Il 2015 è andato via, nel weekend ricominciano anche i campionati giovanili. Per la Primavera bisognerà aspettare qualche giorno in più, la ripresa è prevista per il 16 Gennaio e gli azzurrini affronteranno in casa il Palermo. L’inizio del 2016 coinciderà anche con il girone di ritorno, al giro di boa è legittimo buttar giù qualche riflessione sul percorso compiuto dal Napoli nelle categorie nazionali. Iniziamo questo viaggio con il cammino proprio della Primavera, che ha vissuto un inizio di stagione travagliato ma sarebbe riduttivo fermarsi solo sul presente nell’analisi perché le difficoltà partono da lontano.
Il 28 Giugno 2012 ad Abbadia San Salvatore i Giovanissimi Nazionali guidati da Ciro Muro perdevano 4-1 la finale scudetto contro l’Inter di Bonazzoli. Tra i venti componenti della distinta di gara di quella sfida solo otto sono ancora di proprietà del Napoli: Otranto, in campo sotto età rispetto alla categoria, Granata, Aniello Esposito, Bifulco, Fabrizio De Simone, Gennaro De Simone, Selva e Lombardi. Considerando che Bifulco è in prestito al Rimini, Lombardi è stato ceduto al Taranto e Selva dovrebbe trasferirsi alla Frattese, da gennaio il nucleo di quel gruppo nell’attuale Primavera si ridurrà a cinque elementi. Questi dati non lasciano scampo ad interpretazioni, la Primavera che sta disputando la stagione in corso eredita un fallimento di pianificazione tecnica. Lo svincolo massivo e la cattiva gestione di tanti ragazzi ha svuotato il nucleo di ragazzi ’97 e ’98 del Napoli, patrimonio tecnico del club azzurro.
Gianluca Grava, quando si è assunto la responsabilità della guida tecnica del vivaio del Napoli, è dovuto ripartire dal “deserto”, cercando di rimediare agli errori compiuti trovando innesti in giro per la Campania secondo i parametri del budget a sua disposizione. Riguardo alla Primavera, tale missione non è andata a buon fine, i dodici innesti, considerando la rosa che ha iniziato la stagione in corso, inseriti nel corso degli ultimi due anni non hanno dato la svolta al gruppo guidato da Saurini.
L’organico ha delle carenze, in difesa l’apporto di Luperto è stato importante, in attacco manca una valida alternativa a Negro ma è soprattutto la gestione delle difficoltà che non ha funzionato. Le dichiarazioni di Grava (“Sto cercando di tamponare gli errori del passato, mi assumo le responsabilità dai ‘2000 in poi”) e Saurini (“abbiamo una squadra molto giovane, composta da tanti ’98 e dovremo soffrire spesso”) hanno trasmesso il concetto che si trattasse per la società di un periodo di transizione, in attesa che le leve più promettenti del vivaio azzurro possano completare il loro percorso di crescita. Più volte il gruppo ha avvertito una sensazione di sfiducia, rafforzata dal perdurare di risultati negativi e anche di alcune prestazioni non esaltanti.
La Primavera non ha un organico da prima fascia ma ha collezionato meno punti anche di realtà di spessore inferiore, quindi, nel 2016 può fare molto meglio. Il 4-1 in rimonta contro il Latina può essere lo “sliding doors” della stagione ma serve una svolta complessiva nell’approccio mettendo al centro del progetto un’idea tecnico-tattica coerente, un progetto in cui far sentire tutti partecipi, che abbia lo scopo di migliorare i singoli sotto tutti gli aspetti. E’ giusto trasmettere ai ragazzi l’umiltà, il valore del lavoro ma anche la consapevolezza nei propri mezzi e la serenità che da essa deriva. Il “mal di trasferta” degli azzurrini (un solo punto conquistato lontano da Sant’Antimo nel girone d’andata) mette in mostra la fragilità del gruppo dal punto di vista psicologico, resa ancora più evidente dalle sei espulsioni in quattordici partite disputate tra campionato e Coppa Italia (il Napoli ha chiuso il 43% delle gare disputate in inferiorità numerica). A prescindere dai risultati, la crescita dei ragazzi si costruisce intorno alle certezze e Saurini in questa prima parte di stagione non le ha trasmesse. Aver cambiato quattordici formazioni su quattordici sfide palesa un po’ di confusione e la ricerca di un equilibrio, di un’identità che non c’è ancora. Si tratta di un dato molto importante anche perché Saurini nelle scorse stagioni ha, invece, puntato su un gruppo base a cui apportava poche variazioni.
A cura di Ciro Troise
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