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Una domanda dall’Olimpico: a Napoli quanto tempo ancora senza tifo?

Quando arriva un pareggio, spesso si fa la domanda: è un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Quello di Roma è mezzo pieno perché il Napoli era in una trappola e ne è uscito non vincitore ma indenne.

Non era la Roma vista contro il Sassuolo o a Verona, con una fase difensiva superficiale, costantemente proiettata a ripartire spesso perdendo equilibrio e distanze. Mourinho ha ottenuto la reazione nervosa dopo la disfatta norvegese e ha preparato una partita da “Special One” sui punti di forza del Napoli.

I giallorossi hanno temuto tanto Osimhen, quando perdevano palla non andavano a pressare il palleggio degli azzurri ma si ricompattavano applicando benissimo la tattica del fuorigioco (sei a zero il conto finale).

Il Napoli ha ancora margini di miglioramento

Il Napoli ha ancora margini di miglioramento, si aggrappa al suo splendido asse africano con Koulibaly-Anguissa-Osimhen mentre nella batteria degli uomini offensivi si può far meglio. Zielinski è l’unico che nell’era Spalletti non è migliorato, anzi è regredito, ha perso un po’ di smalto con l’infortunio patito alla prima giornata contro il Venezia ma il problema è mentale. Piotr si era probabilmente innamorato del lavoro fatto con Gattuso quando giocava da sotto punta alle spalle di Osimhen, è tornato a fare l’opera di lotta e governo come mezzala, in cui magari non riesce ad essere propositivo negli ultimi trenta metri come nella scorsa stagione. Questa differenza lo spinge nel tunnel di un disagio, spezzato da pochi spunti di grande livello.

Lozano può essere complessivamente più incisivo, avere maggiore continuità di rendimento, Insigne, tra rigori sbagliati e il solito lavoro su tutta la fascia che non manca mai, è andato a corrente alternata finora, Mertens è rientrato da poco e appare sicuramente strano notare che alla dodicesima gara ufficiale non abbia ancora segnato.

Essere primi in classifica con 25 punti in nove partite, avendo corretto la rotta anche in Europa League, e avere così tanti margini di miglioramento è un’iniezione di fiducia ed entusiasmo per il futuro.

La priorità è riportare il tifo organizzato al Maradona: quanto tempo serve ancora?

 

Un aspetto tutto da migliorare, anzi da ribaltare è l’atmosfera dello stadio Maradona, un luogo senza anima e calore, essendo l’unico impianto d’Europa in cui manca il tifo organizzato per il modo chirurgico in cui viene applicato il regolamento d’uso. Fabian Ruiz, Koulibaly e Spalletti hanno parlato del peso dell’Olimpico, della capacità di trascinare la Roma, dell’inferno che a tratti si è creato.

Ovunque si è tornato alla normalità, a Napoli non ancora ma per le misure anti Covid. Per quanto tempo ancora bisogna rinunciare al tifo, alla spinta delle curve? Le parole di Spalletti e dell’assessore Cosenza generano un vento nuovo, l’auspicio è che le parti raggiungano quanto prima la mediazione per riportare i gruppi organizzati allo stadio.

Il campionato non ha padroni, il Napoli ha sette punti di vantaggio sull’Inter, nove sulla Roma, dieci sulla Juventus e sull’Atalanta, undici sulla Lazio. È un capitale prezioso da non disperdere, prima della sosta gli azzurri affrontano il Bologna, la Salernitana e il Verona mentre il Milan per esempio deve giocare contro Torino, Roma in trasferta e poi il derby.

Serve che tutti sentano la responsabilità di un’annata storica, con grandi margini di soddisfazioni. Non soltanto l’allenatore o i calciatori, anche (anzi soprattutto) il presidente e i tifosi. È un’annata emotivamente esaltante, non sprechiamola.

 

Ciro Troise

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