L’abbiamo definito il disastro della maledetta categoria di mezzo, sintetizzando così le tante difficoltà del Napoli negli ultimi anni relative agli Allievi Nazionali. Il passaggio dai Giovanissimi agli Allievi è il momento più delicato nella formazione di un giovane calciatore, è il primo step verso il calcio degli adulti. I ritmi diventano più alti, la fisicità acquisisce sempre maggiore peso. Il Napoli negli ultimi anni ha deciso di accelerare tale passaggio, cancellando la squadra Allievi Lega Pro. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: nel 2011 il Napoli conquistava il titolo Berretti, un secondo posto con i Giovanissimi Nazionali e la qualificazione alla final eight Allievi. Nell’anno successivo la riforma della Figc trasforma il campionato Allievi, dividendo le squadre di A e B da quelle di Lega Pro e il Napoli in quattro stagioni non ha mai centrato l’obiettivo play-off. I risultati nel calcio giovanile non sono la cosa più importante ma rappresentano un’unità di misura del lavoro svolto che riguardo agli Allievi Nazionali e alla Primavera ha mostrato delle crepe profonde nella programmazione societaria. Lo svincolo massivo ha smembrato le leve ’97, ’98 e ’99, il risultato è che il Napoli fa fatica ad avere organici pronti in tutte le categorie e ogni estate deve acquistare tanti giocatori per costruire rose competitive. La squadra Allievi che ha affrontato la stagione terminata da poco è la prima formata in emergenza durante la scorsa estate. Sono arrivati otto acquisti per rinforzare la rosa a disposizione di Liguori ma la cura Grava non è bastata. Non tutti i nuovi innesti hanno prodotto un rendimento soddisfacente, le indicazioni migliori sono giunte dagli ex Juve Stabia, che il Napoli dovrà decidere di riscattare o meno.
IL CROLLO NEL GIRONE DI RITORNO – Il Napoli ha chiuso il girone C con trentasette punti al sesto posto perché il Catania appaiato alla formazione di Liguori ha il vantaggio negli scontri diretti. Gli azzurrini hanno chiuso il girone d’andata a ventitrè punti conquistandone solo quattordici in tredici partite al secondo giro di boa del campionato. La squadra di Liguori si è resa protagonista di un crollo che ha palesato limiti del gruppo soprattutto in termini di personalità e mentalità vincente, come dimostrano le sette sconfitte esterne, alcune contro squadre di livello nettamente inferiore come Lanciano, Latina e Crotone (contro queste ultime due anche in casa gli azzurrini non sono andati oltre il pareggio). Il Napoli ha conquistato ventuno punti in casa e sedici fuori, dove troppo spesso si è sciolto al cospetto di ambienti più ostili e squadre più aggressive. Piuttosto che la personalità, è venuto fuori spesso il nervosismo, l’incapacità di mantenere la calma in situazioni difficili, come dimostrano le cinque espulsioni in ventisei partite in campionato a cui bisogna aggiungere quella di Russo contro l’Empoli al “Nereo Rocco”. I dati del girone di ritorno sono disastrosi: sono arrivate quattro vittorie, due pareggi e cinque sconfitte su tredici gare. Liguori ha fatto fatica a plasmare un gruppo solido e alla prima difficoltà la squadra non ha avuto la forza di reagire. Così si spiegano le cinque sconfitte consecutive contro Perugia, Crotone, Catania, Latina e Roma che hanno fortemente condizionato il cammino verso i play-off, distanti sette punti a fine campionato. Nella seconda parte della stagione, si è spesso notata una forte divergenza tra quanto chiedeva l’allenatore e ciò che facevano i ragazzi in campo. L’esempio più chiaro è avvenuto nell’ultima partita stagionale, la semifinale al torneo di Cava contro il Bologna: Liguori chiedeva i cambi di gioco e di far girare il pallone negli spazi larghi e s’insisteva continuamente con i fraseggi nello spazio stretto. Un’immagine che mi ha ricordato quanto avvenne a Supino contro il Frosinone: il Napoli in vantaggio 2-1 si limitava a gestire il possesso palla, Liguori chiedeva di avanzare verso la porta avversaria ma si moltiplicavano i retropassaggi e il giro palla in difesa. Il risultato è che il Frosinone riuscì a pareggiare e il Napoli perse due punti utili.
IL PEGGIOR ATTACCO TRA LE PRIME SETTE – Storicamente il 4-3-3 di Liguori ha sempre prodotto formazioni dalla spiccata vena offensiva. Questo gruppo non è riuscito a digerire con continuità le sue indicazioni tattiche e i dati lo dimostrano. Tra le prime sette il Napoli ha il peggior attacco, con solo trentuno gol realizzati. Il tridente offensivo dovrebbe avere nei gol degli esterni alti una risorsa fondamentale, profondamente mancata agli azzurrini. Su trentuno gol, dodici ne ha realizzati Negro, il secondo marcatore è Spavone con cinque reti, l’unico centrocampista capace di rappresentare con i suoi inserimenti una variabile di gioco in tal senso, visto il grave infortunio di Mattera. I cinque esterni offensivi che si sono alternati sui due lati ai fianchi di Negro hanno prodotto otto reti complessive: tre Marotta, tre Procida, uno Farina, uno Cioffi, nessuno Russo. Il comportamento della difesa è stato discreto, eccetto le prime tre della classifica solo Lanciano e Pescara hanno subito meno gol. Tanti errori, però. si sono ripetuti, basta vedere i vari gol subiti perché i difensori centrali si sono fatti scavalcare da lanci dalle retrovie o per gli inserimenti dalle corsie laterali con tiri o cross vincenti.
LE VARIABILI TATTICHE DI LIGUORI CON SCARSI RISULTATI – Intorno al mese di Novembre, Liguori, consapevole della prevedibilità dei meccanismi tattici della squadra e delle difficoltà dell’attacco, ha provato a cambiare modulo, passando al 3-5-2. Buona la prova di Roma, la sconfitta contro la corazzata di Coppitelli è arrivata per episodi sfortunati solo nel finale di gara, mentre la nuova identità tattica ha mostrato dei limiti nella gara interna contro la Ternana vinta per 2-1 con sofferenza. Non tutte le ciambelle escono con il buco, si dice nel calcio, e, infatti, se il centrocampo durante la stagione è riuscito ad assorbire meglio i movimenti richiesti, con il continuo interscambio in mezzo al campo mutuato dalla Germania di Loew, lo stesso non si può dire dell’attacco. Negro ha vissuto un po’ di confusione in virtù dell’alternarsi continuo tra Allievi Nazionali e Primavera, con due allenatori che assegnano compiti completamente diversi al centravanti, e ha fatto fatica ad agire in armonia sul fronte offensivo con gli esterni d’attacco, che non hanno mostrato grandi progressi nel saper attaccare la profondità con i tempi giusti.
I TORNEI, LO SPECCHIO DELLE DIFFICOLTA’ – La storia di Liguori nel settore giovanile del Napoli è nota per le tante belle avventure vissute nei tornei. Tutti ricordano la vittoria alla Viareggio Junior Cup o lo splendido percorso nel 2012 al torneo “Beppe Viola” di Arco di Trento con la finale persa contro l’Inter e tante altre buone affermazioni, come per esempio la Nike Cup disputata due anni fa e chiusa in semifinale ai rigori contro il Torino. In questa stagione Liguori non è riuscito ad entrare nel cuore dei suoi ragazzi, che non sono mai riusciti a superare i gironi eliminatori nei tornei più prestigiosi nonostante delle buone prestazioni. Il Napoli ad Arco di Trento, a Gradisca e al “Boscione” non ha mai passato il turno. Al 26° Torneo Internazionale di Cava gli azzurrini hanno raggiunto la semifinale chiudendo la competizione con una sola vittoria contro gli Allievi Regionali della Cavese, un pareggio contro il Davie United e due sconfitte contro Pescara e Bologna.
UN OBBLIGO PER IL FUTURO: LA SQUADRA ALLIEVI NAZIONALI LEGA PRO –Nonostante la cura Grava, gli investimenti compiuti sul mercato, il disastro della maledetta categoria di mezzo si è verificato anche in questa stagione. Il Napoli deve fare tesoro delle indicazioni avute e ha una soluzione obbligata per non disperdere il proprio patrimonio: formare la squadra Allievi Nazionali Lega Pro. E’ inutile che i Giovanissimi si qualificano alla quarta final eight in cinque anni e poi non ci sia continuità nel lavoro di Allievi Nazionali e Primavera perché è gestito male il salto di categoria. Tanti ragazzi della leva ‘2000 sono molto validi ma non sono ancora pronti per gli Allievi A e B, non bisogna depauperare il loro valore cedendoli in prestito ad altre società campane o peggio ancora svincolandoli. La priorità assoluta è formare la squadra Allievi Lega Pro, gestire l’inserimento dei migliori ‘2000 nella squadra Allievi A e B e cercare dei buoni innesti per la leva ’99. Senza, però, la seconda rosa Allievi il palazzo non ha fondamenta, è destinato a crollare. Piuttosto che i soliti proclami su cantera e scugnizzeria, gli annunci roboanti sugli ettari di terreno da cercare nella provincia di Napoli, al vivaio servono atti concreti: il più importante è dare il via libera alla formazione della squadra Allievi Lega Pro. Nei prossimi anni questa scelta potrebbe diventare anche obbligatoria, secondo le indiscrezioni da noi raccolte la Federazione sta pensando ad una riforma dei campionati da uniformare agli altri principali Paesi europei. Si va verso la divisione delle squadre di A e B da quelle di Lega Pro per il campionato Giovanissimi Nazionali che diventerebbe Under 15, la categoria Allievi sarebbe divisa in due tornei (Under 16 e 17) e l’Under 19 sarebbe la “vecchia” Primavera.
Ciro Troise
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro