La reazione istintiva, umana è scaricare la rabbia sui calciatori, ergerli ad autori della disfatta Napoli, trasformarli in pochi mesi da eroi a destinatari di insulti. La contestazione dei tifosi è legittima, comprensibile, civile ma fare analisi inseguendo questo clima rischia di essere deleterio, di perdersi nelle reazioni di pancia e non andare a fondo nei problemi. La domanda da porsi è cosa serve ora per dare sollievo al Napoli? Salvare il salvabile nelle ultime cinque partite, cercando di portare a casa l’accesso alle coppe europee e programmando la rifondazione. Il Napoli deve scegliere cosa vuole essere, definire il proprio progetto tecnico da portare avanti con il direttore sportivo Manna e fare il contrario rispetto ad un anno fa: anticipare i tempi.
Portare a casa l’accesso alle coppe europee significa garantirsi prestigio, attrae calciatori e garantisce punti nel ranking che vale per il Mondiale per Club del 2029.
La confusione non aiuta, non hanno dato supporto le scorribande di De Laurentiis negli spogliatoi all’intervallo, il consueto “balletto” del ritiro prima invocato e poi scartato per motivi logistici e l’opposizione degli staff e della squadra. Tocca alla squadra salvare il salvabile, porre le condizioni in collaborazione con Calzona per avere un differente approccio alle partite.
Ci sono due dati molto significativi: il Napoli è la squadra di serie A che ha segnato meno nel primo quarto d’ora e che ha portato a casa più punti da situazioni di svantaggio (19), quindi in rimonta. Niente si può risolvere dopo mesi di disastri: scelte sbagliate nel cambio dell’area tecnica dopo l’addio di Giuntoli, dei tre allenatori, la preparazione atletica che rappresenta la base del disastro, decisioni sul mercato completamente fallite sia in estate che in inverno. Si può solo cercare di ridurre i danni, imparare la lezione e programmare la trasformazione del Napoli in campo e fuori.
Tra Conte, Pioli e Gasperini verrà fuori l’allenatore per la prossima stagione, Italiano è più defilato e vede nel Bologna l’opzione più concreta, se Thiago Motta andrà alla Juventus. Conte nicchia, prende tempo, segue l’evoluzione della panchina del Manchester United, in questo momento Pioli è in pole position mentre l’ipotesi Gasperini potrebbe diventare concreta solo se l’Atalanta dovesse vincere un trofeo e, quindi, magari chiudere così un ciclo.
Qualsiasi scelta faccia il Napoli, deve tenere d’occhio la coerenza nella pianificazione dell’organico. Se dovesse arrivare Conte, serve una rivoluzione totale nelle metodologie di lavoro, nella gestione dei rapporti, nella costruzione di un organico in cui aumentare il tasso di fisicità, con l’inserimento di giocatori di gamba che sappiano coprire tutto il campo.
Con Gasperini anche ci sarebbe da progettare una nuova idea di calcio per il Napoli. In campo la rivoluzione sarebbe ampia, fuori un po’ meno perché Gasp si sposerebbe con l’idea di scoprire giovani da valorizzare. Pioli piace per la capacità di gestire le pressioni, le idee tattiche che potrebbero costruire una “rivoluzione dolce” e poiché ha già lavorato alla ricostruzione del Milan quando arrivò sulla panchina rossonera. Il Milan era reduce dal 5-0 a Bergamo, l’ha rimesso in piedi rendendo le coppe europee nuovamente un’abitudine e riportando i rossoneri a vincere lo scudetto prima e a qualificarsi poi in semifinale di Champions League. De Laurentiis pensi al centro sportivo e al nuovo stadio, scelga un allenatore di cui si fida, che abbia la piena libertà di lavorare in collaborazione con Manna. Al di là dell’allenatore che verrà scelto, il Napoli a partire dalle ultime cinque gare vada avanti senza isterismi e confusione, salvando il salvabile in quest’annata orribile e programmando il futuro.
Ciro Troise
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