La Lega Serie A considera il 14 giugno l’ultima data utile per far ripartire il campionato e i club vogliono 4 settimane per rimettere in condizione i calciatori. Questo il pensiero di fonti della Lega, dopo il consiglio informale di oggi in cui è emersa delusione per il dpcm in cui non sono previste le date di ripartenza del calcio. Le stesse fonti sottolineano che al governo erano state chieste due date, quella per la ripartenza degli allenamenti e quella per il campionato, e che è stato disatteso un accordo politico raggiunto nei giorni scorsi. Fra i dirigenti dei club circola stupore anche per l’intervento odierno del ministro dello sport, Vincenzo Spadafora. E c’è il forte timore, in pratica la convinzione, che non arrivi l’ultima rata dei pagamenti delle pay-tv, prevista per il primo maggio. In quel caso verrà dato mandato ai legali di recuperare le somme. Lo scontro ormai è ai massimi livelli, anche con il governo. I club sono infuriati con Spadafora che continua a sostenere che la “ripresa della A non è certa”. Ma non dichiara la stagione chiusa, lasciando questa responsabilità alla Figc. Se il campionato non parte entro il 14 giugno, non c’è più la possibilità di chiuderlo ai primi di agosto come vuole l’Uefa. “La data della ripartenza del campionato è stata espressamente esclusa dalla discussione intercorsa nella riunione con Figc, Leghe e tutte le componenti del mondo calcistico tenuta la settimana scorsa. Su questo il ministro si aspetta il chiarimento del presidente della Figc Gravina”: fonti del ministero dello sport puntualizzano che ”nessun accordo sul riavvio della Serie A è stato raggiunto nei giorni scorsi”. “Il protocollo presentato e oggetto di approfondimento in questi giorni infatti riguarda esclusivamente la ripresa degli allenamenti. Nessun impegno è stato assunto dal governo per un arco temporale così lungo, non potendo fare previsioni su decisioni che possono essere valutate – conclude la fonte del ministero dello sport – solo osservando l’andamento della curva dei contagi e sulle indicazioni che il comitato tecnico scientifico potrà dare”.
Ma oltre a quelli che sono venuti allo scoperto (Torino, Brescia, Sampdoria), ci sono altri club, anche importanti, che preferiscono chiudere qui questa stagione maledetta e non hanno alcuna intenzione di tornare in campo. Non lo dicono ufficialmente, non si espongono, almeno per ora. Ma preferirebbero pensare a settembre, non a tornare in campo chissà quando e chissà come questa estate. Per questo, il compito di Gravina, Dal Pino e De Siervo si fa sempre più delicato: loro, non c’è ombra di dubbio, sono per la ripartenza. Un atteggiamento responsabile, non hanno interessi personali. Ma i tempi si fanno sempre più stretti: riprendere ad allearsi in gruppo il 18 maggio (ieri sera Spadafora ha gelato tutti…), tornare in campo il 13 giugno e chiudere a fine luglio. Questo il progetto. Ma è ancora possibile? Sempre più complesso, i dubbi crescono anziché svanire. Ci sono molti club di serie A he contestano il nuovo dpcm del goveno: “Perché la Pellegrini si può allenare da sola in piscina e un calciatore non può farlo, da solo, nel suo ritiro? Non può certo andare a correre in un parco pubblico”.
Al momento solo Igli Tare della Lazio, bracio destro di Lotito, è uscito allo scoperto contro Spadafora (“non vuole aiutare il cacio, siamo stati discriminati”). Altri la pensano come lui, e temono che il governo sposti sempre più in là l’asticella, sino a quando la stagione dovrà essere annullata (ma da chi? Chi si piglia la responsabilità di farlo? ). I club sperano che il governo ci possa ripensare e riaprire i ritiri già dal 4 maggio? Molti giocatori sono fermi dal 9 marzo, dovebbero rifare la preparazione daccapo. Il capo degli arbitri, Marcello Nicchi, non è tanto ottimista: “Ci sono 50 possibilità su cento di ripartire” ha detto nella trasmissione di Emilio Mancuso, “La politica nel pallone” su Gr Parlamento. “I miei ragazzi sono pronti, se serve. Le mascherine agli arbitri? Non credo proprio sia fattibile, con quel caldo”. Il ministro ha bocciato il protocollo studiato dalla commissione medica della Figc: il comitato tecnico scientifico (Cts) lo ha ritenuto “insufficiente”: ora il professor Zeppilli e i suoi dovranno metterci di nuovo mano, hanno tempo sino al 18 maggio. Ma già i medici dei club (17 su 20) avevano mandato una serie di domande, considerazioni, critiche, come da noi rivelato sabato scorso, alle quali era stata data solo una risposta parziale, di sicuro non esaudiente. Tutto da rifare, insomma. Ma Gravina, con buon senso, ha assicurato totale disponibilità. Certi dubbi però sarà difficile cancellarli: alcuni club sono contrari al “ritiro chiuso”, fra questi anche l’Inter (Antonio Conte non ne vuole sapere). Ma come si fa a mandare a casa ogni giorno calciatori, allenatori, massaggatori, cuochi? L’ideale sarebbe tenerli blindati un mese a Trigoria o ad Appiano Gentile: ma sarebbe possibile? E poi chi si prende la responsabilità penale in caso di un giocatore positivo? Lo si mette in quarantena di nascosto? Non tutti i positivi, negli ultimi tempi, sono venuti a galla. Qualche club ha preferito gestire il caso in silenzio. Resta ancora in sospeso inoltre il problema dei contratti in scadenza il 30 giugno? Che fare?
E poi, fra i club perplessi, o contrari alla ripartenza, ci sono anche quelli che temono di essere coinvolti nella zona retrocessione (per chiudere la stagione mancano, anzi mancherebbero…, 124 partite, non poche). Altri, che non hanno ambizioni e nemmeno rischi, preferirebbero risparmiare quattro mesi di stipendi dei loro giocatori. Ci sono gli irriducibili cone Lotito, è vero, che tornerebbero in campo anche domattina se potessero: in una intervista a Repubblica oggi il patron della Lazio ha proposto uno spareggio-scudetto con la Juve, e tanti saluti a Inter e Atalanta, terza e quarta. Ma Lotito è contrario a qualsiasi ipotesi di playoff. Non è l’unico: chi è in testa alla classifica, e sa che comunque andrà in Champions, può buttare all’aria una stagione, rischiando di finire in Europa League? Insomma, playoff e playout al momento non raccolgono grandi consensi in Lega: sono caldeggiati soprattutto da Gravina. Solo se fosse il governo a dichiarare chiusa questa stagione (ma lo farebbe?), non si rischierebbero (forse) una serie infinita di cause. La prima, comunque, sta per arrivare: all’inizio di maggio (vedi Spy Calcio del 26 aprile) le tv (Sky, Dazn e Img) non pagheranno l’ultimo bimestre dei diritti tv, 220 milioni, e la Lega di serie A si rivolgerà al tribunale civile di Milano (ora chiuso) per una ingiunzione di pagamento. Il primo scontro. Il secondo sarà sullo sconto chiesto dalle tv per la prossima stagione. Senza quei 220 milioni qualche club rischia di non iscriversi alla prossima annata: serie A a 18 o, coe suggerisce qualcuno, 22 (ma Gravina, giustamente, si oppone a qualsiasi allargamento). La Lega di A potrebbe intavolare una trattativa con le emittenti: in caso del pagamento dell’ultima rata, i club sarebbero disponibili a fare uno sconto (intorno ai 100-150 milioni) per la prossima. Si vedrà. Monza, Frosinone e Foggia intanto hanno già consultato i loro avvocati, altre lo stanno facendo. Il 4 maggio assemblea della Lega di C: impossibile continuare in queste condizioni, Ghirelli conosce bene il suo mondo. Anche la Lega Dilettanti sta per chiudere (i club dell’Area Nord hanno fatto sapere a Cosimo Sibilia che loro non scenderanno più in campo). Meglio pensare alla prossima stagione, e anche a settembre non mancheranno i problemi e molti club che getteranno la spugna. Intanto, ieri sera il Coni ha consegnato a Spadafora una certificazione-validata dal Politecnico di Torino- dei coefficienti di rischio delle attività sportive relativo a 387 discipline (compreso il calcio che ne ha sei). Domani. Martedì, Giunta Coni. Mercoledì riunione, in call conference fra Malagò e le Federazioni sportive. L’8 maggio consiglio federale della Figc, forse decisivo per fare certe scelte. Fra Malagò e Spadafora ci sono ottimi rapporti, fra Spadafora e la Lega di A ci sono pessimi rapporti, fra Spadafora e Gravina ci sono ottimi rapporti, fra Malagò e Gravina ci sono pessimi rapporti. Ma dove vogliamo andare?
Sibilia a Ghirelli: “Pronto ad un confronto in ambito federale”
“Ringrazio il presidente Ghirelli per la sua disponibilità e per lo spirito di collaborazione. Il nostro orientamento rimane sempre quello di confrontarci nell’ambito del sistema federale per attuare tutte le necessarie misure per il bene del calcio italiano, nella sua interezza, e a sostegno del movimento dilettantistico”, così il presidente della Lega Nazionale Dilettanti e vicario della Figc Cosimo Sibilia risponde al n.1 della Lega Pro. “Fermo restando il principio che le nostre società saranno sempre tutelate dalla LND, anche e soprattutto in ordine alle modalità di conclusione dei campionati e all’assegnazione dei titoli – ha aggiunto Sibilia – Con criteri di trasparenza e senza alcuna discriminazione, così come ha richiamato la Uefa nelle linee guida inviate alle Federazioni nazionali”. Il prossimo consiglio federale della Figc è stato fissato per l’8 maggio, l’occasione per chiarire molte cose.
Casasco a Gravina: “Fmsi sempre a disposizione”
“Da sempre la Federazione Medico Sportiva Italiana (Fmsi) è a disposizione del Coni, della Figc, come di tutte le altre Federazioni, Discipline Sportive ed Enti di Promozione Sportiva per la parte medica. Accogliamo con piacere le dichiarazioni del Presidente Gravina”. Così il presidente della Fmsi, Maurizio Casasco, in una nota risponde al numero uno della Figc, Gabriele Gravina. “Entreremo nel merito con lo spirito costruttivo che ha sempre contraddistinto la storia della Fmsi da oltre 90 anni”, ha aggiunto Casasco.
Cozzoli: “Oggi i primi 7300 bonifici del bonus per i collaboratori sportivi”
Al via il pagamento del bonus per i collaboratori sportivi. ”Oggi eroghiamo i primi 7300 bonifici a allenatori, istruttori e personale delle società, l’ossatura dello sport di base. E come ha detto ieri a ‘Che tempo che fà il ministro Vincenzo Spadafora già questa settimana saremo in grado di approvare almeno altre 20 mila domande”. Così il presidente di Sport e Salute Vito Cozzoli commenta il via al versamento del bonus di 600 euro previsto dal decreto Cura Italia per chi lavora nel mondo dello sport di tutti, dopo le chiusure a causa dell’emergenza Coronavirus. La scadenza di questa prima tranche di pagamenti è a 30 giorni dalla presentazione delle domande, ma come ha annunciato il ministro Spadafora, l’assegno sarà confermato anche per aprile. ”Per sport e salute -sottolinea Cozzoli- è la prima esperienza di un’erogazione diretta a persone fisiche. Con i dati acquisiti finora, la prossima volta la procedura sarà molto semplificata e i pagamenti ancora più rapidi’”.
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