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La lezione di Spalletti sulla cattiveria è il patrimonio per il futuro

Il Napoli deve avere più ferocia nelle scelte, l'upgrade per i sogni è in questa caratteristica

Quando si vince, bisogna riflettere e capire perché si ha la serenità giusta per recepire le indicazioni. È una vecchia legge del calcio e Spalletti l’ha applicata ieri dopo la vittoria contro la Salernitana.

Una partita senza storia, considerando anche le condizioni della Salernitana, costruita male in estate, gestita peggio, espressione della situazione d’incertezza societaria fino alla svolta di fine 2021.

Dovrà lavorare tantissimo Sabatini per ricostruire una squadra credibile, capace di trasmettere almeno la speranza della grande impresa, confidando che al più presto possibile venga concesso alla Salernitana di giocare sul campo le partite contro Udinese e Venezia.

Spalletti ha ragione, il Napoli ha avuto un quarto d’ora di black-out in cui ha creduto di poter gestire il pallone senza la giusta intensità mentale, con poco movimento senza palla, come se la partita fosse già in cassaforte. È una questione d’atteggiamento, che deriva anche dalle caratteristiche dell’attacco senza Osimhen. Non c’è la ferocia, a volte ci si specchia come se si facesse accademia, convinti che poi arriveranno altre occasioni.

Un atteggiamento che ha portato al pareggio della Salernitana prima del rigore trasformato da Mertens a fine primo tempo. Il contatto è lieve ma Veseli allunga la mano dietro la schiena con Elmas in corsa, una dinamica che l’arbitro sul campo, vicino all’azione, ha ritenuto meritevole di rigore. Una scelta che non poteva essere corretta al Var, contro cui si sono scagliati tanti opinionisti. Non si è vista la stessa intensità di critica quando Handanovic andava espulso contro il Sassuolo o proprio sabato, per la gomitata di Dzeko a Modolo poco prima del gol del pareggio di Barella contro il Venezia.

Storie note, per cronaca il secondo rigore è ineccepibile. Il braccio di Veseli è largo e dalla scorsa estate la deviazione con un’altra parte del corpo (in questo caso l’ascella) non è rilevante, non depenalizza il fallo di mano se si aumenta il volume corporeo.

Bella la cooperativa del gol creata da Spalletti ma ora servono i bomber

 

Al di là del quarto d’ora di black-out, l’upgrade che il Napoli può fare è diventare più feroce nelle scelte, al momento dell’ultimo passaggio o della conclusione. Lo dimostrano i numeri: il Napoli tira 16.7 volte a partita in media, solo l’Inter in Italia va alla conclusione con maggiore frequenza.

I tiri in porta sono 5.5, il Napoli scivola al settimo posto nei cinque principali campionati europei e i gol, considerando quelli stagionali, sono precisamente due a partita. In serie A il Napoli ha solo il quinto attacco, l’inizio del 2022 con 10 punti in quattro gare ha addolcito la delusione per quelle sfide senza acuti contro Empoli e Spezia.

La cooperativa del gol funziona ma non c’è un attaccante in doppia cifra, s’attende che dopo la sosta Osimhen sia pienamente brillante, in termini realizzativi devono fare poi molto di più Politano, Lozano e Insigne. Petagna ha fatto solo tre gol ma sono stati pesanti, Mertens è stato il trascinatore nei momenti più complicati.

Il Napoli tutto sommato ha saputo resistere all’emergenza perché non era scontato arrivare a questo punto della stagione secondi in classifica, a +7 sulla Juventus quinta. Gli azzurri ora possono pensare ad una nuova vita, in attesa di ritrovare anche Koulibaly, Anguissa e Ounas, quando avrà messo a posto le complicanze cardiache post Covid.

Il Napoli ha retto all’emergenza, ora ritrovi l’entusiasmo del pubblico al Maradona

 

Le prime due settimane di febbraio diranno se il Napoli può dare sostanza ai propri sogni, tra la trasferta di Venezia e lo scontro diretto contro l’Inter, che il 6 febbraio dovrà disputare il derby.

L’obiettivo è sempre il ritorno in Champions League ma i sogni, se ricchi di sostanza, aiutano ad affrontare tutti gli impegni, generano entusiasmo in una città che ha bisogno di riscaldare il suo senso d’appartenenza.

Le partite contro Sampdoria, Fiorentina e Salernitana sotto il profilo della presenza di pubblico rappresentano un colpo al cuore. Mancavano l’anima delle curve, la città anche in altri luoghi è parsa colpita dalla variante Omicron ma il problema del distacco tra il Napoli e il suo popolo esiste e non va nascosto.

L’auspicio è che a febbraio si rigeneri un’altra vita: con la squadra al completo, l’entusiasmo in città e gli stadi più pieni, considerando che è iniziata la discesa dei contagi.

Stare a contatto con la vetta non era scontato, il Napoli è uscito da difficoltà incredibili svoltando proprio con il pareggio di Torino nel momento più complesso. Questo gruppo merita affetto ed entusiasmo, la città torni a vivere questa squadra e questa maglia con il calore che conosciamo.

Ciro Troise

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