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Repubblica – I medici di 17 club di Serie A sono contrari alla ripresa: ecco tutte le motivazioni

Ecco tutti i dettagli

I medici sportivi di 17 club su 20 della serie A hanno mandato una lettera di venti pagine alla commissione tecnico-scientifica della Figc guidata dal professor Paolo Zeppilli e di cui fa parte anche Walter Ricciardi. Le società che hanno scritto sono Atalanta, Bologna, Cagliari, Brescia, Fiorentina (oltre due pagine), Inter, Lecce, Milan, Napoli, Parma, Roma, Sampdoria, Sassuolo, Spal, Torino, Udinese e Verona. Mancano Juventus, Lazio e Genoa. Sono tantissime le richieste di chiarimenti e di contestazioni al protocollo da parte dei 17 club. C’è soprattutto forte preoccupazione per le eventuali conseguenze legali in caso salti fuori durante gli allenamenti un giocatore positivo.

Si fa notare anche che la situazione soprattutto al Nord è ancora molto critica. “Nel caso in cui un membro del gruppo squadra risultasse positivo non è chiaro se le attività di squadra possono riprendere regolarmente per gli atleti che risultassero negativi agli accertamenti previsti”: questo un quesito che sta molto a cuore a medici sportivi. Ci sono problemi alla ripresa degli allenamenti dopo uno stop così lungo, difficoltà nel rispettare il distanziamento (“difficile, se non impossibile”), difficoltà con la sanifizazione dei locali del ritiro, compresi i ristoranti. Poi è stata fatta notare la “criticità tamponi” (“è molto complicato richiederli ad un qualsiasi laboratorio”). La Sampdoria scrive. “No deciso alla ripresa il 4 maggio”. La Roma si chiede: “Come gestiamo la positività di un giocatore alla vigilia di una partita? Partita rinviata, di quanto? Il ririto permantente è legalmente possibile?”. Il Parma si chiede: “Abbiamo qualcuno over 65 (non giocatori, ovviamente, ndr…), che dobbiamo fare?”. Il Napoli vuole chiarire “bene l’aspetto medico-legale delle responsabilità”. La stessa domanda si fa il Milan che ha perplessità anche sul “ritiro chiuso” (“una volta ci fosse un positivo, possibilità di contagiare tutti come in Rsa, la data del 4 maggio è troppo precoce”).

Il Lecce non sa dove trovare i tamponi (per la verità lo stesso problema lo hanno milioni di italiani). Così il Bologna, “il punto cardine è il reperimento dei tamponi, non pensiamo quindi ad una data di ripresa della attività prima di 15 giorni”. Lo stesso il Brescia di Cellino che non ne vuole sapere di tornare ad allenarsi: “Riteniamo il protocollo non sufficiente a tutelare la salute di staff e giocatori…”. La Fiorentina tra l’altro è preoccupata per eventuali problemi di natura assicurativa e fa notare come sarà estremamente complicato quando si dovranno giocare le partite (“spostamenti, trasferte, hotel, eccetera”) anche se questo è un passo successivo. Il Cagliari fa notare, ad esempio, che “i magazzinieri non sono di competenza del medico sociale”. Il Sassuolo ritiene che il “ritiro permanente sia ingiustificato”. Per la Spal “il distanziamento sociale appare difficile se non impossibile”. Molte le richieste, e i dubbi, dei sanitari dell’Inter, impegnata anche in Europa. Insomma, il protocollo così com’è non funziona, non può funzionare.

Ci sono troppe lacune, è difficilmente applicabile. E il 4 maggio ormai è vicino, quando potrebbero riprendere gli allenamenti individuali: molti stranieri non sno ancora tornati (fra questi, Ronaldo), i test medici dovrebbero iniziare la prossima settimana, e per tutta la popolazione che andrà in ritiro, dai calciatori ai cuochi. La commissione Figc non ha avuto vita facile, a questo punto è necessario che si riunisca e chiarisca tutti i dubbi altrimenti gli allenamenti non potranno di sicuro riprendere. Tavana, medico del Torino di Cairo, si è dimesso perchè non è stato consultato. De Siervo e Lotito hanno litigato in Lega sul nome da scegliere per sostituire Tavana. Il punto di riferimento di Spadafora e del Coni è la Fmsi, federazione medici sportivi: Malagò ha elogiato il lavoro di Maurizio Casasco e Fabio Pigozzi.

Anche oggi gli specialisti della Fmsi stavano studiando un protocollo medico generale, per tutti gli sport. Per adesso, siamo alla fase 1, la ripresa degli allenamenti. C’è ancora una forte incognita sul ritorno in campo: la responsabilità dovrà prenderla il premier Conte. La Fmsi si occupa degli sportivi, di quali misure mettere in atto per loro: ma cosa fare per i tecnici tv, gli stewards, gli inservienti, i giardinieri, i vigili del fuoco? Chi li controlla?In una partita a porte chiuse entrano almeno 300 persone, 3000 ogni turni di campionato. E’ una questione estremamente delicata. Che va risolta. Intanto, sia oggi che domani il presidente del Coni Giovanni Malagò, con il suo staff, è al lavoro a Palazzo H: c’è da mettere a punto, con il parere del Politenico di Torino, il documento con tutti gli incidi di rischio di tutte le discipline sportive, che sono centinaia. Hanno contribuito anche le Federazioni sportive rispondendo ad un questionario. Il documento lunedì sarà consegnato a Spadafora. Sport e rischio zero non esistono, ma ce ne sono alcuni che dovranno ancora attendere prima di riaprire.

 

A riportarlo è Repubblica.it

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