Spiegatelo voi a chi guarda in maniera superficiale che il Napoli, se dovesse chiudere la stagione al terzo posto, ha fatto un passo indietro rispetto a quella precedente, conclusa con la splendida serata contro il Frosinone al secondo posto.
Troppo facile limitarsi ai numeri, sottolineare gli “zero titoli” in un movimento calcistico che da sei anni vede il dominio assoluto della Juventus, con le briciole lasciate agli altri. Non è più il calcio delle sette sorelle ma quello di una mamma affamata, senza la pressione di avversari che non riescono a darle fastidio in maniera efficace e continua per tutto l’arco del campionato.
Nella scorsa stagione il Napoli gli ha scippato la vetta della classifica per dieci giornate ma, poi complice un mercato di riparazione nullo, è crollato e agli inizi di Aprile era già concretamente fuori dai giochi scudetto. Dopo l’estate in cui la Juventus ha annullato le contendenti acquistando Higuain e Pjanic, i punti dei bianconeri si sono ridotti (anche se con sei punti potrebbe chiudere con la stessa quota del campionato 2015-16) mentre sono aumentati quelli di Napoli e Roma.
Lo scenario sembra presentare la riduzione del gap con le avversarie e, invece, la Juventus si può permettere di portare a casa due punti in tre partite e poter programmare con una vittoria contro il Crotone o il Bologna di festeggiare lo scudetto senza alcun patema d’animo, mentre si prepara alle finali di Coppa Italia e Champions League.
Sul valore assoluto il gap è sensibilmente aumentato, qualche speranza può essere riversata sull’età in crescita dei giocatori più rappresentativi e sulla sensazione d’appagamento che può determinare l’esaltante stagione degli uomini di Allegri.
La Juventus è in vantaggio su tutto: fatturato da parametri europei, stadio di proprietà, potenzialità economiche e immagine del club che può regalare un altro mercato di grande spessore, mentre Rugani, Caldara, Mandragora, Kean ed altri giovani cercano di ritagliarsi uno spazio nei progetti del futuro. La struttura è, però, molto rodata e il cambio generazionale non è assolutamente scontato, non è facile pensare al futuro e programmare un ciclo mettendo in conto che Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini e gli altri non sono dotati di virtù eterne.
Dietro la Juventus c’è confusione, le milanesi hanno un progetto ancora poco chiaro, la Roma vive nell’incertezza costante e poi c’è il Napoli, che ha bisogno di chiarezza da parte dei protagonisti, cioè Aurelio De Laurentiis e Maurizio Sarri.
Sarri è dentro il conflitto dialettico con De Laurentiis che ha contraddistinto l’avventura di Mazzarri e Benitez. Dalla rosa competitiva richiesta da Mazzarri dopo la prima qualificazione in Champions League al business plan di Benitez nella notte di Wolfsburg e non solo, storicamente le ambizioni degli allenatori si sono scontrate con i limiti del club di De Laurentiis. La strategia di Sarri presenta delle contraddizioni perché rivela la volontà di rivedere un contratto firmato meno di un anno fa, mescolando le ambizioni personali con le preoccupazioni relative al mercato, alla costruzione dell’organico per la prossima stagione. Entrambi devono fare chiarezza, uscire da questa sensazione di essere uno prigioniero dell’altro che si scontra con l’entusiasmo del gruppo e dell’ambiente innamorato del gioco espresso dal Napoli.
Sarri parli con De Laurentiis dell’eventuale rinnovo del contratto a fine stagione, se riterrà opportuno allungare ulteriormente la sua intesa con il Napoli e trovare un accordo con il patron sull’ingaggio e sulla clausola di 8 milioni di euro inserita per l’estate 2018.
De Laurentiis difficilmente modificherà un contratto molto favorevole ai suoi interessi ma certamente Sarri non lo spingerà a rivedere le sue convinzioni attraverso le dichiarazioni pubbliche.
De Laurentiis deve decidere cosa fare del Napoli che, se vuole fare il salto di qualità, ha bisogno di alcune decisioni che vanno in controtendenza rispetto alle abitudini del club. Bisogna far crescere il fatturato attraverso il marketing e interventi strutturali, come lo stadio e la crescita del settore giovanile. Raccontare sogni irrealizzabili per Bagnoli è effimera propaganda, sarebbe più opportuno seguire e sostenere il percorso già predisposto dal Comune di Napoli per migliorare il San Paolo. Oltre ai discorsi a lungo termine, c’è però da riflettere sul breve periodo, sul Napoli della prossima annata. Se si vuole crescere, serve uno sforzo importante: non realizzare cessioni eccellenti, Koulibaly compreso, e potenziare l’organico con giocatori di spessore in alcuni ruoli: portiere, difensore centrale, esterni bassi e alti. Servono innesti mirati, funzionali e possibilmente non tutti giovani di belle speranze ma anche dei profili che sappiano fornire al gruppo maggiore esperienza e personalità nei momenti decisivi. Le milanesi non saranno ai margini a lungo, il ciclo degli uomini di Sarri è in pieno sviluppo, bisogna cogliere l’attimo se si vuole sognare in grande e non accontentarsi di finire al massimo tra le prime quattro che dalla prossima stagione avranno l’accesso diretto alla Champions League.
Ciro Troise
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