Il Calcio Napoli non paga, il Comune lo diffida. Palazzo San Giacomo ha “messo in mora” la società di De Laurentiis. Il motivo? Il club non ha ancora versato i canoni di concessione dello stadio San Paolo per l’anno scorso. Si riapre lo scontro sull’impianto di Fuorigrotta.
Il Napoli non onora parte del fitto per il campo di proprietà del Comune: una somma di 644 mila euro. E gli uffici di piazza Municipio ricorrono alle carte bollate. “Si precisa – si legge in una nota interna del 6 giugno – che il servizio gestione grandi impianti sportivi ha notificato alla Società Sportiva Calcio Napoli diffida al pagamento e contestuale messa in mora per un importo complessivo pari a 644.593,83 (Iva inclusa) per i canoni concessori per il periodo 1 settembre 2014 a tutto il 30 settembre 2015, comprensivo di relativo canone pubblicità stesso periodo”.
Dalla società sportiva fanno sapere di non aver ricevuto tale comunicazione dal Comune. Nella stessa nota si dà conto che il Napoli ha “regolarmente pagato i canoni relativi al periodo marzo-agosto 2014”, ma si apprende che il periodo successivo, cioè settembre 2014-settembre 2015, non è l’unico ancora scoperto. Perché si legge – “si resta in attesa della nuova convenzione approvata dal consiglio comunale”, per cui restano anche da pagare i canoni dall’1 ottobre 2015 al giugno 2016. Per quest’ultimo periodo è entrata in vigore il nuovo accordo tra Comune e club, che prevede un aumento del 20 per cento con altre spese a carico del Napoli. Per la nuova convenzione, approvata dal consiglio comunale, ci vuole un ultimo passaggio in giunta comunale.
Ma De Laurentiis la firmerà? Pare che il Napoli si sia fatto avanti in Comune per eseguire parte dei lavori allo stadio: bagni e area accoglienza per la Champions. Somme che la società potrebbe voler “compensare” con i canoni ora arretrati. Intanto il Comune ha già chiesto il mutuo
da 25 milioni per ristrutturare lo stadio. Attacca Gennaro Esposito, ex presidente della commissione Sport: “Solo con l’intervento della Corte dei conti, il Comune ha incassato i 6 milioni di canoni antecedenti al 2014. Adesso ci risiamo poiché l’ente non è in grado di far rispettare gli obblighi contrattuali alla società. Spero che nel rinnovato consiglio comunale ci sarà qualcuno che svolga questa importante funzione di controllo e indirizzo”.
Fonte: Repubblica
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