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Renzi: “Onoriamo Ciro Esposito e cambiamo il calcio, che coraggio Antonella!”

Appello del premier ai dirigenti: "Serve un'azione forte per restituire gli impianti alle famiglie"

«È il momento di prendere una iniziativa forte per restituire il calcio alle famiglie e agli appassionati». All’indomani della condanna a ventisei anni dell’ultras giallorosso Daniele De Santis per la morte di Ciro Esposito, Matteo Renzi scende in campo per cambiare volto al mondo del calcio, loda la mamma del giovane ultras partenopeo Antonella Leardi, definita «una donna coraggiosa», e sferza i vertici del mondo del pallone da troppo tempo inerti di fronte a ripetuti episodi di violenza come quello che sabato scorso ha visto finire in sangue e coltelli la festa dell’Olimpico di Roma tra Milan e Juventus nel match di Coppa Italia. L’appello lanciato dal premier nella consueta e-news non è però una generica invettiva contro le violenze negli stadi, ma un vero e proprio monito ai «dirigenti del calcio italiano» invitati a mettere sul tavolo un’iniziativa forte per cambiare verso anche al pallone nostrano, insudiciato dall’ennesima rete di scandali e illeciti alla vigilia degli Europei. Nel suo Pensierino della sera il premier annuncia che «il governo è pronto a fare la sua parte, ma questa sfida deve vedere in prima linea innanzitutto le società, la Federazione, il mondo degli addetti ai lavori e la parte migliore delle tifoserie organizzate».Il combinato disposto delle coltellate in salsa capitolina, e della condanna di De Santis in quella stessa Roma dove a distanza di due anni è tornata a divampare la follia teppista, hanno indotto Matteo Renzi a spronare i vertici del calcio al colpo di reni. «Nella finale di Coppa Italia di quest’anno – scrive il premier – ventiquattro mesi dopo la tragica fine di Ciro, si sono registrati di nuovo incidenti: senza vittime, fortunatamente. Ma è comunque inaccettabile». Al centro della riforma lanciata dal premier, non ci sono per ora linee guida precise, ma una figura di riferimento come quella di mamma Antonella. Le sue parole, annota Renzi, sono parole di una donna coraggiosa: Ho perdonato l’assassino di mio figlio. Ma la sentenza è giusta e importante perché è un segnale contro tutti quelli che commettono violenza negli stadi». «Perdonare l’assassino del figlio – commenta il premier – è una scelta intima e personale, sulla quale nessuno può permettersi di aprire bocca: anche semplicemente una parola di ammirazione suonerebbe sguaiata». Le parole della madre di Ciro, riflette il premier, «segnano i cuori, certo. Ma devono anche lasciare un segno concreto in chi guida il mondo del pallone. Il governo è pronto a dare una mano in tutte le direzioni, ma la Federazione e tutte le società – alcune già lo hanno compreso benissimo e sono dei modelli nella giusta direzione – devono prendere atto che non è più tempo di rinviare le decisioni. Morire giovani è sempre un controsenso. Farlo per una partita di calcio è semplicemente un’assurdità». A due anni di distanza dal colpo di pistola che rimbombò nella notte dell’Olimpico e spense la vita del giovane tifoso, il ricordo del presidente del Consiglio è ancora vivido. Il giorno che fu ucciso, racconta sulla e-news, «ero andato anche io, con la mia famiglia, con i miei figli…e pensare che una mamma non possa più riabbracciare suo figlio solo perché quel ragazzo andava allo stadio strappa l’anima e toglie il respiro». Dopo il momento del cordoglio, scatta il richiamo alla «responsabilità di tutti e di ciascuno su come viene concepito il calcio in Italia». Nonostante il fatalismo di chi parla di un calcio irriformabile e sempre uguale a se stesso, il premier fa notare che «altri Paesi, a cominciare dagli inglesi, hanno rivoluzionato il football dagli stadi all’ordine pubblico: e oggi andare a vedere una partita è uno spettacolo, gli stadi sono vivi e pieni di vita, la partita è un’esperienza divertente e serena». Non è una coincidenza in fondo se la serie A è oggi il torneo che presenta gli stadi più vuoti d’Europa. È ora di vincere l’unica sfida che tutti gli appassionati di calcio non possono permettersi di perdere.

 

Fonte: Il Mattino

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