Il rapporto tra gli allenatori e De Laurentiis, tra il lavoro compiuto in panchina e le scelte societarie è sempre stato controverso nella storia recente del Napoli. Il post-partita di Napoli-Juventus ha riportato alla memoria quest’eterno conflitto, viste le parole di Sarri su Higuain, la bocciatura pubblica di Ounas, la denuncia di non avere alternative in attacco e il sacrosanto attacco al “grigi contro gialli”. Non è una novità in casa Napoli, ricordo ancora i 22 elementi competitivi richiesti da Mazzarri dopo la prima qualificazione in Champions League o il business plan invocato da Benitez nella trasferta di Wolfsburg.
La scaramanzia è un “falso problema”, la scelta societaria di non organizzare più le conferenze stampa del pre-partita e di limitare l’attività mediatica di Sarri risponde alla volontà di De Laurentiis di far parlare il suo allenatore solo quando è strettamente necessario. La sconfitta contro la Juventus è una mazzata ma il Napoli è secondo ad un punto dall’Inter, non bisogna assolutamente commettere l’errore di deprimersi, perdere certezze, sprofondare nella sensazione di non farcela.
L’infortunio di Ghoulam ha tolto qualità, forza e incisività al piano A del Napoli, allo spartito che ha portato gli azzurri ad essere imbattuti per 26 gare consecutive in campionato, quello di Milik ha cancellato il piano B che Sarri aveva preparato durante il ritiro di Dimaro. Ci sono stati degli spezzoni con il 4-2-3-1, con quest’alternativa in corsa nelle trasferte di Kharkiv e Ferrara, in un caso gli azzurri sfiorarono la rimonta e in un altro riuscirono a portare a casa i tre punti. La Juventus ha fatto densità in zona palla, ha tolto profondità alla manovra del Napoli, ha limitato i movimenti dei tre “piccoletti” e costretto gli azzurri a realizzare i cross facile preda della fisicità dei difensori bianconeri.
Il Napoli ha avuto la migliore occasione sugli sviluppi di un calcio d’angolo con il colpo di testa di Insigne parato da Buffon e la conclusione di Albiol. Con la possibilità di cambiare abito a gara in corso, sarebbe stato più complicato per Allegri reggere fino al fischio finale con l’efficace sistema difesa e contropiede.
E’ inutile e triste il rimpianto di Higuain, bisogna pensare ad alternative di gioco anche nelle difficoltà, come spesso Sarri ha fatto. Zielinski nella posizione di Insigne sa essere incisivo, talvolta, con l’inserimento di Rog o Ounas, si può pensare a riportare Mertens a sinistra per sfruttare le sue qualità nell’uno contro uno con Callejon al centro dell’attacco. Sarri ha preso una squadra depressa dopo l’ultima stagione dell’era Benitez e l’ha portata a lottare per lo scudetto, valorizzando tanti giocatori, ma ora deve fare il salto di qualità.
Non c’è bisogno dei cloni di Callejon, Mertens, Insigne ma di varianti, profili che possano cambiare l’inerzia della partita. Che senso ha bocciare Ounas perché è anarchico? L’algerino non deve fare il mestiere di Callejon ma saltare l’uomo e realizzare la giocata, tiro o assist che sia. Non si può rischiare la crisi di nervi alla prima sconfitta in campionato, bisogna mettere le mani sul manubrio e pedalare perché tutto è ancora da scrivere. Serve unità d’intenti, anche sul calciomercato perché i rinforzi, per essere utili, devono trovare spazio, altrimenti che senso ha acquistarli? Grassi e Regini sono gli esempi da non dimenticare.
Ciro Troise
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