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Raspadori: “Sogno di restare a lungo a Napoli. Il numero 81? 081 è prefisso di Napoli. Spero di regalare tante gioie ai napoletani”

Ha segnato il gol scudetto contro la Juve e nonostante qualche difficoltà Giacomo Raspadori è entrato nel cuore dei tifosi. L’attaccante del Napoli ha rilasciato una bella intervista ai microfoni di The Pitch Interview ed ha rilasciato interessanti dichiarazioni:

 “La scelta del numero? Il mio numero è il 18, è un numero che è legato alla mia data di nascita quindi ho avuto la possibilità e la fortuna di sceglierlo da subito: è per me un numero importante, da quando sono a Napoli ho invertito l’uno con l’8 che chiaramente fa 81, 081 prefisso di Napoli, e quindi pensavo fosse una cosa una cosa carina, comunque anche divertente da fare. Poi ultimamente in nazionale ho avuto la fortuna di poter indossare la maglia numero 10: per chi è italiano, per chi ama giocare a calcio, un sogno poterlo fare vestendo un numero così importante, sicuramente un grande motivo d’orgoglio, ti spinge a dare il massimo”.

Il calciatore ha proseguito: “Azzurro? Sicuramente è un colore che è entrato a far parte in maniera forte della mia vita, sicuramente un colore importantissimo che spero di poter vestire sia a Napoli, che in azzurro con la maglia della nazionale, il più a lungo possibile, e spero di poter regalare tante gioie ai tifosi sia napoletani che della nazionale.

Idolo? Kun Aguero: per me è un calciatore in cui mi sono sempre cercato di rivedere, ho cercato di imitarlo in in alcune cose, penso anche un pò di assomigliargli, al di là degli aspetti fisici, anche su quelli che possono essere gli aspetti tecnici. È sempre stato per me un punto di riferimento. Ma oltre a lui ci sono stati anche altri due-tre giocatori che ci tengo a sottolineare: Di Natale, Tevez e Rooney”.

Raspadori ha rivelato di non apprezzare i tatuaggi e che sicuramente non li farà. Il calciatore ha concluso: “Gli studi? E’ un altro lato della mia vita: sto continuando a studiare, è una cosa che mi è stata fortunatamente trasmessa dalla dalla mia famiglia, e in tutto il mio percorso a partire dalle giovanili fino ad oggi ho sempre cercato di conciliare entrambe le cose. Un po’ l’idea generale è quella che o si fa uno o si fa l’altro, che non possono andare di pari passo: io invece ho anche nella mia testa, come obiettivo, quello di cambiare un po’ questo pensiero, e spero di riuscirlo a fare perché credo che lo sport possa dare qualcosa in più allo studio, e viceversa lo studio possa essere un vantaggio, un qualcosa in più, per lo sport”.

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