E’ la categoria che negli ultimi anni ha dato le più grandi soddisfazioni al Napoli, che ben quattro volte negli ultimi cinque anni ha raggiunto la final eight, con una semifinale e due finali perse nel proprio curriculum. Parliamo del campionato Giovanissimi Nazionali che, dopo la riforma della scorsa estate, ha cambiato denominazione in Under 15. Nel percorso di formazione di un giovane calciatore, è una categoria determinante, quella in cui si realizza il salto nei campionati nazionali dopo l’attività di base svolta a livello provinciale e regionale. Il risultato in questa fase della crescita è uno stimolo importante, uno scopo da prefissarsi ma non dev’essere assolutamente l’unica cosa che conta.
Il Napoli nel campionato Under 15 non ha raggiunto il primo obiettivo stagionale: la qualificazione alla Nike Premier Cup 2016 (a cui si qualificano le realtà campioni d’inverno nei propri giorni), il torneo più prestigioso della categoria. Partecipare all’interessante rassegna che si tiene in Abruzzo avrebbe rappresentato sicuramente un’esperienza di spessore per gli azzurrini ma questo risultato non raggiunto non deve offuscare l’ottimo girone d’andata dei ragazzi di Panico.
I numeri parlano da soli: la squadra è ancora imbattuta, ha collezionato otto vittorie e tre pareggi, uno in trasferta contro il Palermo, che si è laureato campione d’inverno con due punti di vantaggio sugli azzurrini e disputerà la Nike Cup e due in casa contro Paganese e Trapani, può vantare il miglior attacco del girone H con 41 gol fatti e la seconda miglior difesa con solo nove reti subite. Ci sono dei singoli che si sono messi in mostra il cui percorso dev’essere seguito con particolare attenzione dal Napoli ma l’arma principale del gruppo di Panico è la capacità di produrre gioco. Non sono le giocate più estemporanee dei ragazzi più talentuosi a determinare i successi ma la qualità della manovra, che è naturalmente impreziosita dal talento dei singoli. Questa caratteristica ha fatto in modo che il Napoli è riuscito a vincere solo quando si è espresso a buoni livelli in termini di gioco, appena cala il livello del ritmo e dell’intensità sprigionata arrivano le difficoltà. La prestazione più entusiasmante è sicuramente quella di Campagna contro la Salernitana, soprattutto nel primo tempo, una prova che i ragazzi dovrebbero studiare frequentemente per capire cosa ha particolarmente funzionato in quella mattinata d’inizio novembre.
Quando non si raggiunge, però, un obiettivo, è doveroso fermarsi a riflettere, capire in cosa bisogna migliorare. I pareggi interni contro Paganese e Trapani hanno impedito agli azzurrini di andare alla Nike Cup. E’ paradossale che la squadra con il miglior attacco del girone abbia fallito l’accesso alla Nike Cup in virtù di due 0-0 in cui gli azzurrini hanno stentato soprattutto sotto il profilo psicologico. Contro la Paganese nel secondo tempo l’ansia del risultato ha reso i ragazzi di Panico un po’ contratti mentre nella sfida contro il Trapani si è notato un calo nell’approccio, nell’intensità, nella continuità della concentrazione. I siciliani potevano addirittura far cadere l’imbattibilità degli azzurrini se Ferrara non si fosse rivelato decisivo parando un calcio di rigore, quella partita dimostra che c’è ancora tanto da lavorare per Panico e il suo staff.
Nel 2016 bisogna continuare sulla scia di quanto fatto nella prima parte della stagione riguardo ai concetti di gioco, alla crescita complessiva del gruppo e dei singoli, il passaggio successivo è insistere sempre di più sull’aspetto mentale. Il compito è molto arduo: bisogna liberare i ragazzi dalle pressioni esterne e calarli completamente nel lavoro della squadra nel percorso verso l’obiettivo final eight e soprattutto nella missione di far migliorare il gruppo a propria disposizione sotto tutti gli aspetti: tecnico, tattico e psicologico.
Ciro Troise
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