Lunga e meravigliosa intervista rilasciata da Pepe Reina all’edizione odierna del Corriere dello Sport: “Sono stati meravigliosi dal punto di vista sportivo e umano. Ho conosciuto gente incantevole e siamo stati capaci, come squadra, di andare vicino a un sogno. Lo avremmo voluto vivere assieme, perché s’è creato un sentimento, tra noi e il pubblico, che avrebbe meritato la più indimenticabile delle conclusioni”.
Scudetto ad un passo…“Sarebbe più giusto dire che la Juventus lo ha vinto la sera prima a Milano. Sono stati più bravi di noi, non solo in campo. Rappresentano una società potente. Forse in Italia soltanto il Milan e l’Inter hanno questa forza”.
Ripensandoci, vi è mancato qualcosa?
“Il destino, in quel week-end, ha deciso per noi. A volte mi viene da pensare e mi dico: magari non eravamo abituati a vincere, dunque è venuta meno quella abitudine di prenderci partite sporche. Poi rifletto e mi accorgo che o nove o dieci volte siamo andati in svantaggio e le abbiamo ribaltate. Non c’è una ragione, né me la sono fatta. Ma sono orgoglioso”.
L’uomo che ha sedotto il San Paolo, la personalità più netta nel dopo-Maradona, cosa lascia e cosa porta con sé?
“Il ricordo di un quadriennio in cui io e la mia famiglia ci siamo innamorati della città, delle sue bellezze, della generosità della sua gente. Io sono vero, non faccio scene, non so fingere: mi hanno toccato al cuore, da subito. E Napoli non si libererà di me facilmente….”.
Già quando era a Monaco tornava spesso.
“E qua sto più vicino, mi sarà più facile. Mi vedrete in giro”.
Scelga il giorno più bello, se ce n’è uno.
“Tutte le mattine che mi svegliavo con l’odore del caffè. E poi: la bolgia del San Paolo; la prima in Champions contro il Borussia Dortmund; la semifinale di Coppa Italia con la Roma, quando c’era anche Diego in tribuna; e la finale all’Olimpico contro la Fiorentina”.
Era inevitabile staccarsi, però.
“Posso capire un club che, con un portiere di 36 anni in scadenza di contratto, faccia la scelta di rinnovare. È una filosofia aziendale che va rispettata. Poi è anche vero che i miei rapporti con la proprietà non erano più idilliaci…”
Il secondo, ovviamente, è Maurizio Sarri.
“Con lui siamo andati oltre il calcio: ci ha messo la faccia per me e gli dovrò gratitudine. È stato paterno negli atteggiamenti, gli voglio bene e gli auguro tutte le fortune che merita un uomo del genere”.
Il Milan per chiudere la carriera.
“Ho avvertito stima e penso che prepararsi al congedo in uno dei club più titolati al Mondo sia una gratificazione assoluta per me. Il passato è lì che parla e io posso e devo solo contribuire a fare in modo che si tornino a vivere certe notti europee”.
E quando uscirà il calendario, non è retorico dirlo, penserà soprattutto ad una sfida.
“Quella della partita di Napoli sarà la data che aspetteremo con ansia io e tutti i miei familiari. Non so come la vivrò, so che mi emozionerò, come domenica scorsa, come ogni volta che ho messo piede in quello stadio. Non smetterò di dire grazie”.
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