La Lega Pro ha già risposto e da tempo: le «seconde squadre» dei club di A si accontentino dal campionato Primavera. La questione è ricca di aspetti controversi ma le condizioni del nostro calcio obbligano a guardarla uscendo dalle posizioni preconcette. Il calcio italiano è oggi un corpo disarticolato: da un lato la testa, da un altro le gambe, da un altro ancora le braccia. Bisognerebbe rimettere insieme le membra sparse ma è difficile perché il tasso di concorrenzialità e diffidenza che divide le Leghe, al di là dei sorrisi di circostanza, è piuttosto elevato. Un esempio? Ieri al convegno organizzato dalla Lega Pro mancava il presidente della B, Andrea Abodi. Avrà avuto i suoi buoni motivi per essere assente. Ne aveva pochissimi per essere presente visto che i rapporti con il collega Mario Macalli sono molto più che critici (in uno degli ultimi Consigli Federali è andata in onda una lite in piena regola). Bisognerebbe fare Sistema: ognuno dovrebbe avere un ruolo da svolgere. Il calcio è una piramide: la serie A è inevitabilmente il vertice, il motore di tutto, soprattutto finanziario. Non si tratta di dividersi il bottino ma di partecipare ai benefici dopo aver contribuito a crearli.
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