E’ tornata la Champions League e la sua musichetta. Battuta la Lazio, sabato 1 agosto, il Napoli gioca sabato 8 agosto ed ad attenderla ci sarà una delle squadre di calcio più forti al mondo.
Non è stato ancora metabolizzato il dramma dell’ammutinamento del 5 novembre 2019 né tantomeno le tante e terribili conseguenze ma dimenticato sì. La testa è solo ed unicamente a Barcellona.
Tornata la Coppa, il Napoli ha giocato e battuto la Lazio. In questa settimana, invece, Gattuso ha esaminato, nella quiete di Castel Volturno, con animo distaccato ed analitico, come ritornare vittorioso dalla insidiosa trasferta di Barcellona.
Dovrebbe analizzare e siamo sicuri che lo farà anche il rapporto con le riserve, le seconde linee, con Lozano in particolare.
Tra i tanti punti forti di questo allenatore è il suo modo di tenere rapporti netti e chiari con tutti: cioè società, stampa e tifosi, senza punti oscuri, bui e nemmeno grigi.
Da marzo non giocano tutti i campionati: la serie D, l’Eccellenza, la Prima, la Seconda Categoria, il Settore Giovanile. I campi di calcio non più affollati. Ai tifosi di queste squadre il calcio manca. I campionati giovanili, fermi, non consentono ai giovani aggregazione, socializzazione, attività fisica e rispetto delle regole.
“La fabbrica dei sogni” del mondo calcistico giovanile sospesa…
Veniamo a Napoli, alla mia Napoli.
E’ una Città assediata da sé stessa e prigioniera dei suoi mali. E’, però, bellissima! Il degrado corrode Napoli come una ruggine inarrestabile, distruttiva, paralizzante. La malattia che affligge Napoli, città di una bellezza stratosferica, antica signora, nata nobile, oggi scalmanata, perché violentata “dint a nu vico scuro”, seduta sui gradini della Chiesa del Carmine ad aspettare la carità.
Chi avrebbe mai pensato che le belle signore con abiti di seta fine e drappeggiati di via Calabritto e vico Belledonne a Chiaia scendevano in corteo per protestare il degrado di Chiaia, “il salotto bello della Città”.
In pieno centro lo stesso degrado che trovi nelle periferie. Ho più volte segnalato i cumuli di spazzatura in via Umberto Giordano, la strada che divide il teatro Mercadante dalla sede di Telecapri o quella all’interno dei jersey tra il Maschio Angioino ed il Molo Beverello.
I Quartieri Spagnoli, il Pallonetto di Santa Lucia, Forcella sono l’esatto opposto di quanto hanno a pochi metri di distanza e cioè via Roma, via Santa Lucia, Piazza Plebiscito. Sono il cono d’ombra della città impiegatizia, dei quartieri borghesi (via Michelangelo Schipa, via Tasso, via Depretis o via Cesario Console), delle professioni e del commercio. In questi posti non vi è distanza fisica ma distanza sociale, una divisione che taglia il Corpo di Napoli in più parti, sempre più indifferenti, estranee e nemiche. Questo miscuglio delle carte sociali convive ed è la materia prima dell’Oro di Napoli.
A Napoli non ci sono mai stati ghetti, perché non ne aveva bisogno. I pochi metri di strada o di cortile che separano, per esempio, il Pallonetto di Santa Lucia con via Santa Lucia e via Chiatamone o quelli di vico lungo San Matteo da via Toledo, erano una distanza invalicabile. Abitare in un basso dell’Arco Mirelli o ai piani alti di vico Fiorentine a Chiaia, significa vivere su piani differenti del tempo, appartenere a storie diverse.
L’accordo di convivenza sta per saltare. I Quartieri Spagnoli, Forcella, Masseria Cardone, Cupa dell’Arco, via Ghisleri e via Don Guanella, Secondigliano, Scampia, la Sanità si saldano e potrebbero occupare tutto il resto.
Questo è uno dei motivi che Napoli somiglia sempre di più a un suk mediorientale. Tornando da Roma, arrivando in Piazza Garibaldi, dopo aver ammirato la bellezza e l’organizzazione della Città Eterna, ti imbatti nelle immagini di squallore del Corso Umberto e del Corso Garibaldi, una immagine indegna di una Città che è tra le più belle del Mondo. Lo spazio di quelle aziende, famose nel mondo, e dei bellissimi alberghi della bellissima Piazza Garibaldi nelle mani dei soliti abusivi e la loro arroganza, la cattiva educazione e la criminalità.
La movida, i parcheggi selvaggi, il traffico, le corsie preferenziali sistematicamente invase.
Anche contro tutto questo le carte sociali abitanti nel salotto buono di Chiaia e del Vomero hanno manifestato con un corteo di protesta.
Due facce di un male fisico, Mergellina e via Baku, che sta condannando la città più bella del mondo a un destino di degrado da terzo mondo. Auguriamo che i cortei dei suoi cittadini, sia essi quelli di Chiaia o i movimenti studenteschi o gli operatori dei centri sociali, abbiano il fragore del tuono. Bisogna, sempre, tutti insieme, operatori della carta stampata, delle trasmissioni televisive e radiofoniche ed i portali di informazione, denunciare l’inerzia colpevole che può condannare Napoli.
Queste sono le mie riflessioni mentre mi accingo ad aspettare il Napoli che vada a scrivere la storia a Barcellona.
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