. New York, Bruges e ottenuto due pareggi per 0-0 contro il Verona, perdendo ai rigori nella sfida che contava di più. Figuriamoci poi se il secondo successo consecutivo al torneo di Ostuni ottenuto dopo aver battuto Brindisi, Martinafranca, L’Aquila, Bari e Bologna. Gli azzurrini dovevano almeno andare ai play-off, questo gruppo non doveva fallire quest’obiettivo.
LE PROSPETTIVE PER IL FUTURO –
In questi anni più volte vi abbiamo raccontato che il settore giovanile del Napoli stava ancora usufruendo del lavoro di formazione e scouting messo in piedi da Giuseppe Santoro e dai suoi collaboratori negli anni scorsi. Il ciclo si è chiuso, uscendo i ’96 dal contesto del settore giovanile rimangono solo le macerie degli svincoli massivi decretati da Sormani, Bigon e Barresi nelle scorse stagioni. La Berretti dell’Aversa Normanna, con un’ossatura composta da vari ex Napoli, va alla final four nazionale mentre il Napoli non ha neanche un numero sufficiente di ragazzi del ’97 e del ’98 per formare una rosa all’altezza a livello numerico. I responsabili Grava e Mozzillo stanno organizzando vari raduni, hanno ampliato i loro occhi anche nelle categorie minori ma è molto complicato ricostruire una rosa competitiva considerando anche il budget che mette a disposizione De Laurentiis. L’exploit dei Giovanissimi Nazionali contro la Juventus impone la realizzazione della seconda squadra Allievi per far crescere i ragazzi e non perderne altri per strada ma contemporaneamente bisogna potenziare anche gli organici delle altre formazioni giovanili. In fase di rivoluzione, De Laurentiis riparta dagli elementi solidi di una società: stadio e settore giovanile.
Ciro Troise
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