Una domenica di metà giugno, piena estate e caldo torrido si è infiammata con l’annuncio ufficiale della Juventus: “Welcome Sarri”. Nel mondo in cui il tam-tam impazzito, le voci gonfiate mettono sotto attacco la credibilità del giornalismo, l’ufficialità ha avuto un peso: liberare tutti da ogni dubbio su una notizia che ormai era già vecchia perché Sarri è della Juventus già da qualche settimana.
Questa storia ha varie sfaccettature, oscilla tra l’analisi del cambiamento epocale di un club che ha come slogan “vincere è l’unica cosa che conta” e che nella sua storia una sua volta ha ceduto al fascino del calcio champagne con Maifredi e fu un fallimento.
LA JUVE E’ UN PASSO AVANTI – Partiamo dall’analisi dei fatti sotto l’aspetto professionale tanto caro a Sarri, poi andremo sullo shock subito dai tifosi del Napoli. La notizia è che la Juventus è sempre un passo avanti nella lettura dei cambiamenti, nella capacità di rinnovarsi, si trova pienamente a suo agio in un calcio dove anche i simboli sono piegati ai profitti. Non è un caso che la sua missione sembra essere appropriarsi delle storie altrui: Pjanic, Higuain, Sarri e i prossimi potrebbero diventare Chiesa e Icardi. E’ una strategia di dominio, l’affermazione di un potere totalizzante che la rende schiacciante nei confini nazionali dove questa strategia è sufficiente. Sottrarre il simbolo Cr7 al Real Madrid non è bastato, l’Ajax ha inflitto una lezione che ha spinto la Juve ad accelerare su una lettura che nelle segrete stanze era già viva da tempo.
Il calcio è cambiato, un top club come la Juventus deve pensare in un’ottica internazionale, conquistare nuovi mercati, far crescere il proprio brand, abbellire l’immagine di una società antipatica anche all’estero. Seguire gli schemi mentali del “vincere è l’unica cosa che conta” come se fosse ancora il calcio di Boniperti e dell’avvocato sarebbe stato anacronistico, così si è andati sul maestro del bel gioco, sull’educatore per eccellenza nell’unire la bellezza e l’efficacia ma Pep Guardiola non poteva liberarsi dal Manchester City. E’ stato proprio lo spagnolo a suggerire il collega in cui si rivede di più, lo fece già con il Chelsea, il resto del lavoro l’ha fatto Fali Ramadani con la mediazione tra la Juventus, Sarri e il Chelsea. Non è un caso che Ramadani abbia anche il mandato di portare Federico Chiesa in bianconero. L’Italia di Mancini che riconquista il Paese avendo come punto di riferimento l’impianto di gioco del Napoli di Sarri e la scelta della Juventus “asfaltano” i conservatori dell’ideologia del risultato, le discendenze tristi del calcio all’italiana come unica filosofia possibile. Il mondo del pallone è cambiato e la “giravolta” della Juventus è la prova inconfutabile.
DALLA CANZONE DEI NOMADI AL CALCIO SENZA BANDIERE
Caro Maurizio, non parleremo solo dell’aspetto professionale. Ci sono parole di cui in tanti fanno uso improprio, progetto e professionalità dominano sotto quest’aspetto. Il Welcome Sarri sul sito ufficiale della Juventus mi ha ricordato la canzone dei Nomadi: “la dignità fatta di vuoto, l’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai con il torto”. E’ troppo comodo fare per tre/quattro anni l’allenatore-tifoso e poi pretendere che i “traditi” accettino le scelte professionali, tutto ciò è “l’ipocrisia di chi sta con la ragione e mai con il torto”.
Da tempo sostengo che la divisione in “partiti” dell’ambiente Napoli tra gli “ultras” di De Laurentiis, quelli di Sarri, Benitez, Mazzarri sia un veleno che fa male a tutti e l’annuncio ufficiale della Juventus ha rappresentato l’ultimo vaso di Pandora di queste sciocchezze. C’è chi parla di trionfo politico dichiarando apertamente di sostenere un’ideologia, poi non poteva mancare l’assalto senza precedenti a chi ha creduto nel sarrismo che non ha mai rappresentato solo un modo di giocare a calcio ma una filosofia, l’idea che con il lavoro si possano ribaltare i rapporti di forza e rovesciare il “palazzo” in cui Sarri ha deciso di entrare con l’ascensore più comodo dimenticando i tre anni d’opposizione alla Juventus sotto tutti gli aspetti: dal calendario allo scudetto perso in albergo, dal “chiedetelo a Marotta” su Politano ai retropensieri condivisi con i tifosi del Napoli. Che questa storia possa essere una lezione ai napoletani per evitare di alimentare l’opportunismo populista di “nuovi re” non c’è dubbio ma il calcio è la quarta industria del Paese perché ci sono i “creduloni”. E’ lo sport più popolare perché per gli appassionati non è solo uno sport ma una narrazione che diventa espressione di valori come senso d’appartenenza, identità, trasmette emozioni più nel significato sociale acquisito che per l’aspetto tecnico più puro. Il calo negli abbonamenti alle pay-tv e gli stadi che si svuotano sono espressione anche di un sistema “onnivoro” che sta ammazzando il diritto alla favola, l’entusiasmo trasmesso dal sogno. Non è un caso che a Milano, dove le storie di Facchetti, Zanetti, Baresi e Maldini esprimono la cultura del rispetto per i sentimenti del tifoso, e nella Torino granata, in cui Moretti passa immediatamente dal campo alla dirigenza, resista l’empatia tra squadra e pubblico. Il calcio del vento della Superlega capirà che alla lunga il tradimento alla passione popolare genera disastri? La risposta è nelle parole di Maurizio Sarri dopo Fiorentina-Napoli: “Se c’è una cosa che ci aiuta nella vita, è che tutto finisce, quindi prima o poi… È chiaro che poi vedere il campionato inglese in cui ogni anno vincono squadre diverse, le squadre che crescono vengono viste con amore. Da noi è diverso, da noi in tanti tifano per squadre che sanno che non vinceranno mai. Lo dico sempre: impoverire il sistema alla fine fa impoverire anche i ricchi”
Ciro Troise
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro